di Giuseppe Adernò

Il tema della pace è ricorrente in tutti i convegni e seminari di studio ed in occasione della XVI Giornata sociale diocesana la riflessione è stata indirizzata all’enciclica “Pacem in terris” di Papa Giovanni XXII dell’11 aprile 1963.

A distanza di 60 anni il messaggio della Pace, secondo la dottrina sociale della Chiesa, appare attuale e di costante richiamo ad essere “artigiani e operatori di pace” per la costruzione del bene comune.

Il convegno, presso il Seminario Interdiocesano, è stato introdotto dall’Arcivescovo Mons. Luigi Renna, il quale ha salutato Mons. Salvatore Gristina che dal 2005 ha promosso con Don Piero Sapienza il progetto diocesano ed ha presieduto le precedenti 15 edizioni. L’ultima è stata quella del 2019, alla quale è seguita l’interruzione a causa della pandemia.

I numerosi conflitti che insanguinano il mondo intero ed il dramma della vicina Ucraina sollecitano non soltanto manifestazioni e cortei, ma riflessioni di “pensiero pensante” alla ricerca del senso e della visione della pace, che non è soltanto assenza di guerra, ma sollecita strategie di disarmo e una reale visione geopolitica e antropologica positiva di bene comune.

“Vedere, giudicare, agire e celebrare” sono i verbi che costituiscono il binario di un cammino da percorrere insieme per dare concretezza sinergica alla fede cristiana e all’impegno sociopolitico.

Di seguito il testo integrale del saluto introduttivo di Mons. Luigi Renna:

Eccellenza carissima,

carissimo don Piero,

carissimi amici e amiche organizzatori della XVI Settimana Sociale,

Delegati e membri della Consulta delle aggregazioni laicali,

mi sento onorato e sono ben contento di introdurre un appuntamento che è giunto alla sua XVI edizione e vede la Chiesa di Catania essere lievito per vedere – giudicare – agire, nella città.

In questi mesi di servizio alla nostra Chiesa ho potuto sperimentare come la presenza di laici che hanno a cuore il bene comune e manifestano l’impegno proprio di chi ha una coscienza radicata nel Vangelo, non è episodica, ma costante e capace di cogliere i problemi nella loro immediatezza e nella loro non facile soluzione. Grazie dunque a quanti hanno dato vita e accompagnato questo appuntamento; grazie ancora a S.E mons. Mario Toso per la sua presenza; grazie a chi ha voluto dedicare una giornata per riflettere su un tema che richiede oggi più che mai una nuova coscientizzazione.

Fra qualche mese celebreremo l’anniversario della “Pacem in terris”, la grande enciclica di Giovanni XXIII nell’ordine mondiale. Nello stile di chi è attento ai “segni dei tempi”, la nostra storia non vuole essere una semplice commemorazione, ma un approfondimento del senso della pace di fronte ai numerosi conflitti che insanguinano il mondo, non ultimo quello fra Russia e Ucraina. Alla voce di chi manifesta per la pace noi vogliamo unire il pensiero di chi rinnova una visione della pace che risponde ai cardini della Dottrina Sociale della Chiesa: non semplice assenza di guerra, ma ordine fondato su principi morali che ispirano la politica e che seguono le strategie del dialogo e del disarmo. Sentiamo quanto mai attuale quanto affermava un documento della CEI negli anni ’90: “È profondamente mutato il volto di ciò che fino ad ora è stato chiamato “guerra” e, di conseguenza, non può mutare il volto di ciò che si continua a chiamare “pace” (Nota CEI, Educare alla pace). Ritorna quanto mai attuale perciò l’invito della Pacem in terris, certamente bisognoso di linguaggio nuovo, ma sempre vero nei principi che propone: “A tutti gli uomini di buona volontà spetta un compito immenso: il compito di ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà”.

L’ascolto della relazione di mons. Toso, il prezioso apporto dei lavori di gruppo, sarà un modo “rieducare” i nostri cuori alla pace, “disarmarli” dai pregiudizi, rimuovere dalle nostre coscienze una visione geopolitica della quale tanto dipende la nostra visione della vita, della politica e dell’economia!

Buon lavoro a tutti!

