Foto: Luca Artino
«Una Piazza San Pietro così piena non si vedeva da un po’!» commenta un sacerdote al termine della Messa di Pentecoste. È domenica 8 giugno, ma l’emozione è iniziata il giorno prima. Già da sabato sera settantamila persone hanno riempito la piazza per incontrare Papa Leone XIV, in occasione del Giubileo dedicato ai movimenti, alle associazioni e alle nuove comunità della Chiesa.
Fin dal pomeriggio, intorno alle mura del Vaticano, le strade si sono riempite. Gruppi arrivati da tutto il mondo — e da tutti i “mondi” ecclesiali — hanno iniziato a prendere posto. Nonostante il caldo forte, con oltre trenta gradi all’ombra, la voglia di partecipare era evidente. Alcuni si erano organizzati da mesi. Altri erano partiti da poco, ma nessuno voleva mancare.
Ovunque si vedevano segni riconoscibili: gli striscioni di Azione Cattolica, le bandiere di Sant’Egidio e dei Focolari, gli zaini-sedia dei pellegrini di Comunione e Liberazione, i fazzoletti rossi del Rinnovamento nello Spirito. E ancora i Neocatecumenali, i Cursillos, l’AGESCI. Una Chiesa viva, diversa ma unita.
Chi riusciva a entrare veniva accolto da canti e cori dei movimenti. Sul sagrato, nel frattempo, si alternavano testimonianze toccanti: storie di speranza, di ferite e di rinascita. Si possono recuperare qui. Il cielo si faceva più leggero, e l’atmosfera diventava sempre più intensa.
Poi, sullo schermo, è apparsa l’immagine del Papa. Leone XIV, già sulla papamobile, stava per entrare in Piazza, che in un attimo si è animata: migliaia di persone si sono alzate, hanno lasciato le proprie postazioni e sono corse verso le transenne per vederlo passare. Un’ondata di gioia, applausi, voci che gridavano «Viva il Papa!», bambini sollevati per ricevere una benedizione.
Durante la veglia, il Papa ha parlato dello Spirito Santo:
«È il protagonista silenzioso della missione della Chiesa sin dalla comunità dei primi discepoli, chiamati ad essere non introversi e litigiosi, ma estroversi e luminosi. Dove c’è lo Spirito c’è movimento, c’è cammino. Siamo un popolo in cammino, educati proprio dallo Spirito a camminare insieme, armonizzando i passi di ciascuno a quelli degli altri».
Ha poi rivolto un appello ai movimenti, chiedendo loro di restare vicini alle comunità locali:
«Siate profondamente legati alle chiese particolari e le comunità parrocchiali, in sinergia con le altre membra del corpo di Cristo».
Un messaggio chiaro, che ha colpito tanti. L’invito è quello di non isolarsi, di vivere il proprio carisma nella comunità più ampia della Chiesa, in ascolto e collaborazione con gli altri.
Quando la veglia è finita, la piazza si è svuotata solo in parte. In quelle ore, sotto i portici laterali — soprattutto sotto il “braccio” di Carlo Magno —, si è vista un’altra immagine: quella dei senzatetto. Uomini e donne che da anni trovano riparo proprio lì, nel cuore della Chiesa. Un contrasto che fa pensare. Una povertà che interroga, silenziosa ma presente. Forse è proprio in quell’abbraccio di pietra e umanità ferita, che si capisce cosa significa davvero “Chiesa casa per tutti”.
La mattina dopo, domenica 8 giugno, la scena si ripete. Migliaia di persone in fila già dalle prime luci, con ombrelli aperti per proteggersi da un sole senza tregua. Papa Leone XIV torna a salutare i fedeli lungo tutto il percorso, fino all’inizio di via della Conciliazione. Poi la Messa, cantata, come ha sempre fatto da quando è stato eletto, esattamente un mese fa.
Durante l’omelia, il Papa riprende il messaggio della sera prima, continuandolo nel corso del Regina Coeli:
«Lo Spirito apre frontiere dentro di noi e nelle nostre relazioni, ci apre alla gioia della fraternità in un mondo sempre più iperconnesso ma in cui sembriamo paradossalmente più soli».
E poi aggiunge:
«Lo Spirito apre le frontiere tra i popoli: dove c’è l’amore non c’è spazio per i pregiudizi, per le distanze di sicurezza che ci allontanano dal prossimo, per la logica dell’esclusione che vediamo emergere troppo anche nei nazionalismi politici».
Parole forti, che uniscono fede e vita quotidiana. Un invito a costruire legami, ad abbattere i muri, a non lasciarsi dividere. Sia nella Chiesa che nel mondo.
Alla fine di questi due giorni resta un desiderio grande, espresso dallo stesso Leone XIV: che lo Spirito Santo aiuti la Chiesa a essere più unita, e il mondo a diventare più giusto e più in pace. Una speranza che parte da Roma, ma che guarda lontano.
Perché la Pentecoste non è solo una festa. È l’inizio di un cammino.