Prospettive

895 anni dalla traslazione delle Reliquie di Sant’Agata: ecco le parole dell’Arcivescovo

A seguire l’omelia di S. E. R. Mons. Salvatore Gristina, proclamato durante la celebrazione del 17-agosto  in onore di Sant’Agata V.M.

Fratelli e Sorelle nel Signore,

         Devoti di Sant’Agata che seguite questa Celebrazione tramite i media,

1. Permettetemi di iniziare con un ricordo personale. Era il 17 agosto 2002 quando, per la prima volta e con grande emozione, presiedevo la concelebrazione per la festa d’agosto in onore della Santa Patrona. Mi era stato detto che la Cattedrale sarebbe stata stracolma di fedeli, e lo fu davvero, come lo fu anche la Piazza Duomo per la breve processione dopo la Messa. Resta, perciò, indimenticabile per me quel primo incontro con Sant’Agata a pochi giorni dall’inizio del mio ministero episcopale qui a Catania.

Questa sera la Cattedrale è vuota, come pure Piazza Duomo. Ciò fa impressione e causa vivo dispiacere. Ancora una volta, però, noi vogliamo essere cittadini e devoti esemplari osservando le direttive che le Autorità civili ed ecclesiastiche hanno responsabilmente emanato per fronteggiare le persistenti manifestazioni del virus non ancora debellato e vinto.

Ci dispiace enormemente non poter esternare la nostra devozione verso Sant’Agata nella forma abituale. Ma questo non può e non deve significare che siamo meno devoti; al contrario, vogliamo dimostrare che noi comprendiamo in pieno il significato vero e duraturo della devozione, che, come ben sappiamo, consiste nella imitazione. Perciò, noi, questa sera, ci impegniamo ad imitare sempre più Sant’Agata.

2. Noi oggi ricordiamo quanto avvenne il 17 agosto 1126, 895 anni fa, e cioè il ritorno a Catania del corpo di Sant’Agata che nel 1040 era stato trasportato a Costantinopoli da Giorgio Maniace.

Ciò materialmente avvenne ad opera di Gisliberto e Goselino, ma in verità ciò accadde perché, come ci ha ricordato la Colletta della Messa, il Signore ha disposto che il corpo di Sant’Agata fosse conservato alla venerazione dei fedeli. Noi catanesi e tutti i devoti di Sant’Agata ovunque vi troviate, dobbiamo essere consapevoli di questo grande dono di Dio. Questa consapevolezza rende particolarmente stretto il nostro rapporto con la Santa Patrona e, quindi, il nostro impegno di imitarla.

3. Dalla testimonianza del vescovo del tempo, Maurizio, sappiamo quanta esultanza suscitò nella Chiesa di Catania il ritorno delle reliquie della santa.

Possiamo dire che i nostri padri vissero una esperienza simile a quella descritta nella prima lettura della nostra Celebrazione (1Cr 15, 3-4.15-16;16,1-2). Abbiamo ascoltato con quanta solennità l’arca dell’alleanza fu collocata al centro della tenda eretta per essa da Davide. Il motivo dell’esultanza generale consisteva nella consapevolezza che l’arca era il segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo.

Fratelli e sorelle: è bene ricordarci che tale presenza divenne piena e definitiva con l’incarnazione del Figlio di Dio. In Gesù di Nazareth, Dio venne ad abitare in mezzo a noi. Questa presenza non avrà fine: la Chiesa, i sacramenti, e particolarmente l’Eucaristia, sono la presenza di Gesù in tutti i luoghi e in tutti i tempi.

Sant’Agata ha creduto alla presenza di Gesù nella Chiesa del suo tempo e tramite le Celebrazioni liturgiche cui partecipava, volle che la presenza di Gesù in lei crescesse continuamente. Trovò la sua gioia più grande nell’appartenere a Gesù e non permise che, né minacce né lusinghe, la separassero da Lui. Con la sua vita e con il martirio, Agata divenne “arca” di Gesù ed è per la Chiesa, e particolarmente per quella di Catania, segno di come accogliere e conservare Gesù nella nostra esistenza e di riconoscerLo e rispettarLo in quella degli altri.

4. Inoltre, Agata si lasciò guidare dalle parole di Gesù che anche noi abbiamo ascoltato nella pagina del vangelo di Matteo (10,28-33).

Agata non ebbe paura di Quinziano che minacciava tormenti e morte. Era consapevole che Dio, nostro Padre, si prende cura di ciascuno di noi suoi figli e figlie, che siamo preziosi ai suoi occhi. Forte di questo affidamento al Signore, Agata diede buona testimonianza a Gesù: lo riconobbe davanti agli uomini, non lo rinnegò, come, con vane promesse o con terribili minacce, Afrodisia a Quinziano la spingevano a fare.

