Due giorni di incontri per l’importante convegno ecclesiale a Mompileri, che hanno approfondito il tema “Battezzati e inviati, la chiesa di Cristo in missione nel mondo”,  fortemente voluto da Papa Francesco, che ha indetto l’ottobre missionario  straordinario.

Alla presenza dell’Arcivescovo Mons.Salvatore Gristina che ha introdotto e seguito il convegno, Don Mario Antonelli vicario episcopale per l’educazione e la celebrazione della fede nell’Arcidiocesi di Milano, ha fatto gli approfondimenti durante la prima giornata di incontri.   «La missione è la conseguenza dell’amore – ha sottolineato – , la conseguenza sponsale di una chiesa innamorata».

In un affollato santuario ha ricordato, citando le scritture, «Dopo aver cantato l’inno, Gesù e i suoi discepoli, uscirono verso il monte degli ulivi. Chi esce dal cenacolo dopo essersi cibato di Cristo può cantare l’inno anche se diretto verso l’orto degli ulivi, orto dell’angoscia, della solitudine e della passione anticipata. Anche noi andiamo verso il nostro orto degli ulivi, che si trova nelle nostre periferie, per far conoscere Cristo».

È stato invece Don Marco Bennati, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale missionaria di Catania a fornire degli orientamenti pratici di missionarietà , introducendo con un escursus storico del pensiero europeo che condiziona ancora oggi le nostre idee. «Viviamo in un periodo in cui il valore della libertà è superiore al resto. Il nichilismo fiacca l’anima e rende le nostra vita vuota.

Viviamo in una società liquida dove l’io è al centro di tutto, dove bisogna essere unici,   – e per farlo facciamo – molti selfie e post sui social. Non si ha bisogno dell’altro e ci troviamo sempre più soli. Si ha sempre il timore che l’altro voglia fregarci. Come Chiesa dobbiamo interrogarci su come essere segno del Vangelo nei nostri tempi, guardando all’Africa, all’Asia, al Sud America».

Don Marco, mette al centro del suo discorso i poveri, l’importanza di portare il Vangelo a tutti, la centralità della comunione tra le parrocchie e l’importanza di valorizzare i laici. «Questo mondo va preso sul serio, e bisogna confrontarci sui temi attuali come ha fatto Cristo. Per far capire che tutti siamo nel regno di Dio. Nelle parrocchie si deve parlare di una chiesa che è comunione e missione. La Chiesa – continua – serve a far incontrare gli uomini con Dio. Dobbiamo consolidare il volto missionario delle parrocchie, spostiamo l’attenzione sul regno e sulle persone, che devono interessarci per ciò che sono e non per ciò che possono fare, magari all’interno della parrocchia».

Alla fine dell’incontro l’Arcivescovo in una veglia missionaria di preghiera, ricca di testimonianze e canti, ha benedetto le molteplici realtà di gruppi, animatori, catechisti e semplici laici, che hanno partecipato al convegno e che sono rimasti alla veglia.

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