di Benedettine del SS. Sacramento di Catania

La sera del 7 febbraio ha regalato alla nostra comunità monastica e ai presenti convenuti nella nostra chiesa di San Benedetto un intenso momento in memoria del carissimo mons. Gaetano Zito (Troina 1954 – Catania 2019), nostro cappellano per 27 anni e apprezzato docente di Storia della Chiesa e archivista. Impossibile dimenticare una persona dal così alto profilo umano, spirituale e culturale: riparlarne ancora ha confortato il cuore. Tanto l’affetto che lui ci ha donato insieme alla sua schietta amicizia e la sua vicinanza paterna. Un dono per cui ringraziare prima di tutto il Signore.

A darcene ancora occasione è stata la significativa iniziativa portata avanti dallo Studio Teologico “S. Paolo” per il quale mons. Zito ha profuso la sua vasta preparazione culturale negli anni di docenza, nonché di presidenza, stimolando filoni di ricerca che aiutassero ad approfondire, per amarla di più, la storia della Chiesa universale e le gemme di quella locale, pur tra le inevitabili contraddizioni e limiti che lui sapeva rilevare con lucida analisi e, al contempo, con una lettura sapienziale che rimandava oltre, in Alto.

Ecco perché il direttore dello Studio teologico, don Antonino Sapuppo, insieme ai docenti che hanno fatto confluire i loro importanti contributi, ha voluto consegnare una seconda pubblicazione dedicata appunto al compianto Gaetano Zito. Come ha avuto modo di dire porgendo il suo saluto, «questa è senz’altro un’occasione per ricordarlo e poter condividere la bellezza di un rapporto con la cultura che Catania merita e, soprattutto, che può continuare a sussistere anche grazie all’apporto dato da mons. Gaetano Zito». La prima miscellanea era stata curata, ad un anno dalla morte, dall’allora preside mons. Maurizio Aliotta. Per questa seconda edizione dobbiamo ringraziare don Francesco Brancato che, con entusiasmo e perizia, ne ha curato la pubblicazione. Moderando la presentazione del libro Le incrinature della storia. Studi in ricordo di Gaetano Zito, il Curatore ha sottolineato il legame amicale che intercorreva tra lui e il preside Zito quale rimando ai sentimenti condivisi in quanti lo hanno conosciuto e stimato.    

Nel suo saluto iniziale il nostro arcivescovo, S. E. mons. Luigi Renna, tra le altre cose ha richiamato l’asserzione finale dell’introduzione di mons. Zito al poderoso volume Storia delle Chiese di Sicilia (LEV 2009) da lui curato: «La lezione della storia educhi alla pazienza e nutra la speranza». C’è qui tutto il palpito dell’uomo di cultura ma soprattutto del sacerdote il cui sguardo di fede ne ha sempre orientato la pastorale, gli studi, l’insegnamento. Un uomo che progressivamente ha accresciuto sì il suo sapere, ma anche la sua esperienza di Dio.

La presentazione del libro è stata affidata al catanese S. E. mons. Giuseppe Baturi, già docente al “S. Paolo”, attualmente arcivescovo di Cagliari e segretario generale della CEI. Da amico, confratello e collega, ha ben saputo tratteggiare la figura di mons. Zito – anche in riferimento al suo impegno di Direttore dell’Archivio storico diocesano e in qualità di Vicario episcopale per la cultura – donandoci un vivace squarcio sul presbiterio catanese negli anni immediati al Concilio Vaticano II e densi di fervore. Diversi i nomi di presbiteri risuonati nello scenario barocco della nostra chiesa, un luogo sacro e tanto amato dal nostro defunto cappellano: «Erano tutti preti – ha sottolineato mons. Baturi – di quella generazione, ciascuno dei quali viveva in costante rapporto con gli altri per cui, noi più giovani, ci sentivamo introdotti dentro una rete di amicizie anche dialettica e di collaborazione». E ancora è risuonato il nome di sant’Agata e del beato cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet insieme al fermento che ha animato tanta carità e dedizione a favore della propria gente, dei fedeli tutti.

Mons. Gaetano Zito, come ha concluso porgendo un suo saluto S. E. mons. Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale che ha partecipato alla presentazione al di là del tavolo, è e rimarrà sempre un testimone luminoso perché tanto ha amato e servito la Chiesa con instancabile tenacia e impegno. Non solo a livello locale, ma anche con incarichi di rilievo a livello nazionale come quello di Presidente dell’Associazione degli archivisti cattolici.

Alla fine abbiamo cantato l’antifona mariana Alma Redentoris Mater e, mentre le nostre voci esprimevano la commossa armonia che ci univa nella preghiera, davvero abbiamo percepito ancor più quella profonda certezza nella Resurrezione che ci fa vivere la dipartita di una persona così cara non come un addio bensì come un arrivederci, perché tutto quello che padre Gaetano ha detto e ha fatto, soprattutto ciò che è stato, ritorna ancora a gloria di Dio e della crescita di noi tutti.  

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