Nella Cattedrale di Catania, l’arcivescovo Luigi Renna ha celebrato una Messa in occasione del centenario della Compagnia di Sant’Orsola in diocesi e dell’inizio del conclave per l’elezione del nuovo Papa. Nell’omelia ha ricordato le origini della presenza delle orsoline a Catania, il contributo offerto nel campo dell’educazione femminile e la testimonianza concreta di tante religiose. Ha inoltre invitato a rileggere il carisma fondativo alla luce delle sfide attuali e ha rivolto un pensiero alla Chiesa universale, che si prepara ad accogliere un nuovo pontefice.
Omelia per il centenario della Compagnia di Sant’Orsola a Catania e per l’elezione del nuovo pontefice
di Luigi Renna*
Pubblichiamo il testo dell’omelia tenuta dall’arcivescovo metropolita di Catania, monsignor Luigi Renna, mercoledì 7 maggio nella Cattedrale di Catania per il centenario della presenza in diocesi della Compagnia di Sant’Orsola e per l’elezione del nuovo Pontefice.
“Carissimi fratelli e sorelle,
in questa celebrazione dalla nostra assemblea si eleva un sentimento di gratitudine per la presenza nella Chiesa di Catania della Compagnia di Sant’Orsola da un secolo, e allo stesso tempo sale al Padre, in comunione con tutta la Chiesa, l’invocazione perché invii lo Spirito sul conclave per l’elezione del nuovo pontefice.
Fu il mio predecessore, il cardinal Giuseppe Francica Nava, che nel 1925, dopo circa un decennio di riflessione e di dialogo, ad approvare la presenza della Compagnia a Catania, con queste parole: “E’ stato sempre nostro vivo desiderio che in questa Arcidiocesi sorgesse la Compagnia di Sant’Orsola … Sappiamo bene quanto profumo di virtù emana dalle umile figlie di Sant’Orsola Merici, e quanto ne resti imbalsamata la società domestica e civile, fra cui sono obbligate a vivere, secondo le regole della Santa Fondatrice”. Non ci deve trarre in inganno l’espressione “resti imbalsamata”, che non ha un significato negativo che dice immobilismo, ma nel linguaggio del tempo ed intendendo il balsamo un profumo, oggi diremmo: “la società domestica e civile ne rimanga profumata”. Si tratta del profumo del Vangelo, della virtù cristiana, del carisma di Sant’Angela Merici, che dal Nord Italia si andava diffondendo, oltre che a Catania, anche ad Agrigento, Palermo, Caltanissetta. Si realizzava quanto la I lettera di Pietro raccomanda: «Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo metta a servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio» (1 Pt 4,10). Il dono ricevuto è soprattutto quello della chiamata alla consacrazione: in una Sicilia che vedeva l’affermarsi della vita religiosa femminile in forme diverse da quella monastica o più popolare delle “monache di casa”, si diffondevano congregazioni religiose che, vivendo in mezzo al popolo di Dio, lo profumavano dell’odore della consacrazione al Signore, di una ricca spiritualità che le animava, di una carità che soccorreva i più fragili. La religiosa, prima di essere una donna che è al servizio di un’opera, è una persona che ha risposto alla chiamata a vivere un’esistenza sponsale con Cristo, in un amore totale e generoso, con i tratti propri della femminilità, attuando la sequela nell’obbedienza a Cristo, nella castità, nella povertà. La superiora Marianna Amico Roxas, qui a Catania, e principalmente a San Giovanni La Punta, con le sue compagne orsoline, ha vissuto questa appartenenza totale a Cristo. Il carisma della Compagnia, quello dell’educazione delle ragazze, un secolo fa, insieme a quello di altre Congregazioni femminili, ha compiuto un’opera straordinaria, ossia quella della promozione della donna, sia religiosa che culturale. Ogni emancipazione nasce dalla formazione, e l’opera delle Figlie di Sant’Angela Merici ha contribuito alla crescita del ruolo della donna nella società e nella Chiesa di inizio Novecento. Siano in benedizione tutte le orsoline che, con tenacia e generosità, hanno costellato di scuole e collegi il nostro territorio etneo! Non dimentichiamo che tra di esse sono fiorite tante gemme di santità, tra le quali spicca la venerabile Lucia Mangano, che ha vissuto una straordinaria esperienza di consacrazione ed è stata punto di riferimento per donne e giovani del suo tempo, e ancora continua a parlarci con il suo esempio e i suoi scritti spirituali. In un secolo è stato fatto tanto bene, ma ora, mentre guardiamo al futuro, vi invito, care sorelle, ad interpretare il vostro carisma in maniera nuova, attenta ai segni dei tempi. Per questo prego con voi e per voi.
Mentre noi stiamo celebrando l’Eucarestia, i cardinali entrano nel conclave, e noi guardiamo alla Cappella Sistina con la fede di chi si attende che si rinnovi il dialogo tra Gesù Cristo e Pietro. Sarà scelto un uomo al quale il Signore chiederà ancora: «Mi ami tu più di costoro?». Commenta Sant’Agostino: “Sia dunque impegno di amore pascere il gregge del Signore, come fu indice di timore negare il pastore” (Commento a Giovanni, 123, 3.5). C’è un gregge da pascolare con amore che è quello di tutte le Chiese che sono nel mondo, unite in comunione col Vescovo di Roma e che costituiscono la Chiesa Cattolica. C’è un gregge a cui farsi prossimo: i cristiani che soffrono per la guerra e per la fame, i perseguitati, i profughi, coloro che uniscono il grido della loro povertà con quello della terra. C’è un gregge con cui dialogare: quelli che si sentono lontani, ma tali non sono per chi ama in nome di Cristo. C’è chi è al sicuro nell’ovile, ma ugualmente ha bisogno di essere confermato nella fede, di vivere la sinodalità, di guardare agli orizzonti nuovi della missione della Chiesa. Il Signore che chiama il successore ad amarlo e a pascere il Suo gregge, non gli farà mancare la forza dello Spirito. Per questo preghiamo con fiducia
*Arcivescovo metropolita di Catania