di Filadelfio Grasso

Nessuno può immaginare i festeggiamenti di sant’Agata se non mette piede a Catania il 4 e 5 febbraio.

La città sotto l’Etna è come se in questi giorni indossasse un abito diverso, quello della festa. I palazzi, le strade e le piazze di nera pietra lavica assumono colori insoliti e vengono pervasi da un tripudio di voci, di suoni, e anche di odori e sapori inconfondibili.

Il freddo e il buio si dissolvono al calore e alla luce delle migliaia di candele. Agata annuncia che l’inverno sta per passare.

Riprendono i festeggiamenti dopo due anni di stop

Gli anni appena trascorsi sono stati molto difficili. La pandemia ha impedito di poter esprimere i sentimenti che tradizionalmente vengono manifestati in onore della Patrona. Ci tornano in mente gli altarini casalinghi allestiti nelle case, i lumini accesi ai balconi nel febbraio del 2021. Ricompare alla memoria la celebrazione vista in tv, e il sacco che qualcuno ha comunque voluto indossare pur rimanendo a casa. Perché per sant’Agata ogni fedele vuole essere partecipante attivo della festa.

Quando siamo stati limitati nell’esprimere i nostri sentimenti, abbiamo capito ancor di più l’importanza che ha per il catanese e per il devoto in generale, il fatto di poter manifestare con tutto sé stesso la devozione alla Patrona. La festa in onore dei santi, infatti, come riporta il Direttorio Liturgico a proposito della Pietà Popolare, è per l’uomo “partecipazione alla signoria di Dio sulla creazione e al suo riposo attivo… è manifestazione di gioia semplice e comunicabile è espressione di vera libertà.”

Il coraggio di una giovane cristiana

La figura di sant’Agata ci dà l’indicazione del tipo di donna proposta alla venerazione del popolo nei primi secoli del cristianesimo.               

I fatti e gli altri elementi riportati negli Atti del Martirio, risalenti a dopo il V secolo, rispettano un “modello” comune anche ad altre sante dello stesso periodo, e hanno una valenza pedagogica e divulgativa dei principi cristiani. La Passionis beatissimae Virginis et martiris Agathae ha ispirato fin dai primi secoli antifone e responsori. Papa Gregorio Magno inserì il nome della martire siciliana nel Canone Romano, divulgandone il culto in tutto il mondo.

Della sua vicenda terrena tutti conosciamo i personaggi coinvolti. Per primo Lei, la fanciulla coraggiosa e forte che afferma i suoi principi e diviene testimone del suo Signore e Maestro. Poi Quinziano, coraggioso a modo suo e tracotante, che non esita a calpestare ogni diritto della giovanetta e con crudele piacere la fa torturare per piegarla al suo volere. Al servizio del tiranno romano, come in un clan organizzato, prendono posto sgherri licenziosi, la lasciva Afrodisia, soldati crudeli. Ma ci sono anche amici disposti a consolare la Fanciulla e a seguirne il suo esempio.

Il significato della festa oggi

A distanza di secoli possiamo fare un raffronto con il mondo di oggi che, sebbene con modalità diverse, ci presenta situazioni che si dipanano secondo meccanismi psicologici e sociali alquanto simili.

Oggi, a chi di questi personaggi noi ci possiamo paragonare?

Siamo cristiani coraggiosi e stabili nel nostro credere? Siamo coerenti con ciò che professiamo, oppure ci lasciamo trasportare delle effimere tendenze del tempo e del luogo in cui ci troviamo?

E cosa dire se cadiamo nella tentazione di sentirci forti e potenti quando possiamo torturare e calpestare i diritti di chi ci sta accanto, violandolo e violentandolo con i mille volti della prepotenza di cui spesso raccontano i media?

La cronaca ci dice che dal gennaio al novembre del 2022, a Catania si sono contati oltre settecento delitti assimilabili a violenze domestiche e di genere. Molti. Troppi nella città della martire Agata.

Per la sua terra e per chi ha fede sant’Agata prega di lassù, ma vive e opera quaggiù attraverso i suoi amici, i tanti suoi devoti impegnati ogni giorno con coerenza e nella legalità attraverso il lavoro, l’investimento quotidiano di energie ed intelligenza. Nonostante le numerose difficoltà che la situazione locale presenta ormai da molto tempo.

Se questo non accade, allora ci si deve interrogare se quella mostrata nei giorni della festa è vera devozione.

Un grave resoconto viene anche dai dati sulla dispersione scolastica: in molte zone della città numerosi ragazzi non frequentano la scuola e finiscono spesso nei blitz mirati a contrastare lo spaccio di stupefacenti. In alcuni quartieri la dispersione raggiunge il 22% tra i minori di età compresa tra i 6 e i 16 anni.

Chi è il modello di questi ragazzi e delle famiglie che stanno dietro di essi, Agata o Quinziano?

È facile rispondere. Forse banale. È molto più difficile vivere secondo questa risposta. Eppure la nostra patrona ci insegna con la sua vita a fare proprio questo: quando il mondo sembra virare verso la violenza, l’abuso, il menefreghismo, le scorciatoie che fanno accettare l’illecito e il facile guadagno, il popolo di Agata non può stare fermo e muto.

Ogni anno la festa attrae oltre un milione di fedeli, curiosi e visitatori perfino da altri paesi del mondo. In questo contesto i veri devoti che oltre al sacco portano anche una coscienza “bianca”, hanno una ardua responsabilità. Gli amici della Santuzza hanno un compito difficile che non è tirare il pesante fercolo ma gridare con la propria vita e con i gesti, ogni giorno e in ogni luogo “E’ viva sant’Agata!”.

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