di Daniele Cavallaro

Prospettive è un giornale “storico” nel panorama dell’informazione etnea, e non solo, e, essendo esperessione dell’Arcidiocesi di Catania, è molto importante che abbia ripreso il “suo posto”, attraverso il “veicolo” che oggi, più di tutti, è espressione del pensiero popolare: il Web.

L’Insegnante di Religione cattolica è per vocazione “strumento” dell’Ordianrio diocesano che lo invia, d’intesa con lo Stato, nelle scuole. Come “Prospettive” anch’egli divulga un pensiero, delle idee, orientate al Magistero della Chiesa cattolica. Ma, per rimanere in tema, quali sono le prospettive dell’IdR viste dal un giovane docente di religione che si è appena “affacciato” in questo mondo?

Fin dalla revisione del Concordato del 1984 e conseguente Intesa dell’anno succesivo, l’IRC è stato sensibilmente cambiato nella sua struttura ma non nella sua “essenza”, quella di trasmettere un sapere che, usando le parole del Ministro Gentile, il quale istituì nel 1930 detto insegnamento, è “fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica”. Naturalmente oggi quelle parole sembrebbero ai più esagerate. Con la revisione sopracitata – l’Intesa del 1985 tra C.E.I. ed allora MPI (Ministero della Pubblica Istruzione), siglata dal Cardinale Ugo Poletti e dalla compianta Franca Falcucci, recentemente votata dagli “adetti ai lavori” Ministro dell’Istruzione più capace dal dopoguerra ad oggi, in un sondaggio promosso dalla “Tecnica della scuola”-  l’Insegnamento della Religione cattolica fu definito fondamentale per la formazione culturale della persona che non può prescindere dai valori religiosi e inscindibile dal patrimonio storico-culturale del nostro Paese.

Oggi, più di ieri, solo un buon IdR può riuscire a far amare questa disciplina che qualcuno, se potesse – non la maggioranza, contrariamente a quanto si possa pensare – “scaraventerebbe” fuori dalla scuola senza pensarci due volte, dimenticando, o facendo finta di dimenticare, che in tutta Euoropa, tutti i Paesi, o quasi, prevedono l’insegnamento religioso quale opportunità per la crescita individuale e collettiva degli studenti: la ricerca di quel senso religioso che è insito in ogni uomo a prescindere dal suo credo o dalla sua provenienza geografica.

Il compito dell’Insegnante di Religione, in prospettiva, a modesto parere di chi scrive, è quello di offrire un sapere, il suo, con competenza, serietà, diligenza, ma soprattutto con passione. Perchè un IdR che non ha passione per quello che fa è meglio che cambi mestiere poiché, giustamente sarà oggetto di critica da parte di tutta la popolazione scolastica, specialmente dai suoi studenti. Non c’è cosa peggiore di apprendere, anzi non apprendere, da un docente che non ama il proprio lavoro. Questo per la verità riguarda tutti gli insegnanti, ma in particolar modo quello di relgione che è “mandato” dal suo Vescovo e non può non credere in quello per cui è stato chiamato, ovvero trasmettere con “retta dottrina, testimonianza di vita ed abilità pedagogica”, come è scritto nel Codice di Diritto Canonico, il sapere religioso che, forse più di ogni altro sapere, ha quel carattere interdisciplinare che si richiede nella scuola di oggi e di domani e che fa parte della storia e della cultura del popolo Italiano.

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