In una affollata Cattedrale l’Arcivescovo Mons. Luigi Renna ha presieduto la Celebrazione Eucaristica alla presenza dei Vescovi emeriti Mons. Salvatore Gristina e Mons. Salvatore Pappalardo e delle autorità civili e militari. A conclusione, dopo un momento di Adorazione, ha avuto luogo la processione Eucaristica, accompagnata da un corteo di fedeli, che si è snodata attraverso un nuovo percorso raggiungendo le periferie, i quartieri che vivono più criticità rispetto ad altri, passando per le strade di via Plebiscito fino alla parrocchia degli Angeli Custodi.

Di seguito il testo dell’omelia di Mons. Renna:

Carissimi fratelli e sorelle,

la grandezza del dono dell’Eucarestia alla Chiesa e all’umanità è un mistero di amore che è allo stesso tempo semplice e profondo come tutti i misteri della fede, e occorre che ci facciamo piccoli e umili per comprenderlo. San Tommaso d’Aquino, che compose i testi liturgici per la festa odierna, dice semplicemente: “L’Eucaristia é il memoriale della passione, (…) il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.”

Non possiamo comprendere l’Eucarestia senza fare riferimento a quella Cena che Gesù visse con i suoi apostoli a Gerusalemme, prima di essere consegnato alla morte e risorgere: lì, in un contesto di sofferenza e di disagio perché alla sua mensa sedeva chi lo aveva tradito, Cristo con un gesto profetico della sua Passione, e che rimarrà per sempre il memoriale del suo sacrificio, spezza il pane e pronuncia le parole “Questo è il mio corpo, Questo è il mio sangue”. In quel gesto egli anticipa e ci fa comprendere che cosa è avvenuto sulla croce: il dono di sé, l’offrirsi per manifestare l’amore di Dio per l’umanità. L’Eucarestia mentre ci rimanda al mistero della croce, è memoriale, cioè ci dà una presenza viva di Cristo, perché Egli è risorto, perché la Croce e la Risurrezione sono il supremo atto di amore del Padre che dona il Cristo nella forza dello Spirito.

È il mirabile documento di amore, come dice san Tommaso d’Aquino, di cui veniamo resi partecipi alla mensa eucaristica, perché egli ci vuole non spettatori, ma commensali.

Nelle parole del Vangelo che abbiamo ascoltato il Signore Gesù parla di pane e di carne come di un unico cibo. Mangiare la carne e bere il sangue, per avere la vita eterna, la vita che Dio ci ha donato e che noi chiamiamo anche “grazia divina”, perché è un dono gratuito. Il Salvatore afferma che questo cibarsi dell’Eucarestia crea un rapporto particolare: chi ne mangia rimane in Lui, si viene a creare una relazione nella quale non tanto quel Cibo si assimila a noi, quanto piuttosto siamo noi che ci assimiliamo a Lui. E poi dice ancora: “Chi mangia di me vivrà per me”; vivere per una persona significa lasciarsi assorbire dal suo modo di essere. Mentre il cibo si assimila al nostro corpo, con tutta la ricchezza vitale che porta in sé, questo cibo che Cristo è divenuto per noi nel Pane di vita, ci assimila a sé. È il miracolo dell’Eucarestia: senza di essa in me non ci sarebbe trasformazione in meglio per le nostre esistenze di credenti, sarebbe impensabile e inimmaginabile ogni possibile scelta di amore che abbia la misura dell’amore di Cristo, animato dal perdono, dalla gratuità, da una autentica umanità.

Mangiare la sua carne significa vivere di relazioni che sono improntate ad un amore capace di dono come quelle di Cristo: se mangiamo Lui, vivremo per Lui e come Lui.  Ecco la grandezza dell’Eucarestia. E anche quando ci sfiora o ci prende il pensiero della morte, è ancora l’Eucarestia che ci dona speranza: quel cibo è la nostra grazia di immortalità e niente altro: “Chi mangia questo pane vivrà in terno”. Questo perché ciascun battezzato si è unito all’Eterno e si è lasciato assimilare a Lui.

Fra poco, dopo la celebrazione eucaristica, adoreremo il Signore Gesù: lo faremo stando in ginocchio, camminando e ricevendo la sua benedizione in uno spazio aperto. L’adorazione eucaristica è pratica molto presente nella nostra Arcidiocesi e ne va dato merito ai coordinatori e agli adoratori; con grande soddisfazione record che il 29 aprile è stata inaugurata la cappella eucaristica nella Chiesa di santa Caterina su via Umberto I. Lo scorso anno, al termine della processione eucaristica, vi dicevo che il Signore ci porta dove vuole Lui. Ci porta verso le periferie, verso i quartieri che vivono più criticità rispetto ad altri, ma sentiamo appartenere alla nostra città. Passare per le strade di via Plebiscito fino alla parrocchia degli Angeli Custodi, con il Signore Gesù, ricorda a noi Chiesa la missione di annunciare il vangelo ovunque, di andare lì dove Cristo è andato per primo, nella periferica Galilea, nelle vie che il beato Dusmet ha frequentato e beneficato.

Oggi portiamo l’Eucarestia, domani, nella vita quotidiana, per le strade della nostra Catania, ci andremo da uomini e donne eucaristici, come padri e madri di famiglia, cittadini, professionisti, come uomini delle istituzioni e del bene comune, chiamati a servire tutti. Percorreremo quelle strade nella quotidianità, portando lo stile di Cristo, che è quello della condivisione e della corresponsabilità; ci andremo portando speranza, come fece Cristo con i discepoli di Emmaus; ci andremo con la gratuità e la mitezza della sua presenza, che ha scelto di rimanere nel pane, l’alimento più semplice e prezioso, alla portata di tutti. Una persona eucaristica è una persona non sdegnosa, superba, altezzosa, ma umile e buona come il buon pane fragrante, come Cristo; è una personalità che fa risuonare tutte le corde della sua umanità, in un concerto armonico: il cuore, l’intelligenza, la volontà, l’umiltà, l’audacia, il dialogo che costruisce amicizia sociale.

Permettete che dica una parola anche su una nuova fase che si apre per la nostra città, con il nuovo primo cittadino, la nuova Amministrazione, i nuovi Consiglieri, verso i quali guardiamo con speranza e per i quali tutti vogliamo pregare. C’è un tempo per ogni cosa, come dice il Qoelet: ora è tempo di corresponsabilità, perché il grave dovere di governare possa avvantaggiarsi della piena collaborazione non solo di chi detiene i pubblici uffici, ma di tutti i cittadini. Mentre facciamo gli auguri al Sindaco e agli uomini e alle donne che vogliamo semplicemente definire i promotori e i custodi del bene comune, ricordiamoci che noi cristiani abbiamo gravi doveri nei confronti della città: mettere in atto nuovi modi di fare, di agire, di collaborare a costruire la città dell’uomo a misura d’uomo. Dai momenti di crisi, come quelli degli ultimi anni per la Città, se ne può uscire o migliori o peggiori.

Oggi siamo chiamati a chiederci: che cosa abbiamo imparato da questa situazione? Quali nuovi cammini dovremo intraprendere per abbandonare le catene delle nostre vecchie abitudini, per essere meglio preparati, per osare la novità, per includere i poveri, senza i quali non c’è né Chiesa, né società, né Città? Voi fedeli laici, voi battezzati, qualunque posto occupiate, sentitevi interpellati e corresponsabili. Oggi, il Pane di vita che ci assimila a sé, ci dà una risposta, ci indica una strada: solo gli uomini e le donne trasformati dall’Eucarestia nella loro umanità, divenuta più limpida e generosa, contribuiranno, con la loro testimonianza, a rinnovare Catania.

+ Luigi

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