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Dottrina sociale della Chiesa: fede, ragione e impegno per il bene comune

Continuiamo a tratteggiare le linee essenziali della Dottrina sociale della Chiesa, per contribuire alla formazione della coscienza dei cristiani e delle persone di buona volontà, come auspica papa Leone. Tenendo presente l’orizzonte dei problemi in cui si muove la DSC, precisiamo che essa appartiene al campo “della teologia morale”. Pertanto,  il suo scopo è  interpretare la realtà socio-politica ed economica “esaminandone la conformità o difformità con le linee dell’insegnamento del Vangelo sull’uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente” (Sollicitudo RS n 41), indicando il conseguente impegno concreto per il bene comune della polis. Ma ciò non significa che la Chiesa pretenda di possedere tutte le competenze tecniche e scientifiche per risolvere le scottanti questioni sociali.

 Infatti, la Chiesa sa di avere “una sola parola da dire”, ma specifica, su tali problematiche,mettendo sullo sfondo “la verità su Cristo, su se stessa e sull’uomo” (ivi).  E’ la parola attinta dalla fede, che però richiede di essere concordata con altre parole, quelle delle altre discipline umanistiche e scientifiche, in un sincero dialogo e in una proficua collaborazione. Ciò permette alla DSC una maggiore comprensione dell’uomo, all’interno del contesto socio-culturale e della dimensione storica in cui egli vive. Il Compendio, inoltre, evidenzia l’apporto specifico che la filosofia offre alla DSC, soprattutto perché essa fa “risaltare la plausibilità razionale della luce che il Vangelo proietta sulla società”. In tal modo, l’insegnamento sociale della Chiesa “può trovare accoglienza e condivisione” da parte di tutte le persone, libere da qualsiasi pregiudizio (n 75).

Da quanto accennato, si evince la dimensione universalistica della DSC che può costituire una piattaforma comune su cui possono convenire gli uomini di buona volontà, a prescindere dalla fede professata, per contribuire insieme a edificare una società giusta e fraterna, a misura d’uomo, fondata su valori condivisibili sul piano umano e razionale.

La sollecitudine della Chiesa per il campo sociale e politico è una sollecitazione alla formazione delle coscienze

Occorre chiarire, inoltre, che la sollecitudine della Chiesa per il campo sociale e politico non denota una sua pretesa di disegnare modelli di strutture istituzionali, economiche e organizzative della società, dato che la sua specifica missione “non è d’ordine politico, economico o sociale […]  ma di sollecitazione, indirizzo e formazione delle coscienze” (Compendio nn 68, 81). Infatti, Giovanni XXIII assegna ai laici un ruolo attivo, autonomo e propositivo, nell’applicare in concreto i principi della DSC seguendo il metodo induttivo: vedere, giudicare, agire. Tre momenti legati tra loro (vd Mater et Magistra n 217). Innanzitutto, bisogna analizzare la situazione concreta. Infatti “il vedere è percezione e studio dei problemi reali e delle loro cause, la cui analisi però spetta alle scienze umane e sociali” (Orientamenti n 7). La dottrina sociale, come detto sopra, accoglie gli apporti provenienti dalle altre discipline. In secondo luogo, questa realtà deve essere “giudicata”, cioè interpretata, alla luce della Parola di Dio e delle altre fonti della DSC. Da questi riferimenti scaturisce “il giudizio che si pronuncia sui fenomeni sociali e le loro implicanze etiche” (ivi). In questa seconda fase, la Chiesa esercita il suo specifico magistero sociale offrendo ciò che le è proprio: “una visione globale dell’uomo e dell’umanità” (Populorum progression 13). Si tratta di un contributo importante di fronte alla visione di una antropologia liquida (vd Baumann), che segna il mondo contemporaneo. Infine, l’agire, che è finalizzato ad offrire orientamenti per le scelte da attuare. Al laico cristiano spetta, con la sua responsabilità, porre la DSC “alla base della sua sapienza, della sua esperienza per tradurla concretamente in categorie di azione, di partecipazione e di impegno” (Evangeliinuntiandin 38).

Per il laicato cristiano, quanto esposto sopra ha precise ricadute. Infatti non può tacere, per comodità o per interesse o per paura, di fronte alle strutture di peccato, che rendono disumana la qualità della vita umana. Ma la denuncia profetica dei mali della città o dei guasti prodotti dalla cattiva politica e la difesa appassionata dei diritti degli scartati, implicano   proposte di autentica promozione umana per il miglioramento della società. La formazione alla Dottrina sociale della Chiesa, pertanto, può dare slancio all’impegno per una cittadinanza attiva e partecipativa che vada al cuore della democrazia (come auspicato a Trieste).

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