Leone XIV già nel suo primo discorso ha lanciato al mondo un accorato appello a costruire ponti per la pace, indicando in Gesù Risorto il “ponte” perché l’umanità sia “raggiunta da Dio e dal suo amore”. Alla Fondazione Centesimus annus ha ricordato: “la Dottrina Sociale della Chiesa è strumento di pace e di dialogo per costruire ponti di fraternità universale”. In molti interventi, Papa Francesco aveva messo in luce l’urgenza di creare ponti di pace tra popoli e culture, tra leader religiosi e politici, per superare le divisioni, coltivando la “cultura dell’incontro” (vd Fratelli tutti).
Il paradigma dell’impegno per la pace a livello internazionale, del famoso sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, si può riassumere nelle due espressioni che era solito usare: Abbattere muri, costruire ponti. Il nostro scriveva a Paolo VI: “al negoziato globale non c’è alternativa”, il nuovo contesto planetario esige di “abbattere i muri e costruire i ponti”. Infatti, questa è l’età in cui l’immaginazione deve aiutare a trovare: “vie di pace, vie di ponti, vie di colloquio, vie di dialogo: non c’è alternativa a questo metodo nuovo: non muri, ma ponti […]”. E il Sindaco aggiungeva: “La Chiesa ha oggi questo grande mandato: essere la costruttrice di ponti ovunque per tutte le nazioni, tutte le culture, tutti i regimi, per tutte le religioni”. Occorre un grande sistema di ponti, richiesto da “una nuova stagione storica del mondo che è storia di un’età negoziale”. Infatti, il profeta-visionario La Pira, negli anni sessanta, assegnava alla Chiesa un grande ruolo, alla luce della sua lunga Storia, partendo da S. Silvestro che «negozia» con Costantino, a Leone Magno che «negozia» con Attila ecc., sino a Paolo VI che parla all’ONU (4.10.1965)e si volge a Pechino, affidando “a tutti gli uomini il mandato per la edificazione ‘immediata’ della pace!” E La Pira sintetizza: “Unificare il mondo di oggi facendo ovunque ponti ed abbattendo ovunque muri” e ribadisce: “questa unificazione non è possibile se non passa (in certo modo) da Pietro […]”.
“La Chiesa centro di gravità delle nazioni”
Sembra che risuonino sotto queste espressioni le parole di Leone XIV che dichiara la disponibilità della Santa Sede a mediare per raggiungere “la pace disarmata e disarmante”. E il 27.2.70, La Pira ancora a Paolo VI: “Questo il grande problema oggi: rivedere la Chiesa come centro di gravità delle nazioni”. E sottolinea: “la grande attualità ed urgenza dei contatti e dei rapporti della Chiesa con tutto il mondo «dell’Est» e «del Sud»: qui essa trova i nuovi interlocutori, «l’altra parte», capace -malgrado «l’ateismo ufficiale»- di vederne la struttura storica e giuridica, politica e spirituale, destinata a fare da «ossatura» al corpo delle nazioni, forse è questo il punto della storia: Pace inevitabile, unificazione del mondo inevitabile; emergenza dell’Est e del Sud inevitabile, nel quale avrà luogo la grande riemergenza storica della Chiesa, vessillo elevato sulle nazioni”.
Dobbiamo anche ricordare che La Pira si è impegnato concretamente per edificare ponti di pace. Egli aveva definito Firenze città “missionaria” di pace e fraternità cristiana ed umana e trasformerà quella che chiama “perla del mondo”, in un polo che irradia fermenti di pace, con importanti iniziative, come i Colloqui del Mediterraneo, i Convegni dei sindaci delle Capitali del mondo e quelli per la Pace e la Civiltàcristiana.
La profezia di Giorgio La Pira
La Pira era consapevole che un muro innalzato porta ad altri muri, e che un muro abbattuto può innescare un processo virtuoso di abbattimenti progressivi. Ma il Sindaco non ha soltanto organizzato eventi per promuovere il dialogo tra culture e religioni diverse, in vista della pace tra i popoli, ma è stato un uomo che ha viaggiato per incontrare i vari governanti dall’Egitto alla Terra Santa, dal Marocco all’Unione sovietica, al Vietnam.
Altra intuizione originale di La Pira è quella di considerare il Mediterraneo, “misterioso lago di Tiberiade”, con una vocazione universale: irradiare la luce della pace e della fraternità in tutto il mondo, perché i popoli del Mediterraneo hanno una “comune radice soprannaturale” in Abramo, “patriarca dei credenti”.
La strada maestra da percorrere, per La Pira, è il sentiero di Isaia. Così il 24.12.1959 scrive a Nasser: “Ovunque vi sono ancora armi ed armati, vi siano, invece, aratri ed agricoltori, industrie e lavoratori; popoli amici e liberi”, che si aiutino a vicenda sperimentando una “concordia fraterna e operosa”.
La Pira, un laico cristiano, che ha coltivato intensamente la “cultura dell’incontro”, è un testimone a cui guardare per essere artigiani di pace in un tempo di “policrisi” come il nostro, pertanto siamo chiamati ad accogliere l’invito di Leone XIV: “Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace”.