
È stato il cuore della città, la Cattedrale, a fare da punto di partenza alla solenne processione del Corpus Domini celebrata domenica 22 giugno a Catania. Una celebrazione partecipata, che ha visto l’Arcivescovo, monsignor Luigi Renna, guidare i fedeli in un gesto antico e sempre nuovo: portare l’Eucaristia tra le strade, come segno di una fede incarnata, chiamata a sfamare la città.
Durante l’omelia pronunciata in Cattedrale, l’Arcivescovo ha offerto una lettura profondamente attuale della festa del Corpo e Sangue di Cristo, legando il gesto liturgico alla vita di una città che chiede pane, dignità, relazioni umane redente.
«Questa sera porteremo l’Eucarestia per la città – ha detto il vescovo – e chiederemo che la nostra Catania sia “sfamata”: non ci sia più fame di umanità, quella fame che porta alla violenza, quella che ha ucciso Salvo Re; non si muoia di inedia a causa del degrado che uccide la dignità e il futuro di tanti ragazzi, uomini e donne vittime della dispersione scolastica, della droga e delle dipendenze; non si soffra la solitudine che rende grigia la vita di tanti anziani soli».
Parole forti, pronunciate a partire dal brano evangelico della moltiplicazione dei pani, che mons. Renna ha commentato soffermandosi sulla logica della condivisione. «Gesù Cristo – ha spiegato – vuole insegnarci come “sfamare” la moltitudine della città e del mondo intero secondo una logica che non è individualista, ma di responsabilità e condivisione. Per questo dice agli apostoli e dice anche a noi: “Date loro voi stessi da mangiare”».
Richiamando la visione del Concilio Vaticano II, e in particolare la Gaudium et spes, l’Arcivescovo ha ricordato come le relazioni umane siano luogo di santificazione, a partire da quelle familiari, e come la vera speranza nasca dal pane spezzato insieme. «Cinque pani e due pesci non bastano, ma messi nelle mani di Cristo diventano il nutrimento per tutti. Il gesto più grande di conversione e di speranza è quello di prendere quel poco e non tenerlo per sé».
La processione, partita al termine della celebrazione eucaristica, ha attraversato il centro della città con una buona partecipazione di popolo. In un contesto urbano che alterna devozione a indifferenza, come lo stesso Arcivescovo ha riconosciuto, il Corpo del Signore ha camminato tra le case, le piazze e le strade, invocando una benedizione che non si limita al gesto rituale, ma desidera trasformare la realtà.
«Seguendo quel Pane di vita che passa per le nostre strade e con il quale benedirò la città – ha aggiunto mons. Renna – ciascuno trovi forza per dire: “Io voglio contribuire a dare da mangiare a questa città, a questo mondo”». E ancora, rivolgendosi a tutta la comunità civile ed ecclesiale, ha concluso: «Oggi riacquistiamo la speranza che quel Pane spezzato ha ridonato al mondo e ciascuno di noi: fedeli tutti, presbiteri, diaconi e religiosi, politici e forze dell’ordine, educatori e volontari, mettiamo nelle mani di Cristo il poco che abbiamo, affinché diventi il pane quotidiano che il Padre celeste non farà mancare a nessuno».
Un messaggio chiaro, consegnato alla città e a chi la abita ogni giorno: solo un amore che si lascia spezzare può nutrire davvero.
