a cura di Giuseppe Adernò

È stata rilasciata da Mons. Salvatore Genchi, Vicario generale dell’Arcidiocesi di Catania, una breve intervista per la nostra testata per un bilancio del ministero al servizio della Chiesa nella lieta ricorrenza del Suo 50° di Sacerdozio.

La ricorrenza del 50° anniversario di sacerdozio offre l’occasione per fare un bilancio del mistero pastorale svolto a servizio della Chiesa. Come ricorda i suoi primi anni di sacerdozio nella diocesi di Cefalù?

Il 50º di sacerdozio è il momento per una serena ed esigente riflessione sul dono ricevuto ed il ministero esercitato. Non mi sento di fare bilanci, preferisco affidare tutto alla bontà e alla misericordia del Signore. I primi anni del mio sacerdozio li ricordo come anni belli ed intensi, forti ed esigenti. Ho avuto la gioia di lavorare con sacerdoti santi e buoni, che mi hanno trasmesso entusiasmo, ma anche pazienza, amore alla preghiera e attenzione ai giovani e alle persone provate dalla vita.

Negli uffici a Lei affidati come Cappellano Militare e Vicario Generale dell’Ordinariato Militare ha svolto un’intensa azione pastorale. Quali sono state le esperienze più significative?

Come cappellano militare ho fatto una bellissima esperienza a Sigonella (41° Stormo A.M.) sia accanto ai ragazzi di leva allora ancora presenti, sia con i militari di carriera e le loro famiglie. Esperienze di catechesi per i piccoli e grandi, liturgie ben preparate, annunzio offerto ed accolto con attenzione. Ovviamente anche qualche disinteresse, ma in genere rapporti ottimi anche con i lontani della fede.

Da Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Catania ha avuto modo di osservare in questi 10 anni la complessità del territorio e dei bisogni di una Comunità diocesana aperta e pronta a rispondere alla missione di apostolato e di servizio per “conservare e custodire la fede”. Quali progetti ed esperienze propone a modello per un cammino sinodale capace di incidere sulle coscienze dei fedeli.?

Da Vicario Generale a Catania, posso dire intanto di amare dal profondo del cuore questa Chiesa. Tanta buona gente, guidata perlopiù da sacerdoti buoni e zelanti. Credo è necessario andare oltre una religiosità di conservazione, per un autentico servizio di amore nell’annuncio del Vangelo. Offrire la Buona Novella, per andare alla radice, direi raccontare Gesù col Vangelo in mano, annunziando la speranza che il Signore ha messo nei nostri cuori. Riproporre ancora la vita liturgica, non come successione di riti, ma celebrazione dell’evento della salvezza, nell’ascolto appassionato della Parola di Dio e i sacramenti come realtà vere di salvezza e non come retaggio di un passato che non comprendiamo più. Progetti ed esperienze da produrre insieme “pastori e popolo insieme” al nostro Vescovo e spendersi per la loro realizzazione oltre ogni pigrizia e scoraggiamento. In una parola direi: entusiasti del Vangelo, grati a chi giocherà la vita per annunziarlo e offrirlo a tutti, opportune et inopportune.

Da saggio pastore e osservatore, quali consigli ritiene consegnare ai sacerdoti e ai fedeli per una vita coerente ai valori del Vangelo?

È difficile dare consigli. A noi sacerdoti direi: coraggio e avanti, non guardiamo ai successi, ma a cercare ogni mezzo per l’annunzio di Gesù Cristo. Non temiamo la stanchezza, ma amiamo la gioia che il Vangelo ci offre. Ad ogni cristiano che con noi vive la passione per Gesù Cristo, andare oltre il si è fatto sempre così, perché a noi oggi Signore chiede di dare tutto e di trovare nuove vie per una trasmissione del messaggio cristiano vero e gioioso.

La Comunità parrocchiale della Madonna di Monserrato, dove da 25 anni Mons. Genchi celebra la S Messa e collabora con il Parroco, nella celebrazione giubilare ha fatto dono di un contributo per portare a compimento il Laboratorio di malattie infettive presso l’Ospedale “Divina Provvidenza” di Luanda in Angola.

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