
“In questa mattinata ho portato nel cuore la nostra Chiesa di Catania nel primo incontro con papa Leone XIV, insieme a tutti i vescovi delle Chiese che sono in Italia”. Comincia con queste parole il messaggio che l’arcivescovo Luigi Renna ha inviato ai fedeli della diocesi subito dopo l’incontro avuto in Vaticano, assieme ai confratelli italiani, con Papa Leone XIV.
“Dal papa – scrive monsignor Renna – ci giungono prospettive per la nostra vita ecclesiale da valorizzare e che in qualche modo sono già emerse nel cammino sinodale di questi anni: annuncio del Vangelo, con una particolare attenzione ai lontani e alla trasmissione della fede alle nuove generazioni; fare sì che ogni comunità sia una casa della pace; attenzione alla dignità dell’ uomo di fronte alle nuove sfide della tecnica e della bioetica; dialogo con tutti”. “Grazie papa Leone – conclude monsignor Renna – cammineremo ancora, con stile sinodale, per annunciare Cristo al mondo”.
Nel suo discorso ai vescovi italiani, Papa Leone XIV ha chiesto ai vescovi di vivere una collegialità fra di loro e con il successore di Pietro. “Restate uniti e non difendetevi dalle provocazioni dello Spirito”, ha proseguito il Papa, che ha poi dato ai presuli una consegna: “Nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente, di condividere la vita, di camminare con gli ultimi, di servire i poveri. Nessuno potrà impedirvi di annunciare il Vangelo, ed è il Vangelo che siamo inviati a portare, perché è di questo che tutti, noi per primi, abbiamo bisogno per vivere bene ed essere felici”. E poi ha aggiunto: “Abbiate cura che i fedeli laici, nutriti della Parola di Dio e formati nella dottrina sociale della Chiesa, siano protagonisti dell’evangelizzazione nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, negli ambienti sociali e culturali, nell’economia, nella politica”.
Il primo grande impegno che il Papa ha chiesto alla chiesa italiana riguarda Il primo grande impegno che il Papa ha chiesto alla chiesa italiana riguarda l’evangelizzazione: “portare Cristo ‘nelle vene’ dell’umanità, con azioni pastorali capaci di intercettare chi è più lontano e con strumenti idonei al rinnovamento della catechesi e dei linguaggi dell’annuncio”. La seconda consegna è quella di diventare artigiani della pace “nei luoghi della vita quotidiana”: “Penso alle parrocchie, ai quartieri, alle aree interne del Paese, alle periferie urbane ed esistenziali. Lì dove le relazioni umane e sociali si fanno difficili e il conflitto prende forma, magari in modo sottile, deve farsi visibile una Chiesa capace di riconciliazione”.
Il Papa ha poi toccato il tema della “intelligenza artificiale, le biotecnologie, l’economia dei dati e i social media” che “stanno trasformando profondamente la nostra percezione e la nostra esperienza della vita”. “In questo scenario – ha detto il Papa – la dignità dell’umano rischia di venire appiattita o dimenticata, sostituita da funzioni, automatismi, simulazioni”.
“Ma la persona – ha chiarito Leone XIV – non è un sistema di algoritmi: è creatura, relazione, mistero”. E ha aggiunto: “Senza una riflessione viva sull’umano – nella sua corporeità, nella sua vulnerabilità, nella sua sete d’infinito e capacità di legame – l’etica si riduce a codice e la fede rischia di diventare disincarnata”.