Prospettive

Ad Adrano l’ultimo saluto ai tre braccianti, l’arcivescovo: «Sono loro i nostri veri eroi»

«Oggi è il giorno di San Giuseppe, la festa di un umile lavoratore, un uomo con i calli alle mani come Salvatore, Rosario e Salvatore. Quei calli sono il distintivo della vostra dignità di onesti lavoratori, uomini che con la loro fatica contribuiscono all’economia agricola della nostra isola. La vostra vita è stata stroncata nel tempo sacro del lavoro grazie al quale sostenete le vostre famiglie».

Le parole dell’arcivescovo Luigi Renna hanno risuonato nella Chiesa Madre di Adrano, gremita come nei giorni delle grandi celebrazioni, ma stavolta non c’era nulla da festeggiare. Tre bare allineate, tre famiglie distrutte, un’intera comunità stretta nel dolore. Rosario Lucchese, 18 anni, Salvatore Lanza, 54, e Salvatore Pellegriti, 56, sono morti lungo la Statale 194, in un incidente che ha spento tre vite nel momento più ordinario della loro esistenza: il ritorno a casa dopo una giornata di lavoro nei campi.

Erano braccianti, lavoratori semplici che ogni giorno percorrevano chilometri per guadagnarsi da vivere tra le campagne siciliane. Come loro, centinaia di uomini e donne attraversano le strade dell’isola su mezzi spesso inadatti e logori, lungo percorsi dissestati che da anni attendono interventi. Il destino di questi tre uomini si è spezzato su un asfalto che conoscono bene, perché il pendolarismo agricolo è una realtà silenziosa, invisibile ai più. Eppure, ogni giorno racconta storie di fatica, sacrificio e, troppo spesso, di incidenti.

«Non ci sono distrazioni o cause intenzionali – ha continuato l’Arcivescovo – almeno da quanto abbiamo appreso dai giornali. Non vogliamo cercare a tutti i costi capri espiatori. Ma abbiamo il dovere non solo di stringerci accanto alle vostre famiglie, di piangervi come fratelli della stessa comunità, ma anche di pensare ad altri lavoratori come voi, alla loro sicurezza, e a quella di chiunque viaggia anche per strade che attendono manutenzione da anni».

Sono tantissimi gli amici e i colleghi di lavoro che hanno preso parte alla celebrazione, sconvolti, non possono accettare che il semplice atto di tornare a casa diventi una roulette russa. Adrano oggi piange tre uomini, ma il rischio è che il dolore resti confinato al momento del lutto, senza che nulla cambi davvero.

«Leviamo lo sguardo al cielo come Gesù al Padre mentre era sulla croce – Aggiunge Mons. Renna –  Troveremo risposta solo guardando a Lui che condivide il dolore di ogni uomo. Quest’anno, quando passerà per le nostre strade il Cristo alla colonna, penseremo a voi: le stesse piaghe, lo stesso dolore. Possiate sentire accanto a voi il Cristo con il dolore che ha voluto condividere e vi consoli una sola speranza, che risorgeremo e li riabbracceremo».

Parole che suonano come una promessa e un monito: il sacrificio di Rosario, Salvatore e Salvatore non può essere dimenticato. Rievocando l’immagine del Cristo alla colonna, una delle manifestazioni di pietà popolare più sentite ad Adrano, l’arcivescovo ha dato voce al dolore di un’intera comunità. «Se la loro morte deve avere un senso, sia quello di un impegno collettivo – Conclude il Vescovo – Sono loro i nostri veri eroi, in una società che esalta altri tipi di lavoro che tali non sono. Per cui, dico alle mogli, ai figli, dico a Ludovica, la compagna di Rosario: siate sempre orgogliosi di queste persone che sono morte con le mani pulite».

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