di Giuseppe Adernò

Domenica 29 maggio, nella giornata di chiusura della Settimana delle Comunicazioni sociali, si registrano sul calendario i primi 100 giorni dell’Arcivescovo Mons. Luigi Renna a Catania.

Rispondendo alla nostra intervista, Mons. Renna, dopo questo “primo assaggio”, ha messo in luce che “la Chiesa catanese è ricca di risorse e di potenzialità, è tanto desiderosa di camminare insieme e di esprimere la sua testimonianza di fede”.

Auspica un maggiore coordinamento tra gli Uffici, e privilegia l’attenzione al Seminario e alla formazione come” uno dei più importanti impegni del prossimo futuro, in sintonia con le Chiese che sono in Italia che stanno “riscrivendo” la “ratio” formativa.”

In occasione della festa di Pentecoste l’Arcivescovo consegnerà ai fedeli il documento che raccoglie l’ascolto del primo anno di percorso sinodale e annuncia per settembre il Convegno diocesano e la consegna della prima lettera pastorale per l’Arcidiocesi di Catania.

Sono trascorsi cento giorni dal suo insediamento nell’Arcidiocesi di Catania ed ha incontrato quasi tutte le realtà ecclesiali, i vicariati, le parrocchie, i gruppi e le associazioni. Ha incontrato per primi i carcerati, i giornalisti, gli studenti, gli universitari, i lavoratori. Come Padre e Pastore che impressione ha riportato da questi incontri? Quali sono stati particolarmente toccanti e significativi in vista del Piano Pastorale da avviare?

Gli incontri che ho avuto in questo periodo sono stati numerosi, ma li considero appena un “primo assaggio” di relazioni con la variegata realtà della Chiesa di Catania e del suo territorio. Credo fermamente che uno dei principi della vita sociale, come ci suggerisce Papa Francesco nella “Evangelii Gaudium”, sia che “il tempo è superiore allo spazio”, e quindi quando ci si comincia a conoscere si avvia un processo, destinato a consolidarsi e a divenire sempre più una relazione vera. La prima impressione che ho avuto in questo “avvio” è che la Chiesa catanese è ricca di risorse e di potenzialità, è tanto desiderosa di camminare insieme e di esprimere la sua testimonianza di fede. Ho notato anche qualche ferita e qualche fatica, ma ritengo che sia normale che esse ci siano; l’importante è non lasciarle incancrenire: un detto chassidico afferma che “l’esilio peggiore nella storia degli ebrei fu quando vi ci si abituarono!

Come ha trovato la Chiesa di Catania? Nei suoi interventi ha spesso ricordato un vescovo pugliese quasi per dare continuità al suo ministero di Pastore che viene dalla Puglia e incontra per la prima volta la Sicilia. Quali sono le convergenze e quali aspetti sono apparsi innovativi e originali, come “punti di forza” dai quali partire?

Sottolineo come punto di forza nel legame tra la Chiesa di Catania e quella di Puglia che conosco abbastanza nel suo complesso, e che “hanno preso sul serio” il Concilio Vaticano II e la sua applicazione nelle varie stagioni che si sono susseguite. Oggi siamo in una stagione “cruciale”, quella del cammino sinodale, e noto una convergenza nell’accoglienza di questo stile in cui il popolo di Dio vive “il servizio dell’ascolto”.

Nell’organizzazione della Diocesi ci saranno certamente “punti di debolezza” da rinforzare e migliorare, quali le priorità?

Non voglio essere affrettato nei giudizi, ma credo che occorra insistere in un maggiore coordinamento tra gli Uffici Pastorali e le aggregazioni laicali, in un dialogo più proficuo nelle vicarie, in una pastorale che sia attenta a recepire le “istanze” sinodali.

Il seminario di Catania ha celebrato i 450 anni dell’istituzione. Con la sua esperienza di Rettore di Seminario quali sono le prospettive per il futuro?

Il Seminario di Catania ha una storia stupenda, perché è stato il cuore pulsante della formazione dei presbiteri per secoli, e tale formazione ha avuto una ricaduta sul popolo di Dio. Intanto possiamo celebrare i suoi 450 anni perché si è sempre rinnovato: il rinnovamento della formazione è ciò che rende questa istituzione un vero servizio alla Chiesa. Sarà uno dei più importanti impegni del prossimo futuro, in sintonia con le Chiese che sono in Italia che stanno “riscrivendo” la “ratio” formativa.

I suoi cento giorni a Catania sono stati segnati dall’ombra nera della guerra Russia-Ucraina e sono stati realizzati diversi momenti di preghiera e invocazione di pace, anche mediante marce e manifestazioni cittadine. Quali sono le iniziative in atto per gli aiuti umanitari?

Gli aiuti umanitari sono stati ingenti per quanto riguarda la colletta delle parrocchie, consegnate il Giovedì santo. È stato notevole anche l’impegno di numerose associazioni e movimenti, che stanno operando silenziosamente, ma efficacemente.

Ha messo a dimora anche degli alberi di ulivo segno di pace, e di dialogo ecumenico. Come proseguirà il cammino pastorale e sinodale?

Il cammino sinodale avrà una conclusione della sua prima tappa con la Veglia di Pentecoste: sarà consegnato al popolo di Dio il documento che raccoglie l’ascolto del primo anno di percorso sinodale. Sarà utile conoscerlo nelle nostre comunità e nelle iniziative estive. A settembre vivremo il Convegno Diocesano, con la consegna della mia prima lettera pastorale a Catania e l’approfondimento del metodo sinodale con l’aiuto di un esperto. Sarà molto importante preparare referenti parrocchiali e dei movimenti e poi partire con un ascolto più al largo raggio, con tematiche che andranno precisate!

Ha celebrato la sua prima Pasqua a Catania quali sono stati i momenti particolari e significativi per la Sua missione di Pastore e Guida della Diocesi?

Certamente le catechesi e l’esperienza degli Esercizi spirituali in Cattedrale, ma anche la Messa Crismale e la celebrazione del Triduo Santo. Sono molto contento anche della visita a luoghi di cura della persona come gli ospedali e le carceri, come anche degli incontri con i giovani delle scuole.

Il 21 maggio, in continuità con quanto annunciato da Mons. Gristina, ha promosso l’ostensione straordinaria del Busto reliquario di Sant’Agata. Quali le considerazioni sulla devozione e religiosità popolare dei catanesi e come dare forza e carica spirituale in vista di una sempre più rinnovata vita cristiana?

Credo che la religiosità popolare sia espressione di una spiritualità che vede protagonisti soprattutto i poveri nel loro incontro con Dio. Sarà molto importante condividere questi momenti, prima di dare giudizi ed indicazioni, anche se ho sperimentato che Monsignor Gristina e i suoi collaboratori hanno operato molto per dare indicazioni e metodo che stanno restituendo un volto sempre più sereno alle manifestazioni di fede.

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