A Catania la Celebrazione della 53° Giornata Mondiale della pace, preceduta da una marcia organizzata  dall’ Arcidiocesi, dalla Consulta delle Aggregazioni Laicali e della Comunità di S. Egidio.

Il corteo da piazza Stesicoro si è diretto verso la Cattedrale, dove l’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina ha celebrato la messa. “Non si ottiene la pace se non la si spera” queste parole contenute nel Messaggio di Papa Francesco danno il senso di ciò che si vive anche nel nostro territorio, la solennità di Maria Santissima Madre di Dio.

Nel giorno di Capodanno, la Chiesa universale adunata attorno alla Theotókos (Madre di Dio) riflette sul tema “La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”.

«Eccellenza, nel desiderio condiviso di esprimere sempre più la visibilità dell’unità della Chiesa, che è dono di Cristo che ci precede – ha detto durante i saluti la guida spirituale delle aggregazioni laicali Don Antonio De Maria – le aggregazioni laicali hanno voluto vivere insieme a Lei questo momento di preghiera e di testimonianza nella Giornata per la Pace. Nella sua storia passata, questa giornata ha avuto diversi sviluppi e negli ultimi anni è stata caratterizzata dall’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio, che ringrazio vivamente. È un momento importante per vivere insieme il dono natalizio della pace e l’impegno della comunità ecclesiale catanese di testimoniare, alla luce del messaggio annuale del Santo Padre, che la pace non è frutto solo del compromesso politico e dell’impegno degli Stati ma frutto di una continua conversione degli uomini all’accoglienza reciproca, al perdono delle offese e al reciproco riconoscimento fraterno».

«Per noi cristiani, – ha poi ripreso – Cristo, il Verbo di Dio che si fa uomo tra gli uomini è la fonte, il metodo e l’immagine concreta della pace tra gli uomini, riconosciuti come creature amate dal Creatore, persone e fratelli tra di loro. Vogliamo impegnarci a portare pace in questa città con la nostra operosa e credente testimonianza, negli ambienti in cui viviamo: dalle famiglie ai luoghi di lavoro e di convivenza.

Attendiamo la sua parola di incoraggiamento e la sua benedizione e le porgiamo i più affettuosi auguri per questo nuovo anno: che il Signore la benedica e renda fruttuoso il suo ministero episcopale. Grazie».

Centinaia i partecipanti alla marcia, molti di loro giovani, ma anche famiglie religiosi e religiose, l’imam di Catania e rappresentanti delle istituzioni.

«Occorre sperare  la pace – ha spiegato Febronia Lamicela tra i promotori dell’iniziativa – partendo dal nostro intimo, dalle nostre famiglie, dal nostro contesto territoriale e dalla Chiesa, quella particolare e quella universale. Questi sono oggi  dei veri e propri campi da guerra, che occorre pacificare innanzi tutto, se si spera di ottenere la pace su più vasta scala. Bisogna sperare la pace perché la pace fu annunziata per la prima volta dal canto degli angeli alla nascita del Signore perché Egli è la nostra pace.

Per i movimenti, le associazioni, le Aggregazioni laicali della nostra Arcidiocesi sperare la pace significa innanzi tutto testimoniarla con l’amore vicendevole e la fraterna unione, perché lo Spirito di Dio unisce mentre lo spirito del maligno divide».

«Questa comunione tra noi, che è frutto dello Spirito, ci permetterà di potere sperare la pace anche nella nostra città e per la nostra città a Pentecoste, nel giugno scorso, ci impegnammo, su invito del nostro Arcivescovo, a restare in città perché occorre sperare la pace prima di tutto dove si vive e si opera quotidianamente. Non possiamo immaginare di sperare e ottenere la pace per i tanti paesi in guerra sul nostro pianeta se non siamo capaci di generare pace a casa nostra, nella nostra ferialità».

Le comunità ecclesiali, riunite qui oggi per Celebrare questa particolare Giornata, si impegnano  a “ottenere” la pace costruendo ponti di dialogo e riconciliazione innanzi tutto tra i credenti, lavorando insieme anche alle altre confessioni cristiane e alle altre religioni presenti in città,  a tutti gli uomini e le donne di buona volontà che sperano la Pace.

«Sentiamo forte il bisogno della Pace  – ha aggiunto Emiliano Abramo presidente della comunità di Sant’Egidio – e di camminare verso di essa. E’ la Pace che manca al grande mondo e che genera sempre più profughi e migranti,  è la Pace che manca a chi è senza lavoro o con poche risorse economiche, è la Pace che manca a chi è perseguitato, è la Pace che manca a chi è in cerca di cure mediche adeguate. È la Pace che manca anche al pianeta, sempre più sofferente a causa dell’inquinamento e della cultura predatrice dell’uomo».

«Anche la pace che manca a chi ha perso la casa a causa dei terremoti – ha concluso – e penso agli amici dei Paesi etnei che lo scorso anno hanno visto crollare le proprie abitazioni per Santo Stefano e che siamo andati a visitare con Sant’Egidio a Natale. A loro rivolgo la mia e la nostra solidarietà. L’indifferenza è nemica della pace. Siamo qui per non rimanere indifferenti. L’indifferenza lascia soli gli altri. L’indifferenza di quei paesi che potevano fare qualcosa e che invece non hanno fatto».

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