di Giuseppe Adernò

In preparazione alla Pasqua l’Ufficio diocesano di Pastorale scolastica ha promosso due incontri di formazione uno ad Adrano, presso la scuola “Santa Lucia” e l’altro a Catania, nella Chiesa dei Minoriti, cappellania dell’Università.

Animato dai canti del gruppo corale CGS Life di Biancavilla, l’incontro, coordinato dal direttore dell’Ufficio, prof. Marco Pappalardo, è stato introdotto dal messaggio dell’Arcivescovo, Mons Luigi Renna, il quale ha commentato il brano evangelico dell’incontro di Gesù con i discepoli sul lago di Tiberiade dopo la Pasqua.

Un commento semplice e diretto ai ragazzi, spesso delusi, come lo erano i discepoli, dopo la morte del Maestro, e la domanda rivolta loro: “Cosa avete da mangiare?” apre il dialogo come avvenne con la Samaritana alla quale Gesù chiese: “dammi da bere”.

L’incontro con Gesù costituisce l’evento che cambia la vita, come fu per San Paolo o per Sant’Agostino dopo la conversione e come ha detto Papa Francesco nella catechesi del mercoledì “L’incontro ti cambia da dentro, ti fa un’altra persona. Se uno è in Cristo, è una nuova creatura: non è un maquillage, che ti cambia la faccia. tu sei cristiano di apparenza, questo non va: il vero cambiamento è del cuore”.

Nella nebbia della vita di oggi, sotto la cappa della delusione, dello scoraggiamento ecco che nel giorno di Pasqua arriva una nuova luce che illumina e rischiara il cammino per una ripresa da “risorti”, con un cuore nuovo, un cuore di carne e non un cuore di pietra.

Il monito di S. Ignazio di Loyola: “Non il molto sapere sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e il gustare le cose internamente”, guida la riflessione sugli interrogativi fondamentali: “Dov’è Gesù nella tua vita? Hai incontrato Gesù? Parli con Gesù, leggi il Vangelo?”. “Se non è entrato Gesù nella tua vita, non sei cristiano. Gesù deve entrare nella tua vita. L’amore di Dio ci spinge, e quando lo si incontra si va avanti”.

Il messaggio dell’Arcivescovo è stato ripreso dal sociologo Silvio Cattarina, di Comunione e Liberazione, fondatore della comunità terapeutica “L’imprevisto” di Pesaro.

Facendo riferimento alla poesia di Montale sul viaggio “L’imprevisto è la sola speranza” la comunità risponde al bisogno educativo e terapeutico di ragazzi devianti o tossicodipendenti, minorenni e maggiorenni e con la guida di psicologi, sociologi ed educatori, offre un ambiente di incontro con figure adulte e significative e li aiuta ad uscire dal tunnel dello sconforto e della delusione dopo le negative esperienze vissute ed è ricorrente l’espressione “Non c’è nulla che valga la pena”.

Il messaggio di testimonianza diretta e il racconto di esperienze vissute è giunto ai giovani presenti ad allargare il cuore alla speranza, a “prendere il largo” a guardare in alto a “stare insieme e non solo accanto”, guardando verso la meta camminando insieme per raggiungere l’ideale.

La scritta “life” sulla maglietta dei ragazzi del coro indirizza al grande desiderio di vivere e vivere bene, nella gioia del dono e nel desiderio di fare della propria vita un’opera d’arte.

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