Dopo il grande successo registrato dal primo appuntamento del Festival Sacre Armonie, interamente dedicato a un repertorio di musica sacra organizzato dall’Associazione culturale Anfiteatro in sinergia con l’Arcidiocesi della città etnea, la Camerata Polifonica Siciliana e il Teatro Massimo Bellini nell’ambito del progetto “Palcoscenico Catania. La bellezza senza confini” del Comune di Catania, la chiesa della Santissima Trinità di Catania è pronta ad ospitare un’altra rarità, un’altra “perla” del repertorio sacro alla sua prima catanese.

Domenica 25 settembre alle ore 19

la chiesa di via Vittorio Emanauele II ospiterà l’Ensemble Medievales Aetnei diretto da Salvatore Coniglio – formazione diventata punto di riferimento per il repertorio di musica sacra e profana del Medioevo – con Gisella Calì alla voce recitante e alla regia, per la prima esecuzione a Catania del dramma sacro Ludus Danielis, considerato il più antico esempio di teatro musicale, composto nel XII secolo dagli studenti della cattedrale di Beauvais (Alta Francia). Si tratta di un dramma liturgico ispirato agli episodi dell’Antico Testamento e incentrati sulla figura del profeta Daniele, deportato a Babilonia insieme al popolo d’Israele e divenuto per la sua saggezza consigliere del re. A causa di una macchinazione tramata ai suoi danni, fu condannato ad essere sbranato dai leoni, ma gli animali, per volere divino, restarono mansueti ai suoi piedi. Il Ludus Danielis musicalmente è piuttosto variegato: ai recitativi di tipo liturgico alterna cori ritmicamente e melodicamente molto caratterizzati, ricchi di stimolanti suggestioni.

Dalle note del musicologo Aldo Mattina

se nella prima fase del Medioevo nacque e si sviluppò il canto gregoriano, intorno all’anno Mille si possono cominciare a trovare le prime commistioni fra sacro e profano, dapprima con gli Uffici drammatici e successivamente con i drammi liturgici. Una prima versione del Ludus Danielis si deve al chierico Ilario, allievo di Abelardo, scritto intorno al 1140 per essere rappresentato in forma processionale. Quella arrivata fino a noi, interamente musicata, è frutto di una creazione collettiva, testimoniata dai versi contenuti nella quartina d’introduzione all’opera che contiene una grande varietà di melodie (una cinquantina) che abbracciano l’intero spettro della monodia medievale, dagli Inni alle Sequenze alle Antifone, desunti dalla tradizione liturgica e, soprattutto, brani di libera invenzione.

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