di Laura Napoli

Presso la chiesa capitolare di San Giuliano, la sezione di Catania  dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme , “Card. S. Pappalardo “,  si è riunita per il terzo incontro di formazione . La relazione è stata affidata alla Prof. Marilena Taormina Chiarenza che ha introdotto il decreto “Ad Gentes” del Concilio Vaticano II, promulgato dal papa Paolo VI il 7 dicembre 1965.

L’incontro, organizzato dalla Sezione guidata dal Preside, il Dott. Sergio Sportelli, si è svolto alla presenza del Luogotenente d’Onore della Italia-Sicilia,  il Prof. Giovanni Russo, del Preside della Sezione, Dott. Sergio Sportelli e  del nuovo Cerimoniere Ecclesiastico, Don Massimiliano Parisi.

La professoressa ha spiegato l’argomento centrale del documento, il  “diritto-dovere della Chiesa” di annunziare il Vangelo ovvero la sua missione nel mondo “la quale  non è la sua intromissione nel governo della città terrena, ma la realizzazione del “sogno di Dio” che tutti i popoli entrino nella relazione d’Amore con Lui; di conseguenza la Chiesa ha una esigenza di universalità ovvero di  cattolicità”.

Nella evangelizzazione, la  testimonianza  dello stile di vita coerente con il Vangelo sorpassa l’efficacia di qualunque appropriato discorso. Se i fedeli rimangono nella fiducia di essere alla presenza di Gesù Cristo vivo in loro, infatti, sono possibili comunicazioni non verbali che risolvono anche ostacoli al “dialogo interreligioso”.

Da qui le occasioni per “coniugare l’ universalità della Chiesa con le diversità  dei popoli  in un’ attività organizzata dal collegio episcopale, successore della comunità dei primi apostoli”, ha sottolineato la relatrice. Dunque il documento  spiega i principi dottrinali della missione della Chiesa, l’opera missionaria e i suoi frutti ovvero la nascita delle  chiese territoriali, e la questione più importante  che è la formazione  delle comunità, soprattutto spirituale e morale.

Durante la conversazione è stato ricordato che  il Documento è nato in  momento storico in cui la Chiesa toccava con mano “la crisi vocazionale” e la conseguente necessità di “formare i laici” che sono stati rivalutati nel Concilio come “la base dell’attività missionaria”.

L’incontro è stato  molto partecipato dai Cavalieri e dalle Dame che sono intervenuti. Durante il dibattito sono stati diversi gli spunti di riflessione; passano gli anni, cambiano le strategie a seconda dei tempi e delle aree geografiche delle missioni, ma  a causa di  queste considerazioni “il documento non può essere considerato obsoleto, perché scaturisce dalla riflessione biblica”.

Uno degli obiettivi del documento è la cooperazione fra i missionari e gli enti del territorio,   istituti pubblici e  religiosi. La Prof. Chiarenza ha precisato che l’attività missionaria non è e non può essere solo quella ai confini del mondo, “c’è anche quella nella nostra città, nelle ‘periferie esistenziali’  di ognuno di noi”.

Se  oggi esistono anche  “lo spazio virtuale, i social, ambiti e sfide nuove rispetto alla società  del  1965”, questo significa che dobbiamo trovare nel presente i “modi personali di evangelizzare”, e sempre come allora, dobbiamo farlo senza isolamento ma “con spirito di cooperazione”.

A tal proposito ha concluso il Preside: “Alla base della formazione della comunità dei fedeli ci deve essere il coraggio di ammettere che dobbiamo sempre imparare, e di non fare passi indietro, perché anche evitare in pubblico  di fare il segno della Croce, può essere una mancata occasione di testimonianza cristiana”.

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