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Nella Cattedrale di Catania l’addio a padre Alfio Barbagallo

La Diocesi di Catana piange oggi per la scomparsa di Padre Alfio Barbagallo. I funerali di questo venerato sacerdote saranno celebrati martedì 12 marzo alle ore 10 nella Cattedrale di Catania.

Nato il 3 agosto 1943 proprio nella città in cui ha dedicato gran parte della sua vita al servizio della comunità, Padre Alfio ha intrapreso il suo percorso spirituale sin da giovane. Dopo aver frequentato il Seminario arcivescovile dei Chierici di Catania, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1967, a Catania, dalle mani dell’arcivescovo monsignor Guido Luigi Bentivoglio.

La sua formazione teologica è stata un punto di riferimento, ha ottenuto la licenza in Teologia con una specializzazione in Pastorale presso la prestigiosa Pontificia Università Lateranense di Roma. Prima di essere assegnato alla parrocchia “Nostra Signora di Monserrato”, Padre Alfio ha servito come parroco nella parrocchia “Santa Maria del Carmelo” a Santa Venerina-Bongiardo, per due anni. Il suo impegno e la sua compassione hanno toccato le vite di molte persone, creando legami profondi e duraturi con la comunità.

Il suo contributo alla Chiesa è stato riconosciuto con la nomina a prelato d’onore di Sua Santità il 21 maggio 1999, segno della sua dedizione e del suo servizio. Inoltre, fino al 2002, Padre Alfio è stato il primo direttore del Corso “Sant’Euplio”, per la formazione dei diaconi permanenti.

Il suo passaggio lascia un vuoto tangibile nella comunità, ma il suo ricordo e il suo legato di fede continueranno a vivere nei cuori di coloro che ha toccato con il suo ministero. Queste le sue parole in una intervista rilasciata al nostro giornale dopo aver visitato l’Angola ed aver cercato di aiutare i migranti qui a Catania:

«È da gridare a squarciagola tutto ciò che le comunità cristiane fanno per i bisognosi, vicini e lontani, perché il mondo veda, perché il mondo creda. L’Angola mi ha sconvolto. Constatare l’immane sofferenza di milioni e milioni di poveri senza acqua e senza fogne, che scappano non solo per la guerra, ma soprattutto per l’atroce miseria che li attanaglia. Se fossi nato lì, sarei scappato mille volte anch’io. Meravigliosa l’opera dei missionari e dei volontari che costruiscono e gestiscono ospedali e scuole. Aspetto ancora che le Nazioni europee e l’Italia in particolare aiutino sul posto questi fratelli. I ciarlatani di turno seminano paura e odio, ma vadano a vivere per quindici giorni in quella miseria. Il Centro di salute a Luanda, la casa alloggio di migranti e bisognosi sono un piccolo segno che Gesù continua ad essere vivo nel cuore dei veri discepoli».

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