di Giuseppe Adernò

La Sicilia terra di Santi, di Martiri e di Eroi è stata ancora una volta benedetta con la solenne beatificazione del Giudice Rosario Livatino, il primo magistrato laico che sale agli onori degli altari.

Definito martire “in odium fidei” diventa modello di fede e di testimonianza cristiana, avendo sempre pregato “con il Vangelo in mano” e “con la Costituzione ed il Codice nella mente”.

 Sono questi i libri che hanno guidato il suo lavoro di Magistrato e di cristiano fedele ai valori della dignità, della libertà e del nuovo umanesimo.

La camicia azzurra insanguinata che indossava il 21 settembre del 1990, quando fu ucciso dai sicari della cosca mafiosa “Stidda” è ora una preziosa reliquia da venerare e “il suo sangue diviene seme di cambiamento, trasformazione e rinascita” per la terra di Sicilia.

La Messa di beatificazione, nella cattedrale di Agrigento presieduta dal Card. Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, con la partecipazione dei Vescovi di Sicilia è stata introdotta dalla presentazione del postulatore Mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace.

Il “piccolo Davide “, appellato anche “giudice ragazzino” ha vinto la prepotenza del “Golia Cosa Nostra” e il grido solenne di Giovanni Palo II “Convertitevi, un giorno verrà il giudizio di Dio”.

pronunziato nella valle dei Templi di Agrigento il 9 maggio 1993, è risuonato ancora una volta, cogliendone i benefici frutti. La sua disarmante domanda rivolta ai sicari “Picciotti, che cosa vi ho fatto?    Sono le parole del profeta morente, che dava voce alla lamentazione di un giusto che sapeva di non meritare quella morte ingiusta.

Rosario Livatino insieme a Don Pino Puglisi, ucciso nel settembre del 1993, come risposta violenta della Mafia all’anatema di Giovanni Paolo II sono le colonne portanti della cattedrale della legalità che s’intende costruire, seguendo l’esempio di così insigni Maestri e Testimoni.

Il Parroco e il Giudice hanno parlato senza mezzi termini delle mafie e alle mafie.  Occorre oggi «prendere le distanze dal silenzio» e rendere «profetico» l’impegno per la legalità e la ricerca del bene comune.

La ricca pubblicazione di opere biografiche già nei titoli descrive la ricchezza del messaggio di “Giudice giusto”, Giudice Santo”, “Sotto lo sguardo di Dio”, “L’uomo, il giudice, il credente” “Non chiamatelo ragazzino”. “Dal martirio a secco al martirio di sangue”. Da quelle pagine giunge come lezione di vita anche per i giovani studenti, costretti dal Covid alla didattica a distanza, tra solitudine e incertezza per il futuro.

 Il suo esempio diventa testimonianza per maggiormente credere che sia possibile cambiare le cose, “Basta volerlo!”

La sua scelta coerente per i valori e i principi cristiani gli è costata ieri la morte, oggi la gloria della beatificazione, e Rosario Livatino arricchisce la schiera dei “giovani beati” dell’Azione Cattolica : profeti e martiri del nostro tempo: Pier Giorgio Frassati, Alberto Marvelli, Ivan Mez, Maria Sagheddu, Odoardo Focherini, Pierina Morosini, Marcel Gallo , Teresio Olivelli e i sei giovani martiri messicani.

I loro messaggi e la testimonianza della loro vita, giungono al cuore dei giovani per un cammino di rinnovamento spirituale ponendosi ogni giorno “Sub tutela Dei” come registrava nell’agenda con la sigla “STD” il “piccolo giudice”.

Le parole di Livatino: “Nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti ma credibili”, sono confermati dal suo impegno di vita professionale, nel fare bene ogni cosa e dare alle azioni comuni la valenza delle cose eccezionali.

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