Siamo qui in Cattedrale per partecipare alla Santa Messa come ulteriore momento della nostra devozione alla Santa Patrona, nell’ottava della Sua festa. Come ben sappiamo, con la riforma liturgica sono rimaste due sole ottave: rimangono solo quella di Pasqua e quella di Natale, il 1° gennaio in cui festeggiamo Maria Santissima Madre di Dio. Pur consapevoli di ciò, noi ci teniamo ad esternare ancora una volta l’affetto che ci lega a Sant’Agata. E lei può gradire il nostro omaggio se esso non si limita a semplici manifestazioni esterne, ma significa, invece, accresciuto impegno di imitare la sua vita cristiana con le esemplari virtù che la caratterizzano. Ricordiamolo sempre: Agata ci accoglie qui in Cattedrale per dirci che il centro della sua giovane esistenza fu Gesù e per spingerci a fare altrettanto da parte nostra.

Il nostro sguardo ammirato si posa su Agata per cercare di comprendere meglio la sua vita e per leggere i tratti principali del suo bel volto. A tale scopo sono di grande aiuto i due brani del Nuovo Testamento che abbiamo appena ascoltato. La pagina del Vangelo di Matteo (10,17-22) fa parte del cosiddetto discorso missionario in cui Gesù illustra agli apostoli la natura, lo stile, le gioia e le difficoltà della missione cui li destina. Le parole che abbiamo ascoltato presentano gli inviati perseguitati come il Maestro. I verbi che Matteo usa qui richiamano espressioni della descrizione della passione di Gesù. Come Gesù fu tradito e consegnato da Giuda, così accadrà per i discepoli inviati in missione: saranno consegnati, flagellati, condotti davanti a governatori e re per causa del Maestro. Agata, da quello che sappiamo dalla tradizione, non fu condotta in tribunale da accusatori, ma fu Quinziano a farla cercare e condurre in sua presenza. Anche se con questa diversità iniziale, Agata sperimentò le varie fasi di cui Gesù parla. Ebbe così la possibilità di dare testimonianza non solo a Quinziano, ma anche ai concittadini. Leggendo la passione di Agata restiamo, in particolare, fortemente sorpresi ed impressionati dalle sue risposte a Quinziano. Si avverò, al riguardo ed in pienezza, la promessa di Gesù: “non preoccupatevi di come e di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi”. Ecco il segreto delle parole di Agata che mise in difficoltà sia Afrodisia che cercava di distoglierla dalla sua scelta cristiana, sia lo stesso Quinziano, costretto a rimandare Agata in carcere perché la ragazza lo confutava a voce alta, innanzi al pubblico.

Agata ha perseverato fino alla fine e così ha raggiunto la salvezza. Adesso splende gloriosa in paradiso coronata di vittoria, ed è sempre con noi per incoraggiarci. Lo fa ripetendo a noi, anche questa sera, le parole che Paolo rivolgeva ai Romani e che noi abbiamo ascoltato come prima lettura di questa Santa Messa (8, 31b-39). Agata ha fatto una bella esperienza della presenza di Dio nella sua vita. Ha creduto all’amore di Gesù, al Quale rimase sempre fedele al punto da poter affermare con San Paolo “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”. Le difficoltà in cui possiamo trovarci, non devono diventare per noi tentazioni per dubitare dell’amore di Dio, come se Egli ci abbandonasse nell’ora della prova, ma devono essere occasioni di vittoria. Agata è infatti la prova che “in tutte queste cose [le difficoltà della vita e persino le persecuzioni] noi siamo più che vincitori grazie a Colui che ci ha amati”. Anche in questo momento Agata ci invita a vivere in modo tale da poter affermare con Paolo, con lei e con tutti i martiri di ieri e di oggi: “né morte né vita, … né presente né avvenire, … né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore”.

Stretta a Cristo, Agata è stata sempre “liberazione della Patria”. Catania ne ha fatto continuamente esperienza e per questo ci rivolgiamo a lei con tanta fiducia invocando una speciale protezione per tutti noi e per la nostra Città. Fratelli e sorelle: Agata ci vuole rendere come lei “liberazione” della nostra Città. Lo saremo se ci comporteremo da veri discepoli di Gesù e da cittadini esemplari. Libereremo la nostra Città, libereremo le nostre comunità se osserveremo i Comandamenti del Signore, se nella nostra vita quotidiana seguiremo quello che Gesù ci dice nel Vangelo. Stringerci attorno ad Agata ha questo forte ed impegnativo significato. Essere devoti di Agata significa impegno personale e comunitario per onorarla bene, con la santità della vita, con l’onestà quotidiana, con la promozione del bene comune, con la solidarietà e l’accoglienza verso tutti, e particolarmente nei riguardi delle persone che da noi attendono vicinanza cordiale e generosa.

Onorare Sant’Agata significa anche collaborare affinché la festa, in tutti i suoi momenti, si svolga con ordine, nella sicurezza e nella legalità. E’ bello poter sottolineare che, facendo ciascuno la nostra parte, la festa sta andando bene. Possiamo, quindi, ringraziarci vicendevolmente, fedeli, Istituzioni civili ed ecclesiastiche, Comitato per la Festa di Sant’Agata, Associazioni agatine e volontariato. Non possiamo, perciò, accettare che l’impegno generoso da parte di tante persone di buona volontà sia offuscato da qualche gesto contrario da parte di pochi. Chi ha sbagliato se ne renda conto, se ne penta, chieda perdono al Signore, si scusi con Sant’Agata e con la comunità. Per intercessione di Sant’Agata, il Signore ci renda veri discepoli che quotidianamente avanzano nella via della conversione e della santità. Così sia per tutti noi.

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