di don Giuseppe Longo

In quasi due anni di emergenza pandemica sono state diverse le piccole e medie imprese che hanno dovuto chiudere, per via della scarsa domanda, soprattutto nei settori del turismo e della ristorazione.

Mai ci si sarebbe aspettato che la nota casa farmaceutica, produttrice del vaccino anti-covid, Pfizer annunciasse la chiusura dello stabilimento di Catania paventando la mobilità per circa 130 dipendenti.

I lavoratori, sostenuti dalle maggiori sigle sindacali, hanno ottenuto l’apertura di diversi tavoli istituzionali sia in Prefettura che a livello regionale.

Nonostante il supporto dei sindacati e l’intervento personale dell’assessore alla Famiglia e al Lavoro della Regione Siciliana, Antonio Scavone, non è stato possibile ottenere alcun risultato, vista anche la vaghezza delle risposte dell’amministratore delegato del colosso farmaceutico statunitense. Il tavolo di crisi che avrebbe dovuto portare alla sospensione delle procedure di licenziamento si è concluso con un nulla di fatto.

Così i lavoratori dello stabilimento catanese hanno proclamato a partire dalle 22.00 di ieri sera fino ad oggi uno sciopero con un sit-in davanti ai cancelli della Pfizer di Catania.

Alla protesta si sono associati i segretari provinciali della CISL Maurizio Attanasio, della UGL Giovanni Musumeci, della CGIL Carmelo De Caudo e della UIL Enza Meli, ai quali nella mattinata di oggi si è aggiunto l’Arcivescovo di Catania, il quale ha voluto dimostrare di persona la propria solidarietà ai dipendenti.

Il segretario della CISL Maurizio Attanasio ha descritto a Mons. Luigi Renna lo stato di empasse in cui versa il piano industriale dello stabilimento catanese e il reale rischio di perdita del sostentamento di circa duecento famiglie.

L’Arcivescovo ha espresso con un messaggio vicinanza soprattutto alle famiglie dei lavoratori che rischiano di perdere ciò che per la carta costituzionale italiana è un diritto fondamentale: il lavoro.

Di seguito il testo del messaggio di solidarietà ai lavoratori della Pfizer di Catania di Mons. Renna:

“Negli ultimi mesi il nome Pfizer è stato associato alla speranza, quella di uscire dal tunnel della pandemia grazie al vaccino che ha messo in sicurezza la vita di milioni di persone. Non vorremmo mai che d’ora in poi a Catania questo nome fosse associato alla ‘perdita di speranza’ che porterebbe circa un centinaio di famiglie al licenziamento o al trasferimento, privando ancora una volta la Città di opportunità lavorative.

Quando si chiude un’azienda, si ha una triste ricaduta su tutto il territorio: i giovani sono costretti ancora ad emigrare, le famiglie stentano a formarsi, cresce la denatalità, si dà spazio alla precarietà, si creano le condizioni di disoccupazione che portano le persone più fragili a finire nelle trame della criminalità organizzata.

Sentiamo perciò di ribadire quanto affermava papa Francesco nella Evangelii gaudium: Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato. La crescita in equità esige qualcosa di più della crescita economica, benché la presupponga, richiede decisioni, programmi, meccanismi e processi specificamente orientati a una migliore distribuzione delle entrate, alla creazione di opportunità di lavoro, a una promozione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo. (…) l’economia non può più ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi. (n. 204)

Prevalga non la mano invisibile del mercato, ma l’intelligenza imprenditoriale che coniuga ‘capitale umano’ e capitale economico! Come Chiesa siamo solidali con i lavoratori della Pfizer di Catania e ci appelliamo ai Responsabili dell’azienda affinché trovino soluzioni che non privino un’altra Città del Sud di quella opportunità che ha permesso a tante famiglie di vivere dignitosamente e di contribuire allo sviluppo del territorio. Non rendete Catania più povera!

Siamo fiduciosi che, con l’aiuto delle Istituzioni politiche e dei Sindacati, si trovino vie d’uscita che scongiurino definitivamente la chiusura del prestigioso stabilimento etneo. Affidiamo al Signore e all’intercessione di san Giuseppe, patrono dei lavoratori, questa nobile causa che tutela la dignità del lavoro, la serenità di tante famiglie, il futuro della Città”.

      + Luigi Renna

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