Chi semina virtù fama raccoglie soleva affermare il grande Leonardo da Vinci. È il caso del commendatore dott. Andrea Dell’Acqua di cui il 3 gennaio ricorre il trentesimo anniversario della sua scomparsa. Fu una figura di alto profilo, fondamentale punto di riferimento non soltanto per la città etnea, Dell’Acqua ha saputo coniugare le doti intellettuali con quelle morali.

Segretario generale del Comune di Catania e direttore amministrativo dello storico “Teatro Massimo Bellini”, egli ha altresì ricoperto i ruoli di governatore dell’Arciconfraternita di S. Orsola e di membro attivo del Comitato dei festeggiamenti agatini.

«Di Andrea Dell’Acqua ricordo ciò che un nipote può rammentare dell’epoca in cui aveva 6 anni – dice a Prospettive Daniele Cavallaro – una voce possente, la barba ispida che mi pungeva e un’autorevolezza di cui naturalmente allora non avevo consapevolezza. Tutto il resto l’ho appreso da mia madre, dai familiari, ma soprattutto dalle tante persone, ecclesiastiche e non, che ancora oggi lo ricordano. Ho avuto il privilegio di realizzare una tesi di laurea sulla sua figura. Andrea Dell’Acqua è stato un uomo delle Istituzioni ma, a parte il Comune di Catania e il Teatro Massimo “Bellini”, senza dubbio i suoi più grandi amori furono l’Arciconfraternita di S. Orsola, da lui condotta ai massimi livelli, e S. Agata, della cui Festa è stato “de facto” a capo tra gli anni ’60 e ’80. Furono sue le intuizioni di istituire la cosiddetta “predica di Piazza Iolanda” e l’omaggio dell’Arcivescovo direttamente in strada, tra la gente, e non più dal balcone dell’arcivescovado come di consueto fino ad allora. Il suo più grande rimpianto fu quello di non aver mai potuto celebrare una Santa Messa, avendo lasciato il Seminario a conclusione di quello minore».

La morte di Andrea Dell’Acqua, spentosi improvvisamente in un venerdì del 1992, fece subito notizia in città, suscitando profonda e sincera commozione. D’altronde, raggiungendo un’alta e solida posizione sociale, s’era sempre distinto per competenza, umanità e disponibilità. Ricordato da molti con stima e affetto.

Una personalità unica, da ascrivere a quei rari casi che riescono a trasformare l’esercizio del potere in pratica di servizio per il bene della collettività. Né si possono dimenticare il forte impegno agatino, la sua devozione religiosa, l’entusiasmo e la passione riversati nelle iniziative e nelle attività promosse dalla Diocesi di Catania.

La figura e la tangibile opera di Dell’Acqua uomo e professionista, oltre a costituire un’eredità etico-sociale per la propria famiglia, si rivela esempio virtuoso anche per le nuove generazioni, proprio in un momento di crisi di ideali e di valori religiosi e civili come quello che stiamo attraversando. Ricca di risorse umane e culturali, la città etnea ricorda la lezione di grande preparazione e di dignità di uno dei suoi figli più significativi.

Diceva Albert Einstein: “Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore”. Una lezione che il comm. dott. Andrea Dell’Acqua ha certamente fatto propria. Ma, se “dei grandi – come soleva affermare Sebastiano Addamo, tra gli intellettuali più avvertiti di casa nostra – c’è spesso ricordo ma non riconoscimento”, Andrea Dell’Acqua fa eccezione: per lui infatti c’è sia ricordo che riconoscimento.

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