La più antica testimonianza materiale del cristianesimo a Catania tornerà definitivamente nella sua terra d’origine. L’epigrafe di Iulia Florentina, datata al 320 d.C. e conservata per quasi due secoli nei depositi del Museo del Louvre, sarà esposta in modo permanente al Museo Diocesano di Catania, all’interno del nuovo allestimento della mostra “Revelare. Agata⎪riVive⎪Iulia”. Si tratta di un evento di portata storica e culturale eccezionale, reso possibile grazie a un accordo con le istituzioni francesi che hanno concesso il deposito a lungo termine della lastra marmorea.

L’epigrafe, incisa in latino su pietra, narra la breve esistenza della piccola Iulia, una bambina di diciotto mesi originaria di Hybla (l’attuale Paternò), morta poco dopo aver ricevuto il battesimo e miracolosamente tornata in vita per alcune ore. In quelle ore, secondo il testo, i genitori ebbero la possibilità di rivederla, ascoltarla e stringerla ancora, prima che una voce soprannaturale li invitasse a non piangerla, perché viva presso Dio.

Un dettaglio straordinario è la presenza del culto verso i martiri catanesi Agata ed Euplio – deceduti rispettivamente nel 251 e nel 304 – segno di una venerazione già viva e radicata nella comunità cristiana locale. Forse proprio per questo motivo, e per la memoria miracolosa che accompagnò la sua morte, la piccola Iulia fu sepolta nei pressi delle tombe dei martiri, a Catania, diventando così un segno della speranza e della fede dei primi cristiani in città.

«Nel corso dei miei studi, questa epigrafe è ritornata più volte: per me rappresentava un mito» racconta Cristina Soraci, professoressa associata di Storia dell’arte cristiana e medievale presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, che ha curato ricerche e pubblicazioni sul reperto. «È la prima testimonianza dell’esistenza del culto dei martiri a Catania e, per converso, di una comunità cristiana».

A proposito del rientro dell’epigrafe dal Louvre, Soraci spiega: «Il Louvre prevede non solo la possibilità di prestito, ma anche quella di deposito. Così abbiamo inoltrato la richiesta al Museo. A marzo abbiamo ricevuto la conferma ufficiale: l’epigrafe può tornare a Catania, in deposito permanente. La proprietà rimane al Louvre, ma la collocazione è quella della sua città d’origine, che la custodirà per i prossimi anni. Non è più un prestito occasionale, come nel 2008: è un segno duraturo».

Un grande successo, quindi, frutto di un lavoro condiviso e di una sinergia efficace tra istituzioni. «Il merito non è di una sola persona – precisa Soraci – ma di una squadra appassionata: il Museo Diocesano, l’arcivescovo Renna, il vicario per la cultura, alcuni colleghi dell’Università di Catania. Senza questo impegno comune, l’epigrafe non sarebbe mai tornata».

Il ritrovamento del reperto avvenne nel 1730 in una proprietà privata, da cui fu trasferito a Parigi nel 1793 e successivamente acquisito dal Louvre. Negli ultimi anni, grazie all’iniziativa dell’Arcidiocesi di Catania e al lavoro di studiosi come Cristina Soraci, Elena Frasca e Vittorio Rizzone, l’interesse per questo reperto è tornato vivo. La mostra del Museo Diocesano, che sarà inaugurata il 17 luglio, è il risultato di questa attenzione rinnovata.

«Con grande sorpresa e gioia abbiamo ricevuto una risposta positiva da parte del Louvre – racconta la direttrice del Museo Diocesano, Grazia Spampinato –. Naturalmente, il museo francese ha posto una serie di condizioni molto rigorose. L’epigrafe, infatti, è assicurata per un valore di un milione di euro. Abbiamo dovuto adeguare i parametri di sicurezza del Museo Diocesano».

L’allestimento prevede una ricostruzione del sepolcreto in cui la bambina fu deposta, situato nei pressi dell’attuale via Androne. Il complesso funerario si estendeva fino a piazza Santa Maria di Gesù e piazza Stesicoro, ma in parte è stato ricoperto dalla lava del 1669. L’epigrafe era collocata nel livello inferiore di un edificio funerario in pietra lavica. il rientro della lapide è stato reso possibile grazie alla generosità di alcuni sponsor: Aldini Group, Fondazione Francesco Ventorino, Barbagallo Impianti s.r.l., Michele Marmora – Studio d’Ingegneria e consulenza.

«Nel 2008, grazie all’intuizione di padre Zito – continua Spampinato – riuscimmo a ottenere dal Museo del Louvre un prestito temporaneo della lapide, in occasione della mostra “Agata Santa”. Fu un evento memorabile, anche se la durata fu limitata a due mesi. Già allora, in noi si accese il desiderio di riportare stabilmente questo reperto a Catania, nella sua terra d’origine. Il desiderio però non si è mai spento, e oggi finalmente è realtà. Il trasporto del reperto sarà effettuato con una ditta specializzata. La consegna avverrà direttamente sulla pista dell’aeroporto di Catania, con la presenza della ‘courier’ del Louvre – cioè la funzionaria incaricata di accompagnare personalmente l’opera – e dei nostri responsabili di trasporto. Sarà un’operazione delicatissima, che abbiamo preparato nei minimi dettagli».

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