di Don Deodato Mammana

Sabato 22 c.m., in Cattedrale, alle ore 20.00, in presenza di un migliaio di fedeli, si è celebratala la Veglia per la Giornata Missionaria Mondiale, presieduta dall’Arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Renna.

Nell’introduzione l’Arcivescovo ha messo in evidenza che, fra le veglie di preghiera proposte nel corso dell’anno liturgico, quella missionaria e quella vocazionale sono le più importanti; ha ricordato che quest’anno la G.M.M. ci coglie in pieno cammino sinodale e che missione e sinodalità sono complementari. Per questo, a conclusione della Veglia, ai referenti sinodali delle varie parrocchie, è stato consegnato il relativo mandato.

La Veglia di quest’anno, con lo slogan “Vite che parlano – di Me sarete testimoni”, ha proposto la figura di madre Teresa di Calcutta, come testimone eccezionale di carità, in dialogo virtuale con papa Francesco. Al dialogo, si sono alternati canti in lingua italiana e congolese, e brevissime riflessioni su alcuni versetti del Vangelo: Mt 25,35-36 (“ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…”); Mt 25, 40 (“…tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”); Lc 16, 19-31 (parabola del ricco epulone); 1 Cor 12, 12ss (noi membra di Cristo…).

Nella sua riflessione, l’Arcivescovo ha invitato tutti i presenti (sacerdoti, religiosi e laici) a “mettersi in ascolto” della vita dei tanti missionari e del loro “camminare insieme” con le Chiese che sono chiamati a servire. Le loro esperienze sono “vite che parlano”, sono persone che non consegnano parole vuote o generiche, ma “si consegnano” con il loro vissuto, con la loro umanità semplice e ricca.

Tutti i battezzati devono imparare a far sì che le loro vite “parlino” e devono diventare “testimoni del Risorto” e missionari in comunione ecclesiale: “o siamo missionari o siamo dimissionari”. Missionari non solo nelle nostre città, per un cambiamento radicale e per un risveglio dal torpore religioso nel quale spesso si vive fra indifferenza e rassegnazione, ma anche ad gentes, disposti a lasciare tutte le comodità per fare dono della propria vita ai fratelli lontani fino agli estremi confini della Terra.

Lo sappiamo che anche l’Italia è terra di missione e lo è anche l’Europa, ma noi non lasciamoci rubare l’amore per orizzonti lontani. Non possiamo dimenticare i missionari e le missionarie, i laici e i religiosi che operano in terre lontane come la Tanzania, quella terra alla quale la nostra diocesi ha legato in maniera particolare la sua missionarietà.

Dopo l’omelia dell’Arcivescovo tutti hanno rinnovato le Promesse Battesimali,

i referenti sinodali hanno ricevuto il loro mandato, mentre tutta l’assemblea, in piedi, ha pregato con le parole di don Primo Mazzolari:

“Ci impegniamo noi e non gli altri…/ senza pretendere che gli altri si impegnino…/ senza giudicare chi non si impegna…/ Ci impegniamo a dare un senso alla vita…/ a portare un destino eterno nel tempo…/ perché noi crediamo all’Amore…”

Ricevuto il mandato missionario, tutti hanno ricevuto la matita missionaria con una pergamena che ne spiegava il senso: come la matita dobbiamo lasciarci guidare da una mano…, lasciarci dolorosamente temperare…, cancellare…, sapere che la parte più importante è l’interno…, continuare a scrivere…

Tutti siamo come una matita… creati per uno speciale scopo: gustare l’amore di Dio e farlo gustare agli altri per tutta l’eternità.

Hanno concluso la Veglia la benedizione solenne di Mons. Renna e un canto pieno di gioia.

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