di Giuseppe Adernò

Al termine della solenne liturgia del Venerdì Santo, presieduta in Cattedrale dall’Arcivescovo Mons. Luigi Renna, arricchita dalla lettura del Passio, la preghiera universale, l’adorazione della croce e la comunione Eucaristica, ha avuto luogo una particolare meditazione – processione – Via Crucis per le vie della Città. accompagnando l’urna con il Cristo morto e la statua dell’Addolorata.

Una processione devota e raccolta, in preghiera e le riflessioni proposte hanno posto l’attenzione sui problemi dell’oggi: la guerra, la violenza, la dispersione scolastica, lo stato di degrado della Città in dissesto finanziario e la carenza di tanti servizi.

Lodevole la tradizionale partecipazione degli operatori dell’AMT che hanno portato a spalla l’urna del Cristo Morto con tanti fiori bianchi e degli addetti delle Poste con la statua della Madonna Addolorata.

Numerosi i fedeli che insieme alle confraternite, dai caratteristici mantelli e stendardi, ai religiosi e alle Suore, alle associazioni laicali, alle Dame e ai Cavalieri del Santo Sepolcro hanno testimoniato devozione e fedeltà ai valori della fede che si rende concreta con la carità.

Come nella Via Crucis di Roma al centro dei sacri riti sono stati proposti messaggi di solidarietà e di attenzione per i profughi, le popolazioni martoriate dalla guerra, e colpiti dai terremoti.

Nel messaggio finale di saluto e di ringraziamento per la devota partecipazione dei fedeli, Mons. Renna ha ricordato anche i problemi del Medio Oriente, citando padre Gabriel Romanelli, parroco latino della parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza, dove vive una minuscola comunità cattolica di 120 fedeli su due milioni di abitanti, tutti musulmani ed “il piccolo gregge” insieme si prepara a celebrare la Pasqua cristiana e la Pesach ebraica sotto le bombe.

Il camminare “insieme” e “non solo accanto”, proposta operativa della dimensione sinodale, è l’augurio dell’Arcivescovo, che nel suo messaggio pasquale ha invitato la comunità cittadina e diocesana ad “Osare come le donne al Sepolcro il mattino di Pasqua”.

Il verbo “osare” stimola il desiderio e la volontà di fare qualcosa per far rinascere l’entusiasmo di una città viva, attenta ai bisogni dei giovani, di chi soffre, di chi cerca lavoro, dà senso e significato all’augurio di “Buona Pasqua” che non è solo formalità e tradizione.

La Risurrezione di Cristo, segno che nulla è impossibile a Dio, sollecita il passaggio dal relativismo egoistico, dalla disattenzione, dal disinteresse e dal disamore verso i problemi sociali, alla volontà di “ricostruire relazioni familiari, cura delle persone più fragili”, impegno verso i ragazzi da togliere dalla strada e dalle spire della malavita e riportarli sui sentieri del bene per costruire “insieme” una città viva e dinamica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *