di Salvo Ciraulo

Il governo nazionale, per bocca del suo ministro per le Infrastrutture, sventola ad ogni occasione la bandiera del Ponte sullo Stretto come l’evento che cambierà le sorti di Calabria e Sicilia. Ma nell’euforia di annunci di miliardi contenuti nel Pnrr, rischia di passare in secondo piano la notizia delle ultime settimane di un definanziamento di opere strategiche già avviate, come l’alta velocità Palermo-Catania (si parla di 787 milioni di euro “travasati” verso altre strutture prioritarie).

Al di là del merito della questione, resta inoltre significativa la questione di metodo. Nella individuazione delle priorità strategiche quale ruolo giocano i territori interessati, e i gruppi sociali che vi operano? Qualcuno si è mai preoccupato di sentire la loro voce?

Ecco perché il convegno nazionale promosso per sabato 13 gennaio 2024 alle ore 10,00 nel Palazzo della Cultura , in via Vittorio Emanuele II 121 a Catania, sul tema “Infrastrutture e partecipazione” si presenta come un fattore di novità nel dibattito sul tema.

Il convegno rappresenta il secondo incontro pubblico del seminario di formazione all’impegno sociale e politico del Cantiere per Catania. Durante l’incontro verrà presentato il Rapporto “Sussidiarietà e governo delle infrastrutture” della Fondazione per la Sussidiarietà. A presentare il Rapporto sarà Lanfranco Senn, professore emerito di Economia regionale all’Università “Bocconi” di Milano.

Introdurrà i lavori Claudio Sammartino, coordinatore del Cantiere per Catania. All’incontro interverranno: Enrico Trantino (sindaco di Catania), Alessandro Di Graziano (Commissario straordinario di governo per la Zes-Sicilia orientale), Salvatore Leone (direttore del Consorzio Ortofrutta Sicilia), Francesco Russo (professore di Ingegneria dei sistemi di mobilità sostenibile all’università “Mediterranea” di Reggio Calabria), Gianpiero Strisciuglio (amministratore delegato RFI), Francesco Tornatore (cavaliere del lavoro e amministratore unico di NTET). Concluderà i lavori Giorgio Vittadini (professore di Statistica, Università di Milano-Bicocca e presidente della Fondazione per la Sussidiarietà).

Il convegno, promosso dal “Cantiere per Catania” e dall’Ufficio per la Pastorale dei problemi sociali e il lavoro dell’Arcidiocesi di Catania in collaborazione con la Fondazione per la Sussidiarietà e con la Scuola Superiore di Catania, si profila, dunque, come una tappa importante dell’itinerario di formazione all’impegno sociale e politico che quest’anno avrà come tema: “Al cuore della democrazia. La partecipazione”.

Un commento su “La Sicilia tra Progetti Infrastrutturali: Ponti, Ferrovie e Autostrade – Un Convegno sullo Stato Attuale

  1. Questi argomenti glissano i veri problemi della partecipazione, come richiamati ti dal Presidente della Repubblica. I rischi per la democrazia in italia elencati da Giuliano Amato sono nei progetti di riforma costituzionale. Premierato e Autonomia differenziata. Altro che progetti di infrastritturale. Il silenzio su questi argomenti è inquietante. Per tutti riassumiamo il pensiero di Piersanti Mattarella, nel giorno Anniversario del Suo assassinio.ure
    L’approvazione del disegno di legge sulla Autonomia differenziata, apre scenari nuovi per l’Unità d’Italia, come affermato da più parti politiche e dai costituzionalisti Appare vieppiù come una forma di secessione regionale. Alcune Regioni (fra tutte Campania e Puglia) ha fatto sentire il loro forte dissenso. In Sicilia si ascolta un subordinato silenzio. Già in passato nel 1975, Piersanti Mattarella, assessore al bilancio della regione Sicilia, fu l’unico a dare l’allarme con un articolo dal titolo la “Padania: una Prussia in Italia?”.L’idea di un blocco di forza superiore a quella rimanente nel Paese era una proposta di aggregazione di forti, non certo a vantaggio di chi rimane escluso. Egli chiese agli allora presidenti di Emilia Romagna, Lombardia e Liguria di dire con coraggio che le regioni, come i sindacati, intendono anteporre ad ogni reale fatto di riequilibrio territoriale e sociale, la difesa dello sviluppo dell’apparato esistente e dei ceti relativi. Linea operativa confermata anche nell’odierno dal PNRR. Sono queste le premesse della Autonomia differenziata di cui si sta discutendo nel Governo, che appare come un tandem compensativo con la proposta di riforma del Presidenzialismo. Nella nostra Regione Siciliana il rischio profetizzato da Mattarella sembra totalmente ignorato. Qualcuno di recente, semplicisticamente, ha invocato “programmi di altissimo profilo” per Catania in vista delle elezioni comunali. Visti gli scenari urbani, delle periferie e i dati dell’abbandono scolastico e del lavoro. Senza , tuttavia, analizzare i dati economici che riguardano i cittadini meridionali. Dati che non si possono ignorare , nel momento in cui si sta per varare l’Autonomia Differenziata. Con il trattenimento diretto nelle regioni del loro gettito fiscale. E’ stato scritto ,da fonti autorevoli, che la spesa pro capite annuale dell’intero settore pubblico è diseguale: 13613 Euro per un cittadino del Sud, 17621 Euro per un cittadino del Centro-nord. Tale divario si aggraverà con l’autonomia differenziata perché Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna tratteranno la maggior parte dei tributi riscossi sui loro territori, incrementando il loro potenziale di spesa. L’autonomia differenziata, quindi, infrange l’unità nazionale voluta dalla Costituzione e attua quella secessione regionale avviata nel 2001 dalla riforma del titolo quinto della Costituzione. Quando nacque questo progetto di differenziano regionale ? Nel 1975 l’ allora presidente dell’Emilia Romagna, propose una lega (patto federativo) tra le regioni padane Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto ed Emilia per costituire una unità organica di nome Padania. A questo progetto faceva riferimento Mattarella. L’argomento merita un surplus di attenzione e comportamenti parlamentari degli “eletti” in Sicilia e in tutto il Meridione. Per non far rinascere, come nei primi anni del 900, l’ ascarismo , l’atteggiamento neutrale e marcatamente distratto della deputazione meridionale nei confronti del Governo Giolitti. Con le rappresentanze politiche prive, ancora oggi, di un preciso programma o indirizzo politico a difesa dei loro territori.

    Arch. Salvatore Di Mauro

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