di Don Antonino De Maria

Ciascuno di voi si studi di far coro[1]. In questo cammino sinodale che stiamo vivendo la liturgia che guida e sostiene il ritmo della vita della Chiesa ci suggerisce questo testo di Sant’Ignazio di Antiochia che mi sembra appropriato per dare un orizzonte operativo al cammino stesso. Lo cito secondo un’altra traduzione, quella curata da Carlo Dell’Osso per la collana di Città Nuova vol. 5*. Scrivendo alla Chiesa di Efeso raccomanda:

“ Conviene procedere in armonia con la mente del Vescovo, come già fate. Infatti, il vostro presbiterio ben rinomato, degno di Dio, è così in armonia con il vescovo come le corde alla cetra. Per questo si canta Gesù Cristo nella vostra comunione di sentimenti ed armoniosa carità. Ciascuno diventi un coro, affinché essendo concordi nella comunione di sentimenti, prendendo il tono di Dio nell’unità, cantiate a una sola voce per Gesù Cristo al Padre, perché vi ascolti e vi riconosca attraverso le vostre buone opere come membra del suo Figlio. È necessario per voi che stiate nell’unità inseparabile, affinché siate sempre partecipi di Dio.”[2] Precedentemente aveva scritto: “ ho deciso di esortarvi a procedere in armonia con la mente (logos) di Dio. Infatti Gesù Cristo, nostra inseparabile vita, è la mente (logos) del Padre, come anche i vescovi, posti sino ai confini della terra, sono nella mente (logos) di Gesù Cristo.”[3]

All’inizio della vita cristiana che è un camminare insieme, un edificare insieme, un’armonia che esprime un’unità come dice san Paolo ai Corinti – un solo Signore, un solo Spirito, una sola fede, un solo Corpo – che ci precede, poiché questo uno è Cristo stesso; all’inizio, dicevo, c’è la Sua Parola, Lui stesso Parola di Dio fatta carne, entrata nella storia dell’uomo e non un impeto morale che nasce dall’uomo. Il parlare di Cristo rivolto a noi ci ha chiamato a seguirLo, a camminare insieme con Lui. Camminare con Lui, dice Ignazio è cantare Lui cioè esprimere insieme, annunciare insieme, ascoltare insieme Lui. È Lui lo spartito, la trama della vita e del nostro canto, il tono di Dio che canta il suo amore per la sua vigna, come dice Isaia. La vita è la nostra voce: per questo è importante che la vita si accordi a Cristo e ascolti gli altri, ami il canto degli altri, in un’armonia che diventa polifonia e lode e annuncio.

Questo significa farsi coro: tutti i membri del corpo di Cristo nella molteplicità dei carismi dell’unico Spirito cantano insieme e tutti sentono un solo canto pur sentendo le proprie specifiche voci. Tendere a questa concordia a questo armonizzarsi nel canto di Dio e della Sua Parola è la tensione del cammino sinodale. Per questo, innanzitutto, occorre mettersi in ascolto della Parola di Dio che ama ogni voce allo stesso modo e che nello Spirito rende la molteplicità amata un solo canto.

Una tensione che comincia da chi ha più responsabilità – il Vescovo, i presbiteri, i diaconi- fino all’ultimo fedele. Cantare insieme non significa sopprimere le diversità di timbro bensì armonizzarsi e per cantare insieme bisogna apprezzarsi ed ascoltarsi, insieme davanti all’unico spartito.

È una tensione che cambia, rinnova, purifica i nostri rapporti, rende credibile la voce credente della Chiesa. Unità, concordia, pace. Non individualismo, discordia, giudizio.


[1] Ignazio di Antiochia, Lettera agli Efesini, 4, 1 secondo la traduzione del breviario II domenica per annum, volume III.

[2] 5*, p. 87

[3] Ivi, 3, 1, p. 86

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