di Giuseppe Bruno
Leggo volentieri gli scritti dei miei confratelli e ne faccio tesoro. Così è stato per l’ultimo libro di don Piero Sapienza, che porta un bel titolo: “Afferrato da Cristo per annunciare il Vangelo in periferia. Confidenze pastorali di un anziano parroco”.
Parlo di un “bel titolo” perché in esso risaltano parole che fanno buona e grata una vita sacerdotale: il Cristo, il Vangelo, la periferia, le vicende pastorali, i ricordi di un parroco anziano.
A don Piero Sapienza piace certamente scrivere e comunicare; lo conferma l’elenco delle sue numerose pubblicazioni. Accompagnato e guidato dal pensiero ispiratore di Rosmini, egli si è soffermato a riflettere su temi e problemi di etica, pensiero politico, vita ecclesiale e crisi educativa.
Il racconto confidenziale di 50 anni di vita sacerdotale
Il suo stile sobrio ed essenziale aiuta il lettore a entrare in sintonia con lui e con le tematiche affrontate. In quest’ultimo lavoro, che assume i toni di una autobiografia vocazionale, don Piero si confida amabilmente con i propri parrocchiani e con quanti vorranno leggere queste pagine, facendo memoria del proprio percorso di vita pastorale: dalla prima risposta alla vocazione sacerdotale fino alla celebrazione del 50° di sacerdozio.
Con ammirazione e sentimenti di amicizia ho letto queste pagine di vita sacerdotale vissuta, attraenti come lo è la vita di un prete tra la gente e con la gente.
“Afferrato da Cristo” e da Lui sorretto, ogni prete “perde la propria vita” in un misterioso gioco d’azzardo con la propria gente: alla fine, è proprio quest’ultima a vincere, ma vince restituendo al prete “cento volte tanto” dell’amore che egli ha donato strada facendo.
A mano a mano che proseguivo nella lettura, cresceva in me il desiderio di invitare soprattutto i miei confratelli presbiteri – giovani e meno giovani – a procurarsi questo volume e a leggerlo con la stessa passione pastorale con cui è stato scritto.
Lo stile è colloquiale, il tono discorsivo e scorrevole, la lettura coinvolgente. Non a caso don Piero definisce queste sue conversazioni “confidenze” di un anziano parroco. E sono davvero confidenze che coinvolgono emotivamente: il lettore più avanti negli anni ritrova e rivive esperienze intense, come quelle del Seminario negli anni ’60; quello più giovane entra in contatto con l’atmosfera culturale e spirituale suscitata dal Concilio Vaticano II e scopre il “Patto delle Catacombe” e il fervore che quel Concilio ha impresso nella Chiesa.
Le confidenze di un parroco che opera in periferia
Don Piero non solo scrive di tutto questo, ma lo vive e lo testimonia nella propria vita personale e pastorale. Studioso e scrittore, insegnante e parroco, instancabile e creativo nella costruzione della nuova chiesa parrocchiale, promotore di iniziative sociali, autore di sacre rappresentazioni e animatore di una comunità viva: in tutto ciò egli incarna gli ideali pastorali del Vaticano II, senza clamore e senza autocelebrazioni.
Colpisce anche la sua scelta, consapevole e voluta, di servire in periferia. Come scrive:
“Per carattere e formazione, non avevo mai chiesto nulla ai miei superiori, ma una cosa – e solo questa – la chiesi a Mons. Picchinenna: andare parroco in una periferia popolare” (pag. 54).
Fu così mandato prima a S. Maria Goretti come cappellano, poi a Zia Lisa, con il compito di costruire una nuova chiesa parrocchiale. Vi si immerse totalmente, “anema e core”, con passione e tenacia, per edificare una chiesa e far crescere una comunità.
Condivido profondamente il modo in cui don Piero affronta anche il tema doloroso dei fedeli che si allontanano dalla comunità. Ne parla a lungo nel capitolo 5 del libro, dal titolo “Accoglienza, solidarietà, defezioni” (pp. 71–79), che invito a leggere con empatia.
L’impegno socio-politico di un parroco appassionato
Merita attenzione anche l’impegno di don Piero nel campo socio-politico (non partitico). In questa dimensione riesce a generare una sorta di “campo energetico” che coinvolge non solo la Diocesi e il Vescovo, ma anche sindacati, istituzioni civili e il laicato cattolico.
Nell’ultima sezione del libro, dedicata alla pastorale sociale (pp. 122–148), si parla della “Scuola di formazione”, del “Progetto Policoro”, delle “Giornate sociali diocesane”, della “Via Crucis”: iniziative che rivelano una forza creativa straordinaria e un amore concreto per le periferie urbane ed esistenziali, come le chiama papa Francesco.
Grazie di cuore, don Piero, per queste tue “confidenze pastorali” e per l’esperienza che hai donato a tutti noi.