La lectio magistralis di Mons. Mario Tosi, Vescovo di Faenza, già Rettore dell’Università Pontificia Salesiana, membro della Commissione CEI per i problemi sociali e del lavoro e del Comitato scientifico delle Settimane Sociali, ha indirizzato la riflessione sulla società politica e la dignità della persona, secondo i valori del Vangelo e i principi sanciti dalla Carta Costituzionale, che sollecita una costante ricerca del “bene comune”.

Dopo aver chiarito il concetto di “autorità”, che non è solo “potere” e “privilegio”, bensì “facoltà di comandare secondo ragione”, Mons Toso, si è soffermato sul concetto di “democrazia”, come già ben definito da Papa Pio XII nel 1944 e analizzato nel saggio “La democrazie e le sue ragioni” dal Card. Pietro Pavan, il quale ha partecipato alla redazione del Codice di Camaldoli del 1943 ed ha collaborato alla redazione della Pacem in terris.

“Diritti e Doveri, Società, Stato, Bene comune”, animati dal “personalismo comunitario e relazionale, aperto alla trascendenza” costituiscono i pilastri della democrazia che sollecita una reale riappropriazione del valore “pace” e la costruzione di una coscienza sociale positiva, sulla scia dei valori antropologici ed etici.

La cultura della Pace che Paolo VI ha indirizzato allo “sviluppo integrale”; Benedetto XVI all’etica sociale e Papa Francesco alla fraternità e all’ecologia integrata, consente l’attuazione dei diritti della persona alla vita, alla salute, al lavoro, che comportano correlati doveri, in contrasto con i falsi diritti dell’aborto, dell’eutanasia, dell’assistenzialismo senza lavorare.

Per un’efficace educazione alla pace il Relatore ha indirizzato particolare attenzione alle otto beatitudini, che coniugano i principi della non violenza e costituiscono il presupposto della vera pace sociale.

Condividendo quanto scritto nel documento diocesano “Non possiamo tacere” sulla “democrazia partecipativa” che sollecita la responsabilità di tutti e di ciascuno, Mons. Toso ha lanciato un messaggio di “umanizzazione della politica” sul modello evangelico del “buon samaritano”, principio architettonico della fraternità.

Fare la pace” è, “un lavoro artigianale, da fare con passione, pazienza, esperienza, tenacia, perché è un processo che dura nel tempo”.

Nel messaggio di saluto, in collegamento video, Don Piero Sapienza ha tracciato il percorso storico delle “Giornate sociali diocesane” elencando anche i positivi traguardi conseguiti con alcuni interventi che hanno prodotto sociale benessere alla comunità cittadina nei quartieri periferici.

La rilettura della Pacem in terris, in vista del 60° anniversario, accende i fari sulla “verità, giustizia, amore, libertà e perdono” e impegna ad un cammino sinodale verso una rinnovata progettualità di testimonianza cristiana, che non si può limitare alla visione riduttiva della carità e dell’assistenzialismo.

Il secondo intervento del convegno è stato dedicato al documento “Non possiamo tacere” redatto da un gruppo di laici in vista delle elezioni amministrative e l’impegno operativo prosegue con diversi appuntamenti programmati.

Visualizza il testo integrale di Mons. Toso

Il dott. Claudio Sammartino, già prefetto della Repubblica, commentando una poesia di Eliot ha declinato le azioni del “vedere, giudicare, agire e mai rassegnarsi” al fine di costruire una realtà sociale con “nuovi mattoni”, adottando un “nuovo linguaggio” e promuovendo un “impiego per ciascuno”, così che tutti siano protagonisti, attori, artigiani e operatori di pace per il bene comune ed a tale scopo appare indispensabile un cammino di scuola di formazione politica.

I dati statistici mettono in evidenza le criticità della provincia etnea, con 150 mila giovani che studiano e lavorano all’estero, con 11 milioni e 840 mila abitanti che vivono il dramma della povertà economica, mentre il tasso della dispersione scolastica raggiunge il 25,2%, assegnando a Catania un primato di cui non si potrà essere fieri.

Nel processo di democrazia partecipativa un dato significativo da prendere in esame è il 36,1% di cittadini che non vanno a votare, e di questi pare che il 39% si dichiara essere “cattolico”.

Queste problematiche ed emergenze sociali sono state oggetto di discussione nei sei gruppi di studio organizzati e le relazioni finali sono state raccolte dall’Arcivescovo per un cammino di ripresa e resilienza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *