Si è svolta presso il Santuario di Mompileri l’Assemblea dei catechisti, organizzata dall’Ufficio catechistico diocesano, diretto da don Gaetano Sciuto. La partecipazione all’incontro è stata davvero considerevole con una presenza di circa 650 catechisti provenienti da tutte le parrocchie della Diocesi. L’Arcivescovo Mons. Luigi Renna, coadiuvato da don Gaetano e da don Giuseppe Raciti, Vicario episcopale per la pastorale, ha proposto ai presenti un’acuta e profonda riflessione. A conclusione è seguito un momento di preghiera durante il quale i catechisti hanno ricevuto la benedizione ed il mandato da parte dell’Arcivescovo.

Di seguito il testo della riflessione di Mons. Luigi Renna:

Carissimi catechisti e catechiste,

finalmente vi incontro, a circa otto mesi dalla mia venuta a Catania. Il mio primo sentimento nei vostri confronti è di profonda gratitudine: il vostro servizio è volontario, vissuto nella gratuità più vera; rivela il vostro grande amore a Cristo e alla Chiesa; lascia il segno nella vita della persona, perché la accompagna in una età in cui le esperienze di adulti significativi e testimoni sono importanti.

Andiamo a Betania

Il vostro servizio è quello che raccoglie il maggior numero di persone nella Chiesa e l’attenzione che la comunità, con in primis il Vescovo, ha nei vostri confronti, è grande, perché da voi dipende tanto della trasmissione della fede alle nuove generazioni. Vi confesso che una delle mie più grandi preoccupazioni è la catechesi alle varie fasce d’età, da quella dell’Iniziazione Cristiana a quella dei nubendi e degli adulti. Nel documento finale del cammino sinodale diocesano è stato osservato: «La catechesi appare svuotata del suo valore, emerge una grave mancanza di formazione dei catechisti che vivono il ruolo in modo autoritario e autoreferenziale. La proposta formativa, di conseguenza, è disomogenea nella forma, nei contenuti e nei tempi in tutto il territorio diocesano e risulta poco coinvolgente e fallimentare» (p.9). Non vi scoraggiate di queste espressioni un po’ severe nei vostri confronti: è segno che si esige che la vostra presenza sia qualificata, ma sappiamo anche che a volte vi siete ritrovati ad essere catechisti senza un adeguato tempo di formazione, non per colpa vostra.

Nella Lettera pastorale ho perciò scritto. “Da questo comune sentire appare chiaro che la catechesi costituisce una “nota dolente” della nostra comunità ecclesiale, sia per la modalità disomogenea con cui viene vissuta anche all’interno di una stessa vicaria, sia per la mancanza di preparazione adeguata dei catechisti. Un’altra nota dolente riguarda la questione dei padrini: nonostante le scelte pastorali di questa Chiesa di Catania, qualche parrocchia non è in comunione con la prassi diocesana deliberata un anno fa. Da queste scelte solitarie non si raccoglie alcun frutto, perché si crea confusione nella Chiesa, si getta discredito sui confratelli, non si migliora di certo la qualità della testimonianza dei padrini/ madrine. (…) Questo percorso formativo che può permettere di riscoprire la fede, va pensato e non deve avere il sapore della “svendita” di un sacramento. La questione dell’Iniziazione cristiana sarà tra le prime ad essere oggetto di discernimento dopo questo anno di ascolto, perché è la più urgente, riguardo sia alla progettualità sia alla preparazione dei catechisti.” (p.42) Quando scrivevo che la catechesi è una questione che va sottoposta a discernimento, intendevo usare il linguaggio del cammino sinodale, che è composto di tre tempi: l’ascolto, il discernimento, le scelte. Questo anno è tempo di ascolto, della verifica di “come vanno le cose”: quanti anni di catechesi? Quale metodo? È triste constatare che negli ultimi anni si sono affermate prassi molto diverse tra loro, che hanno bisogno di convergere in un progetto catechistico diocesano, che sia frutto di una scelta ecclesiale, che faccia dire: nella Chiesa di Catania la catechesi si tiene con tempi, metodologie e conseguente mistagogia che assicuri un comune cammino ecclesiale. Ma sarà necessario partire dall’ascolto. Sono stati previsti quattro cantieri sinodali nella nostra diocesi ed io credo che quelli che riguardano la catechesi siano tra i più necessari: ogni comunità parrocchiale e ogni associazione e movimento dovrebbe interrogarsi su “come vive la catechesi” e “quale segno positivo o negativo ha lasciato nella propria vita”.

Non dobbiamo avere paura che ci dicano anche che la catechesi può aver lasciato un segno negativo, non ovviamente per le verità di fede che ci ha trasmesso, ma per la modalità con cui questo è avvenuto. Chi deve essere protagonista di questi cantieri? Anzitutto voi catechisti, parrocchia per parrocchia: dovete chiedervi quale è la vostra esperienza, quali sono le vostre gioie e le vostre ansie. Il vostro contributo sarà importante per il rinnovamento della catechesi. Inoltre sarà importante ascoltare i genitori dei vostri ragazzi: cosa chiedono, come vorrebbero essere partecipi al cammino dei loro figli? Troveremo forse nelle loro richieste tante opinioni non condivisibili, ma è il tempo di “esplorare” cosa c’è “dietro” la loro opinione. Non sottovalutate anche l’ascolto di giovani, di adulti, anche di persone che si avvicinano alla pratica di fede solo in occasione degli appuntamenti della pietà popolare: anche loro hanno qualcosa da dirci del loro “ricordo” della catechesi. Su tutte queste esperienze, illuminati dalla Parola e dal magistero della Chiesa, potremo fare discernimento. Non abbiate paura di organizzare questi momenti: non vi stanco di ripetervi che un incontro sinodale vale quanto una catechesi, perché si trasmette all’altro questa verità: “Tu sei importante per me! Ho bisogno di ascoltare il tuo pensiero!” Perciò, cari catechisti, vi invito a imboccare la via per Betania, la via dell’ascolto…

Riscoprite la vostra ministerialità

Il servizio di catechista grazie al Motu proprio “Antiquum Ministerium” di papa Francesco, ha ricevuto una connotazione precisa, quella di ministero istituito: il 10 maggio 2021, il papa ha promulgato questo Motu proprio sull’istituzione del ministero del catechista per la Chiesa universale. Con quello sul ministero del lettorato ed accolitato, questo documento attende di essere applicato nella vita della nostra Chiesa di Catania, e «rende sempre più evidente quell’indispensabile apporto della donna, di cui papa Francesco aveva già scritto, invitando di conseguenza ad allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa (Evangelii Gaudium,n. 103)». I tre ministeri vanno compresi nella loro identità e nei loro compiti e richiedono discernimento ed accompagnamento. Occorrerà una preparazione adeguata, iniziale e permanente, in modo che tali servizi siano resi con competenza e dedizione. La Nota CEI ci dà delle precise indicazioni: «Le comunità con i loro presbiteri presentano i candidati, i quali saranno istituiti dal Vescovo dopo un tempo di adeguato accompagnamento e formazione da parte di una équipe di esperti. Il Vescovo infatti in primo luogo riconosce tale vocazione e ne valuta l’utilità per un servizio determinato all’interno della realtà ecclesiale locale; in un secondo tempo li istituisce con il rito liturgico proprio; infine, con un atto giuridico, conferisce il mandato per quel ministero specifico». In questo primo anno ci dedicheremo al discernimento su chi potrà ricevere tale ministero: cominceremo con un catechista per comunità, in modo tale che si arrivi gradualmente alla comprensione di tale ministero.

È opportuno che ci sia un buon discernimento, fatto nella propria coscienza, con il proprio parroco, sottoposto al direttore dell’Ufficio diocesano per i ministeri. Mi raccomando: non sia un modo per “clericalizzare” la vita ecclesiale, ma semplicemente per “allargare” gli orizzonti della ministerialità. Vi attende un tempo di discernimento…Anche questo è un andare a Betania, nel luogo dove si riscopre che ogni ministero è radicato nell’ascolto, come la CEI ci ha ricordato: “Un servizio che non parte dall’ascolto crea dispersione, preoccupazione e agitazione: è una rincorsa che rischia di lasciare sul terreno la gioia. Papa Francesco ricorda in proposito che, qualche volta, le comunità cristiane sono affette da “martalismo”. Quando invece il servizio si impernia sull’ascolto e prende le mosse dall’altro, allora gli concede tempo, ha il coraggio di sedersi per ricevere l’ospite e ascoltare la sua parola; è Maria per prima, cioè la dimensione dell’ascolto, ad accogliere Gesù, sia nei panni del Signore sia in quelli del viandante».

Riscoprite il senso della vostra credibilità

L’ultimo convegno nazionale dei direttori dell’Ufficio catechistico era intitolato: Catechista testimone credibile. Io credo che i contenuti di tale incontro vadano ripresi. In modo particolare la relazione di Alessandra Augelli dell’Università cattolica del Sacro Cuore ha parlato del catechista come un viator, un pellegrino. Ha citato queste parole di Romano Guardini: «La più potente forza di educazione consiste nel fatto che io stesso, cioè, io educatore, in prima persona, mi protendo in avanti e mi affatico a crescere. Sta proprio qui il punto decisivo. È proprio il fatto che io lotto per migliorarmi che da credibilità alla mia sollecitudine pedagogica per l’altro».

Il catechista dunque è, un homo viator, una persona in cammino. Le persone che i catechisti incontrano non si aspettano che gli venga spiegato come vanno le cose, ma che partecipino alla loro vita e alla vita in generale. Questo significa anche che il testimone non risolve problemi (i problemi del secolarismo, dei bambini che non vanno a messa, delle coppie che non si sposano ecc…) e non cerca soluzioni – magari calate dall’alto estromettendo i soggetti – ma sta in relazione ad un mistero, quello di Dio che ama l’umanità e la trasforma con la forza del Suo Spirito. Si tratta di camminare nell’esistenza e di creare intimità con quel Mistero di salvezza a cui io appartengo. Bisogna saper ascoltare l’altro non come uno fra tanti, ma nella sua singolarità originale, per fare insieme un cammino di fede. È importante sostare davanti ai momenti di vita densi e carichi di domande di senso per trovare risposte “sensate”. E poi, fiducia nella “grazia di Dio” che opera nei cuori: siate testimoni a partire da quell’ascolto che vi fa essere compagni di viaggio dell’umanità, per poterle annunciare Gesù Cristo in maniera credibile.

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