Il comportamento di Agata ci aiuta a comprendere e ad ammirare la testimonianza dei martiri cristiani di ieri, di oggi e di sempre. Come afferma il Prefazio I dei Santi Martiri, il sangue da loro versato manifesta i prodigi del Padre che rivela nei deboli la sua potenza e dona agli inermi la forma del martirio.

Il corpo di Agata su cui incrudelì Quinziano, fu custodito da Dio che lo affida a noi, affinché sia venerato e sia per noi un forte invito a imitarla in vita per condividere con lei le caratteristiche che subito le furono riconosciute.

Leggiamo, infatti, negli “Atti latini di S. Agata” la seguente affermazione: «Avvenne poi [dopo che Agata spirò] che mentre il suo corpo veniva unto con aromi … si avvicinò un giovane … e le pose vicino al capo una tavoletta di marmo, nella quale c’è scritto: MENTE SANTA, SPONTANEO ONORE A DIO E LIBERAZIONE DELLA PATRIA».

Agata ebbe una mente santa perché si lasciò illuminare dallo Spirito Santo per comprendere, vivere e testimoniare il Vangelo di Gesù.

E così rese un filiale, spontaneo ed autentico onore a Dio. Guardando alla esistenza di Agata, il Padre poteva dire, come fece con il Suo Figlio Gesù, che si compiaceva per come si comportava questa sua figlia Agata.

Per questo Agata è una grande benedizione per la nostra Città e per tutte le sue devote e per tutti i suoi devoti, cioè per noi.

Catania ha sempre sperimentato la protezione di Sant’Agata, e questa certezza accompagna pure noi nelle difficoltà personali, familiari, comunitarie, civili ed ecclesiali che attraversiamo.

5. Il nostro grazie alla Santa Patrona deve concretizzarsi, fratelli e sorelle, nell’impegno di diventare ogni giorno di più solleciti nella ricerca e nel conseguimento del vero bene comune. Dobbiamo essere anche noi “Liberazione della Patria” specialmente in due ambiti particolarmente urgenti.

Mi riferisco, anzitutto, alla crescita nella solidarietà reciproca tra noi concittadini, e in quella che ci porta a considerare, e quindi, a rispettare, come fratelli e sorelle tutte le persone che raggiungiamo, ovunque si trovino e ogni giorno, con il pensiero, il cuore, i sentimenti e i sensi.

Si tratta, certamente, di un impegno che talvolta può rivelarsi difficile e che altre volte ci appare quasi impossibile.

Però, tante volte, ed anche in questo tempo di pandemia, abbiamo sperimentato che sappiamo essere attenti, affettuosi e delicati verso il prossimo e particolarmente verso le persone più provate nella vita. Ed è bello poter affermare che, comportandoci così, abbiamo provato tanta gioia. Sant’Agata ci vuole, come lei, attenti e buoni verso tutti.

6. La storia della nostra Città e del nostro territorio ci testimonia come tante volte la Santa Patrona ci ha liberati da calamità naturali e da tanti pericoli.

Al presente ci sta impressionando il dilagare di incendi in tante parti del mondo, nel nostro Paese, nella nostra Isola, nel nostro territorio e persino nella nostra Città.

Certamente in tutto ciò agiscono anche cause naturali; ma è innegabile che ne sono causa pure l’atteggiamento stolto e pericoloso che in questi ultimi decenni caratterizza il nostro modo di rapportarci con la natura. E, purtroppo, non è da escludere qualche mano criminale che ferisce mortalmente nostra madre terra.

Tutti siamo colpevoli di trascuratezza verso l’ambiente: basta, ad esempio, osservare in quali condizioni si trovano le strade di collegamento tra i vari Comuni, come pure le zone di raccolta di rifiuti.

La Comunità civile, cioè tutti noi, deve promuovere la cultura dell’ecologia integrale. Noi credenti in Dio, dobbiamo distinguerci in questa cultura perché crediamo in Dio Creatore e Provvidenza che sostiene il mondo.

Quanto sta accadendo provoca danni e sofferenze enormi: è necessaria, perciò, una motivata, convinta ed efficace mobilitazione generale di interventi mirati, di prevenzione, di cura operosa della casa comune dove tutti viviamo ed operiamo.

I piromani siano resi consapevoli, anche tramite opportune punizioni, del male fatto alla natura e alle persone; si convertano e lo dimostrino davvero con atteggiamenti chiaramente riparatori.

Un pensiero cordiale va alle forze dell’ordine, e particolarmente ai carissimi Vigili del Fuoco, e a tutti i volontari che testimoniano fedele compimento del dovere e generosa dedizione alla promozione del bene comune.

Agata divenne e resta “liberazione della Patria”. Lo dobbiamo divenire ed essere sempre più tutte le persone che abbiamo a cuore le sorti dell’umanità e le condizioni della nostra casa comune.

Sant’Agata ci sia di esempio e sostenga il nostro comune impegno.

Così sia per tutti noi.

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