Prospettive

Garibaldi Nesima, Mons. Renna “la legge aurea per fermare la spirale di violenza”

di don Giuseppe Longo

Con la visita odierna all’ospedale Garibaldi Nesima Mons. Renna conclude il giro conoscitivo dell’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione “Garibaldi”, iniziato lo scorso giovedì.

Ad accogliere l’Arcivescovo il Direttore Generale dott. Fabbrizio De Nicola, il Direttore Sanitario del Presidio Ospedaliero di Nesima dott.ssa Lita Mangiagli, il Direttore Sanitario Aziendale ARNAS Garibaldi dott. Giuseppe Giammanco e il Commissario covid Catania Pino Liberti.

Coadiuvato dal cappellano ospedaliero il can. Giuseppe Maieli, Mons. Renna, alla presenza delle massime autorità sanitarie cittadine, dei volontari del VOI e della LILT, presiede la Celebrazione Eucaristica nella sala preparata per l’evento.

La regola aurea “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti”, sottolineata nel brano del Vangelo di Matteo e presente in tutte le culture e le religioni, oggi diventa un’espressione profetica da affermare con forza e convinzione per superare le contrapposizioni bellicose, effetto della mancanza di dialogo.

Una regola misura, anche, del nostro piccolo spazio vitale, perché, come dice Papa Francesco, “noi siamo artigiani di pace quando nella nostra quotidianità viviamo la nostra responsabilità”.

Continuando la riflessione l’Arcivescovo invita a trasferire il dettato della regola d’oro in ambito sanitario dove medici e dirigenti sono invitati ad assumere uno stile, che, in una inversione delle parti, richiami sempre la domanda “cosa vorrei fosse fatto a me se fossi in un letto di ospedale?” Ed ancora, “come vorrei mi fosse rivelata la verità sulla gravità della mia malattia?” “Se tutti noi, ed, in particolare gli operatori sanitari, ci interrogassimo su questo avremmo già trovato il segreto di ciò che significhi avere fede, di ciò che significhi prendersi cura”.

Mons. Renna, citando la supplica di Ester “Ora, Signore, mio Dio, aiuta me che sono sola e non ho nessuno all’infuori di te”, tratta dalla prima lettura, mette in evidenza la preghiera del povero, di chi, cioè, non avendo risorse e non potendo contare su nessuno, in un atteggiamento di totale abbandono, con la mano tesa attende dal Signore l’aiuto richiesto, tanto cercato e desiderato.

Con un occhio alla regola aurea e l’altro alla preghiera del povero, dobbiamo tenere presente che il malato grave, non potendo confidare in niente e nessuno, in totale abbandono rivolgerà la sua supplica a Dio con l’espressione: “Signore non abbiamo altri che te”.

Al lamento del malato in condizioni estreme bisogna rispondere con gesti di grande generosità che promuovano sempre il rispetto della dignità della persona umana, resistendo ad ogni tentazione di abbandono.

Con l’augurio a tutto il personale di comprendere sempre più e sempre meglio il mistero ed il ministero della sofferenza, si conclude la Celebrazione Eucaristica. L’Arcivescovo lascerà il presidio ospedaliero dopo aver visitato diversi reparti da quello di ostetricia a quello di oncologia, per finire al reparto covid, dove ha impartito la benedizione rafforzando la speranza di un ritorno, a breve, tra gli affetti familiari guariti e pienamente ristabiliti.

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