di Vincenzo Caruso

Sapranno le nostre parrocchie diventare delle comunità energetiche e carbon free

Una sfida, questa, tra le tante emerse dalla 49^ edizione della Settimana Sociale dei cattolici italiani,  che si è svolta a Taranto dal 21 al 24 ottobre sul tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”, cui hanno partecipato delegati delle comunità ecclesiali di tutte le diocesi italiane, vescovi, economisti e politici e laici. Una proposta esplicitamente descritta nell’intervento  conclusivo delle Settimane fatto da  mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e presidente del Comitato scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali.

Se le proposte restano solo al livello di proposte, cosa valgono? Ne vogliamo discutere a livello locale? Sono fattibili,  portano a un qualche risultato soddisfacente?

 “Sappiamo – ha detto l’Arcivescovo – che abbiamo bisogno di circa 7 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili all’anno se vogliamo raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero nel 2050. Se in ciascuna delle 25610 parrocchie del nostro paese si costituisse almeno una comunità energetica che produce al livello massimo possibile di 200 chilowatt (o facesse nascere più comunità che arrivano complessivamente a quella produzione di energia) avremmo dato il nostro contributo con 5,2 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili”.   E anche la realizzazione nelle parrocchie e diocesi di comunità “carbon free” premiando quanti, aziende e singoli sanno “coniugare valore economico, dignità del lavoro e sostenibilità ambientale coerentemente con le numerose prese di posizione nella dottrina sociale che evidenziano il ruolo fondamentale del consumo e del risparmio sostenibile come strumento efficace di partecipazione   di tutti alla costruzione del bene comune”.   

Ambiente, lavoro e futuro sì che sono connessi, lo sappiamo bene e per un futuro migliore per il pianeta abbiamo bisogno di coraggio nel cambiamento, altrimenti tutto resta così com’è e in progressiva e rapida regressione, e il cambiamento è possibile seguendo “i tre segnali stradali che il Papa ci ha proposto: gli attraversamenti, il divieto di sosta e l’obbligo di svolta(vedi il testo completo di mons. Santoro vedi il link

https://l.facebook.com/1405478129728401/posts/2831232303819636/?sfnsn=scwspwa ).

E c’è tanto da fare per i prossimi anni a venire come comunità parrocchiali e diocesane, se solo guardiamo ai sette percorsi da intraprendere scaturiti dai lavori (anche se alcuni, in verità, già presenti nelle diocesi e sicuramente da implementare) e presentati da mons. Santoro: 1) promuovere la nascita di cooperative di comunità, cooperative di consumo, comunità energetiche e gruppi di acquisto solidale (GAS), 2) Studiare, capire e valorizzare la vocazione del proprio territorio, 3) Valorizzare le aree interne anche attraverso la pastorale rurale, 4) Di essere audaci nel rivedere l’impostazione della formazione verso i giovani, non aver paura di proporre nelle catechesi l’amore e la cura della Casa Comune, l’iniziazione cristiana sia anche iniziazione al saper abitare il mondo in cui buon Dio ci da vivere; 5) Provvedere a che vi sia nelle diocesi e nelle parrocchie un referente con la relativa competenza per la pastorale sociale, del lavoro e dell’ecologia integrale, 6) Adoperarsi per la valorizzazione del ruolo della donna nella Chiesa ed in politica sostenendo misure per il tempo di cura della famiglia, e 7) Favorire e partecipare ai gruppi di cittadinanza attiva che nascono dai problemi del territorio. Sette punti, questi, che sono per la Chiesa italiana e non solo, come la strada maestra per un’alleanza che tocca il cuore dell’impegno sociale di ogni cittadino, la centralità di ogni azione tesa al bene comune e nel rispetto del giusto profitto, in ambito lavorativo e nella tutela della salute, per il futuro del Pianeta.                            

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