«A Catania non c’è niente, devi andartene da qui»: una frase sentita troppe volte, soprattutto dai giovani. Eppure, proprio loro dovrebbero considerare un vanto il fatto di vivere nella capitale italiana a loro dedicata per il 2025.
Viene allora da chiedersi il motivo di questo riconoscimento. Un’idea la si può trovare qui: oltre alla STMicroelectronics – eccellenza nota in Europa e non solo – e ai Laboratori Nazionali del Sud, Catania ospita anche una sede importante dell’Inaf, l’Istituto Nazionale di Astrofisica. In pochi la conoscono, ancor meno sanno dove si trovi, finché non se la ritrovano davanti.
E così, mentre sembra portarci al Policlinico per un controllo sull’ottimismo cronico, Giuseppe Puglisi, giovane ricercatore e professore associato del Dipartimento di Fisica e Astronomia, imbocca con l’auto una strada oltre il parcheggio dell’ospedale. Davanti a noi l’Osservatorio Astrofisico dell’Università di Catania. «Il telescopio è aperto – ci fa notare una cupola con lo spiraglio sollevato – sta acquisendo dati».
Entrati, il professor Puglisi ci conduce subito lì: «Molti immaginano un telescopio come un tubo chiuso che restituisce immagini. Quello che vedete è invece lo “scheletro” di una complessa lente puntata al Sole». Ci mostra l’immagine acquisita: macchie scure sulla superficie solare. «Sono tempeste magnetiche. Zone più fredde in cui il campo magnetico è più intenso. Quando interagiscono, generano venti solari». E spiega: «Potrebbero essere stati proprio questi, impattando sui satelliti, a causare il recente blackout in Spagna e Portogallo».
Giuseppe Puglisi si è laureato in Fisica a Catania, ha poi lavorato a Berkeley e Stanford. Dopo un passaggio a Roma, è tornato. Oggi insegna Cosmologia, materia prima assente nei corsi Unict. «Ogni settimana, con colleghi e studenti, teniamo un Journal Club: una rassegna stampa che, alla luce degli studi, ci collega al mondo. Allarga lo sguardo. E qui non è affatto scontato».
Si torna così alla frase d’apertura: «“A Catania non c’è niente”. Anche i liceali in visita qui lo hanno già sentito dire. Ma è una grande menzogna. Dico sempre: cercate “Km3Net” su Google. È il progetto che ha rilevato il neutrino più energetico mai osservato, al largo di Portopalo!». E aggiunge: «Non è comune, per un dipartimento di Fisica, avere accesso a così tanti laboratori e osservatori. Qui abbiamo il più importante gruppo nazionale nella ricerca di pianeti extrasolari, e progetti simili si vedono solo al Polo Sud. Le opportunità ci sono. Basta tenere l’orizzonte aperto. Così arriva anche il riconoscimento internazionale».
Spiega anche perché è tornato: «Mi piace restituire. Mostrare agli studenti che si può vivere all’altezza del proprio desiderio. Non servono percorsi di eccellenza per essere riconosciuti. La realtà, comunque sia, è un’occasione. Mai una fregatura».
I suoi studenti lo confermano. Umberto sottolinea come la dimensione ridotta della classe «agevoli il contatto diretto con i professori». Katarina, studentessa Erasmus, aggiunge: «Qui si dibatte. In Germania si fanno solo esercizi».
Ma allora, sarà vero che a Catania non c’è nulla? Vincenzo risponde netto: «Qui si può fare ricerca, eccome. Abbiamo tutto, anche rispetto ad alcune università del Nord. E lavoriamo a progetti riconosciuti a livello internazionale».