Quanti costi ci sono se un grave alluvione devasta l’Emilia Romagna o la costa jonica della Sicilia? Non basta ricostruire le strade e le case. Ci sono i raccolti perduti, ci sono greggi che muoiono, ci sono aziende che chiudono. Disoccupati che aumentano, povertà che cresce, delinquenza e devianza minorile che crescono. Salvare l’ambiente significa salvare gli equilibri sociali, l’economia, la cultura, la vita quotidiana della gente comune. Significa salvare il mondo antropico in tutti i suoi aspetti. Ecco perché diviene necessario oggi più che mai prendersi cura del creato.

Diviene significativo, a questo proposito, il cammino che si è articolato in una serie di incontri ed eventi che per 2 anni hanno avuto al centro la Custodia del Creato e che si è concluso domenica 13 ottobre. L’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, ha fortemente voluto che la nostra diocesi prendesse consapevolezza e si attivasse concretamente per la custodia del creato nella realtà territoriale locale.

Nel 2015 papa Francesco ha pubblicato l’Enciclica Laudato Sii, cui è seguita la Laudate Deum. Da queste è nata la crescente consapevolezza che noi cristiani cattolici abbiamo il dovere di custodire il creato. La custodia del creato è diversa dalla tutela dell’ambiente perché cambia la prospettiva ed il movente diventa più alto e nobile. Noi cristiani infatti crediamo che Dio abbia creato il nostro mondo ed abbia posto noi come suoi padroni. Ma essere padroni non vuol dire solo sfruttare, vuol dire governare e curare. Sfruttare qualcuno o qualcosa presuppone il lasciarlo devastato ed inaridito. Ma un mondo devastato e inaridito è un mondo invivibile. Poiché Dio ci ha posto a vivere in esso e vivere su Marte o sulla Luna non è cosa semplice né tantomeno fattibile per 7 miliardi di persone, allora è il caso che noi cristiani cattolici ci trasformiamo in apostoli della custodia del creato. Salvare l’ambiente naturale equivale a garantirsi una qualità della vita migliore. Significa avere buoni raccolti, tante api, pochi eventi climatici catastrofici. E questo significa mantenere bassi i prezzi dei prodotti alimentari. Ed è qui che entra in  gioco l’ecologia integrale. L’ecologia lo sappiamo tutti cos’è. Ma integrale? Se proteggiamo l’ambiente non è già abbastanza? La risposta è no.

Ecco allora che la parola integrale rivela tutta la vastità del suo significato. Non è un caso che il papa abbia parlato di Casa Comune nella sua enciclica. Il nostro pianeta è la nostra casa comune. Dunque tutti dobbiamo fare qualcosa per proteggere la nostra casa comune, perché il bene di uno è il bene di tutti. Bisogna che noi cattolici ci facciamo apostoli non solo nella nostra casa e nelle nostre comunità, ma dinanzi ai politici di tutto il mondo. Non basta il riciclo dei rifiuti, occorre la riforestazione, la diminuzione dei pesticidi che uccidono le api, l’utilizzo su vasta scala di fonti di energia naturali ed ecologiche.

La pubblicazione dell’enciclica papale e la presa di coscienza del problema da parte di numerosi cattolici nel mondo ha favorito la nascita di numerosi gruppi ecologisti cattolici, tra i quali spicca il Movimento Laudato Sii, che nacque addirittura prima della suddetta Enciclica e si è rapidamente diffuso in tutto il mondo. Una delle animatrici della sede catanese del movimento, Adriana Salafia, spiega quali sono oggi i due aspetti per i quali questo movimento si batte: il disinvestimento dai combustibili fossili e il trattato di non proliferazione dei combustibili fossili.

Occorre non dare più credito ai magnati del petrolio e di combustibili analoghi e alle loro banche promuovendo invece le aziende e le banche che finanziano lo sfruttamento di fonti di energia verdi non esauribili.

E’ giunto il momento che i cristiani di tutto il mondo uniscano le loro forze per salvare il Creato. Che si facciano sentire con pensieri, opere e parole, perché bisogna agire subito ed in modo incisivo. La posta in gioco è alta.

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