di don Giuseppe Longo

Domenica 19 marzo si è svolta la ‘Via Crucis’ delle comunità multietniche cattoliche promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale delle Migrazioni, diretto dal diacono don Giuseppe Cannizzo, in collaborazione con il Centro Missionario diocesano, diretto da don Deodato Mammana. Presenti numerosi rappresentanti dello Sri Lanka di lingua cingalese e tamil, delle isole delle Mauritius, della Nigeria, del Congo, della Tanzania, e dell’Europa dell’Est (Polonia, Ucraina, Romania, Ungheria), presenti anche le Suore di Calcutta, la Locanda del Samaritano ed altre comunità religiose che ospitano ragazze madri ed in difficoltà della Nigeria. Una della Via Crucis multietnica per dare voce agli Immigrati di fede cattolica presenti in città, ai Missionari, ed, altresì, per ricordare i Cristiani Martiri.

Ha presieduto il momento di preghiera l’Arcivescovo Mons. Luigi Renna coadiuvato dal diacono Giuseppe Cannizzo, alla presenza di mons. Barbaro Scionti, don Deodato Mammana, il sacerdote Duminda Suresh, cappellano della comunità etnica cingalese di Catania, don Mario Sirica, sac. David Moris, della Tanzania, sac. Roman Shymon, cappellano della comunità ucraina, sac. Stephanil Dimibw Ngand, Congolese. Diaconi Giuseppe Calantropo, Santo Rizzo, Francesco Papotto.

Il percorso, con partenza da Piazza Ogninella (attraverso p.zza Scammacca – via Sant’Agata – via Vittorio Emanuele – p.zza Duomo – via Etnea – p.zza Università – via Euplio Reina, con ritorno nuovamente nella Chiesa di Santa Maria dell’Ogninella) è stato animato con canti, meditazioni e preghiere dalle differenti comunità etniche. Lungo le 14 stazioni della strada percorsa da Gesù nel portare la croce, dal tribunale dove fu condannato da Pilato, al luogo del Calvario per essere crocifisso, si è pregato per la promozione di nuova cultura dell’accoglienza e per la pace tra i popoli oltre ogni diversità religiosa, etnica e culturale. Soprattutto si è posta particolare attenzione al rispetto dei diritti umani e di una pari dignità tra i cittadini. Oltre ogni forma di discriminazione ed esclusione sociale e religiosa. Da qui l’invito rivolto alle diverse comunità a costruire una nuova società fondata sui valori dell’integrazione e della condivisione.

Alla processione, svoltasi in maniera composta ed immersa in un atteggiamento di fede, hanno partecipato circa 400 persone, compresi molti concittadini che si sono uniti spontaneamente lungo le vie del percorso.

La Via Crucis ha offerto meditazioni e spunti di riflessione sulle problematiche del nostro tempo legate al recente fenomeno migratorio, e non solo. Attraverso le diverse stazioni, dalla condanna di Gesù a morte, passando per il peso della croce che Egli ha portato per tutta l’umanità, sino alla crocefissione ingiusta, i migranti in rappresentanza delle diverse comunità etniche, si sono uniti in preghiera formando un unico corpo spirituale. Ognuno di essi ha offerto all’intera comunità civile una meditazione sul senso della sofferenza e sulla Croce, che, oggi, si incarna negli emarginati, nei profughi, nei precari, in quanti scappano dalle guerre, dalle violenze e dalle persecuzioni in diverse parti del mondo.

“Nella prima caduta di nostro Signore – si legge nella meditazione della terza stazione – di grande dolore contempliamo un Gesù umanissimo. In mezzo alla folla e stordito dalle grida dei soldati, dolorante per le percorse e bruciante per le piaghe della flagellazione, colmo di amarezza interiore per l’immensa ingratitudine umana, Gesù cade. Cade per terra! Ma in questa caduta, in questo cedere al peso e alla fatica, Gesù ci insegna ad accettare le nostre fragilità, le nostre debolezze a non scoraggiarci per i nostri fallimenti, a riconoscere con lealtà i nostri limiti. Gesù ci aiuta anche ad accogliere la fragilità degli altri; a non infierire su chi è caduto, a non essere indifferenti verso chi è schiacciato dalla fatica quotidiana. E ci dà la forza di non chiudere la porta a chi bussa alle nostre case, chiedendo asilo, dignità e patria. Consapevoli della nostra fragilità, possiamo accogliere tra noi la fragilità degli immigrati, perché trovino sicurezza e speranza.”

Significativa, infine, la meditazione proposta per la quinta stazione nella quale Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la Croce: “Ogni volta che con bontà ci facciamo incontro a qualcuno che soffre, qualcuno che è perseguitato e inerme, condividendo la sua sofferenza, aiutiamo a portare la croce stessa di Gesù”. Ma è sulla via del Golgota, in cui Gesù cadde lungo il doloroso percorso, che si incarna il volto di tutta l’umanità sofferente, alla quale, però, Cristo attraverso la morte in croce, ha dato senso e giustificazione.

La Via Crucis, infine, si è conclusa con la Santa Messa presso la Chiesa di S. Maria dell’Ogninella, presieduta dal sacerdote cingalese Duminda Suresh, con grande partecipazione delle comunità cingalesi-tamil e mauriziane, molto integrate in città ed esempio di fervente fede cattolica.

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