Prospettive

“Blue Sky e l’ingannevole mondo dell’apparenza”: in ristampa il lavoro del diacono Spampinato

E’ in fase di pre-order il libro “Blue Sky e l’ingannevole mondo dell’apparenza” del diacono Giuseppe Spampinato (in arte Joe Commoner).
Si tratta di una semplice fiaba, dalla forza prorompente, che pone l’accento sulla necessità di riappropriarsi della propria vita, oltrepassando i limiti imposti dai falsi valori dell’apparenza, che circondano la nostra societa’: la ricchezza, il potere, la bellezza esteriore.
La protagonista è Miriam, una ragazza dei nostri giorni, fortemente attratta, così come la maggior parte dei suoi coetanei, dai falsi valori, una notte, incanatanta da un misterioso bagliore, precipita nel fantastico “mondo dell’apparenza”. Grazie all’aiuto dell’affabile drago Blue Sky, che la mettera’ in guardia contri i falsi valori, supererà oscure prove. Imparerà, finalmente scevra da futili tentazioni, a non fermarsi alle apparenze, ma ascoltare la voce del proprio cuore per intraprendere il sentiero giusto nel cammino della sua vita.

Il racconto e’ nato da un’esperienza missionaria fatta a Migoli, in Tanzania: una terra popolata da gente la cui ricchezza si ravvisa nella capacità di amare e dare incondizionatamente, cui l’autore destinerà i proventi del libro.

Le emozioni profonde provate nell’indimenticabile esperienza missionaria vissuta a Migoli, saranno descritte nelle ultime pagine del libro, evidenziando la “fiamma ardente” che brucia nel cuore dell’autore e il desiderio di farla risplendere nel cuore di tutti.
Per pre-ordinare le copie del libro in edizione limitata, con dedica e firma dell’autore, basta compilare il modulo Google al link: https://forms.gle/cxeReRfkY5nW9Bi87

Il costo del libro e’ in promozione 10€ (anziche’ 19€) e i proventi andranno a favore della missione diocesana di Migoli (Tanzania).
Un piccolo gesto che puo’ veramente aiutare i ragazzi “vicini” e “lontani”.

Di Seguito la testimonianza dello scrittore del testo, il diacono Don Giuseppe Spampinato

E’ un’ardua impresa tentare di descrivere a parole la tempesta di emozioni che ho provato nei miei 18 giorni di permanenza a Migoli.

Ricordo ancora il colloquio con Padre D., prima della mia partenza, quando mi disse:”Ora io cercherò in tutti i modi possibili di scoraggiarti a partire”, illustrandomi i rischi e i pericoli che avrei dovuto affrontare. Non mi sono per nulla fatto intimorire, poiché in cuor mio sapevo che sarei stato sotto la protezione divina.

Arrivato a Migoli, sono stato accolto dalla popolazione come se fossi uno di loro: ho avuto come la sensazione di essere stato là da sempre! Anche se ci sono state difficoltà legate alla lingua, in realtà il linguaggio dell’amore è quello che ha trionfato e trionferà sempre.

Stare là è come assistere quotidianamente ad un soave concerto: l’alba, la natura, gli animali, la terra a contatto con i piedi nudi dei suoi abitanti, i bambini che giocano felici intere giornate con un pezzo di legno, le case di fango spesso mezze distrutte, il tramonto e il cielo notturno tempestato di stelle spendenti emettono armoniosamente una propria melodia. Tale melodia non può essere ascoltata con le nostre orecchie, ma solo col nostro cuore, in quanto non rappresenta altro che la massiccia presenza di Dio!

Alcune chiese erano fatte di pietre, legno e paglia, ma i canti, le danze e l’immensa fede della popolazione rendevano le celebrazioni davvero toccanti: usando semplicemente parti di biciclette, pezzi di legno e tappi di bottiglie, la gente riusciva a trasmettere intense emozioni, tanto da farmi commuovere. Ciò poiché non si loda il Signore solo con gli strumenti musicali, ma soprattutto e specialmente col cuore.

A proposito di fede, vorrei riportare una frase, su cui ho molto meditato, detta da un ragazzo di Migoli per consolare un amico che stava male:”La malattia è la benedizione di Dio”. Infatti, quando stiamo poco bene, la prima cosa che facciamo è metterci in contatto con l’Onnipotente. Magari noi avessimo tanta fede! Noi che siamo sempre tanto bravi a lamentarci…

Diversi sono poi i piccoli grandi gesti che mi hanno fatto riflettere: il modo di spolpare e quasi sbranare ciò che mangiano, mentre noi siamo spesso schizzinosi e lasciamo quasi tutto sul piatto; il modo di ricevere gli oggetti con due mani e con un inchino, mentre noi usiamo una sola mano e magari con la faccia girata dall’altro lato… Questi sono segni dell’amore e della dedizione che loro mettono in qualunque cosa e tutto ciò che a noi può apparire insignificante per loro ha un valore immenso.

Ogni volta che avevo qualche minuto libero, ne approfittavo per recarmi all’orfanotrofio, in cui venivo accolto con immensa gioia dai bimbi, subito pronti ad aggrapparsi alle mie gambe, per cercare un po’ di calore umano, sicuramente mai abbastanza da colmare il loro vuoto. Si attaccavano a me con tanto ardore da farmi commuovere e rendere davvero difficile il distacco.

Concludendo, sono partito per scoprire luoghi nuovi e gente nuova, ma in realtà ho scoperto meglio me stesso: Dio ha inondato il mio cuore di tanta luce da far accendere in me una fiamma ardente. Ciò che ho capito è che la mia vera missione inizia adesso, al mio rientro, ed è quella di estendere la fiamma che arde in me a tutti voi, così da far risplendere anche i vostri cuori.

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