di Cristina Soraci

Le vite dei santi, specie di quelli più antichi, sono spesso avvolte da un alone di mistero: nel corso dei secoli i dati certi su di loro sono stati arricchiti da particolari estranei alla storia originaria, che, nella mentalità di chi li ha aggiunti, avevano il pregio di renderei racconti più accattivanti. A molti santi sono stati attribuiti così tanti miracoli e prodigi già in vita che essi sono diventati eroi straordinari e impossibili da imitare. 

Chi studia la storia sa che non è così: contestualizzare i santi nel periodo in cui sono vissuti aiuta a ripercorrere il passato, a conoscere quale fu veramente la loro vita e a riscoprire la profonda umana semplicità dei primi testimoni della fede.

Un convegno svoltosi a Catania il 17 e 18 gennaio scorsi mirava a raggiungere questi obiettivi.“Agata, Euplo e Lucia: storia, tradizioni, culto tra Tardoantico e Alto Medioevo”: su tale tematica si sono confrontati studiosi di università e centri di ricerca italiani ed esteri.

Il convegno, fortemente voluto dall’Arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, e realizzato in collaborazione con l’Università degli studi di Catania, è stato il primo di una serie di eventi scientifici che si ripeteranno nei prossimi anni e che contribuiranno a chiarire pezzi di storia totalmente sconosciuti o poco noti. 

Nel contesto dell’anno giubilare il comitato scientifico e organizzativo dell’evento (composto da mons. Antonino La Manna, Vicario episcopale per la Cultura dell’Arcidiocesi di Catania, da Cristina Soraci, professoressa di Storia romana dell’Università di Catania, da Antonio Mursia, dottore di ricerca in Storia medievale e Storia della Chiesa medievale, e da Luigi Sanfilippo, dottore di ricerca in Storia moderna) ha scelto di approfondire le testimonianze agiografiche e iconografiche relative ai primi tre martiri siciliani, Agata, Euplo e Lucia. Dopo la stimolante relazione introduttiva di mons. La Manna, che ha commentato il brano di Apocalisse 7, 13, il vaglio della lente storica ha permesso di incastonare la vita e il martirio di ogni santo nel contesto in cui è vissuto e di esplorare le molteplici vie del culto loro tributato, sia attraverso la menzione in documentiletterari, epigrafici, agiografici e liturgici (contributi di R. Barcellona, V.G. Rizzone, P. Maymò Capdevila, M. Re, C. Soraci), sia grazie alle rappresentazioni figurative, pur molto scarne, e alle testimonianze architettoniche risalenti al primo millennio dell’era cristiana (relazioni di T. Bella, G. Bordi e G. Arcidiacono). Le conclusioni  del convegno sono state tratte dalla professoressa Elena Zocca.

Un antico dipinto di sant’Agata Ritrovato a Roma

Particolarmente significativo, a tal proposito, l’intervento della professoressa Giulia Bordi dell’Università di Roma Tre. La docente ha presentato il più antico dipinto di sant’Agata finora ritrovato a Roma e che oggi si trova in collezione privata, già esposto in una mostra allestita nella Capitale da marzo a settembre del 2016 e curata dalla stessa Giulia Bordi. Grazie a un documento del 1866, la professoressa ha potuto ricostruire la provenienza del dipinto dalla chiesa di Santa Maria in Trastevere. E ha anche formulato, su solide basi, l’ipotesi di datazione dello stesso alla prima metà del VII sec. d.C., ossia immediatamente dopo il papato di Gregorio Magno che tanto impulso aveva dato al culto dei santiin generale e ad Agata e Lucia in particolare.

Nasce la collana di studi “Chiesa società in Sicilia”

Gli atti del Convegno catanese sono di prossima pubblicazione; alla stregua di quelli dei successivi eventi già in programmasaranno ospitati in una Collana appositamente creata, dal titolo“Chiesa e società in Sicilia. Collana di studi e ricerche dell’Arcidiocesi di Catania”. La Collana, dotata di un comitato scientifico internazionale di alto livello, diretta dalla scrivente e curata, tra gli altri, da Antonio Mursia e Luigi Sanfilippo, mira appunto a rilanciare gli studi storici applicati alla Sicilia cristiana.

Dalla vita alla storia, dalla storia all’arte, dall’arte al culto, dal culto alla vita: i primi martiri, testimoni della fede, non potevano lasciarci tracce più concrete del loro esempio.

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