di Filadelfio Grasso

I suoi occhi guardano intensamente un’immagine di san Placido, prima di entrare nella sala operatoria e subire un intervento per choc emorragico.

P. è un bambino di otto anni, non capisce molto di ciò che gli sta succedendo ma comprende che è molto grave. Lui è sempre stato devoto al martire patrono del suo paese e prima di addormentarsi sotto l’effetto dell’anestesia, parla col suo Protettore: “Aiutami, san Placido, sono piccolo come eri piccolo tu quando sei stato tirato fuori dalle acque del lago dove eri caduto… Aiutami.” E le sue preghiere si uniscono a quelle dei familiari e di tutti i conoscenti.

Al termine, dopo l’intervento durato sei ore, una infermiera sussurra alla madre del piccolo: “Tuo figlio ha toccato le porte del Signore. È ritornato indietro e adesso andrà solo a migliorare.

Oggi, festa di San Placido, tra i devoti col camice bianco e il medaglione, c’era anche lui a ringraziare il Santo per essergli stato vicino ed averlo voluto in vita, sorridente e vivace come tutti i bambini.

Un legame intimo e profondo

Ecco, a Biancavilla, un profondo e intimo legame esiste tra i fedeli e il loro Santo Patrono, manifestato nel corso della festa di ottobre (la più grande e importante che venga celebrata dalla comunità cittadina), ma anche tra le mura domestiche (dove una immagine del Santo è sempre presente come segno di protezione e auspicio di prosperità).

Fino a qualche anno fa, molti anziani nel paese ricordavano che quando nelle famiglie c’era un ammalato grave, si chiedeva al prevosto di portare al capezzale del congiunto il braccio di san Placido. Incaricato di questo gesto di pietà era il prevosto stesso oppure il canonico tesoriere della Collegiata che aveva in custodia il tesoro della Chiesa Madre e quindi anche delle reliquie. Molti ricevevano la grazia della guarigione, altri chiudevano gli occhi alla vita terrena con la certezza che quel braccio che in vita aveva fatto tanto bene per il prossimo e quella mano che aveva tante volte benedetto i fedeli, adesso avrebbe accolto l’anima del sofferente, presentandola a Dio.

Placido è stato sempre modello di vita cristiana (i novizi benedettini da secoli lo invocano come loro patrono), a lui ci si rivolge nelle calamità e nelle “tempeste della vita”, per lui si elevano preghiere e voti che toccano il culmine nei giorni della festa.

Devozione in tutta la Sicilia

Dal 1588, anno in cui furono rinvenuti a Messina i corpi di san Placido e dei suoi compagni, martirizzati sulle rive di quella città nel 541, la devozione verso questo santo si è diffusa in tutta la Sicilia e anche oltre, soprattutto dove sorgevano monasteri benedettini, l’ordine al quale Placido appartenne fin dall’età di sette anni.

Nel corso del XVII secolo, in tutta l’isola la venerazione di san Placido fu un crescendo e in molte chiese se ne trova testimonianza fino a oggi (vedi a Catania la maestosa chiesa nel centro storico e le pale d’altare che si trovano nel tempio di san Nicolò l’Arena).

E’ patrono di Messina che a lui si rivolse durante la terribile epidemia di peste che colpì i suoi abitanti nel 1743, e tributa per lui ben due feste nel corso dell’anno, una ad agosto (per ricordarne il ritrovamento dei resti mortali) e una a ottobre per la ricorrenza liturgica.

Anche altri comuni accolsero la devozione per san Placido. Primi fra tutti Castel di Lucio (dove una sua reliquia fu portata da un umile frate nel 1590) e Biancavilla che ricevette in dono da parte della Comunità benedettina di Santa Maria di Licodia l’osso del braccio destro del Santo agli inizi del Seicento.

Un modello per dare senso alla vita cristiana

Le celebrazioni annuali in onore a san Placido vogliono offrire a tutta la comunità una opportunità di riflessione sulla vita, sulla figura e sull’esempio del santo monaco benedettino che fin dall’infanzia fu educato al sacrificio, alla preghiera, all’obbedienza e al lavoro. Valori universalmente validi, che assumono oggi un significato ancora più profondo, data la crisi di ideali che attraversa la nostra società.

Proprio nel corso della solenne concelebrazione Chiesa Madre di Biancavilla, l’abate Dom Vittorio Rizzone, ha ricordato che solo Cristo può dare senso e valore alla vita dell’uomo. E solo l’uomo che resta attaccato a Cristo potrà portare frutti buoni nella società in cui vive. L’esempio di san Placido, in questo anno, caratterizzato ancora dalla pandemia da Covid, ci sia di aiuto nell’affrontare le difficoltà della vita, la sua intercessioni ci accompagni in questi tempi incerti e la sua figura sia un luminoso segno di speranza per tutti i cristiani.

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