di Lorenzo Rapisarda

Giovedì 23 febbraio ha avuto luogo presso la chiesa dell’Istituto Francesco Ventorino di Catania la Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo di Catania S.E. Mons. Luigi Renna in occasione degli anniversari del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione e della morte del fondatore don Luigi Giussani.

Sono parole cariche di gratitudine e attesa quelle rivolte all’Arcivescovo dal prof. Alfio Pennisi, responsabile della comunità diocesana di Catania di Comunione e Liberazione: “Eccellenza, siamo contenti di incontrarla ancora una volta e desiderosi di ascoltare le parole che ci rivolgerà. Ci ha fortemente colpito quanto Lei ha detto alla città nei giorni delle festività agatine, da poco concluse.

Nelle Sue parole han più volte risuonato – accanto al nome della Santa Patrona – quelli di don Pino Puglisi, del giudice Rosario Livatino, del missionario laico Biagio Conte, che ci sono stati additati come esempio di cristiani che hanno portato “la croce delle loro responsabilità” correndo “il rischio di essere cristiani tutti i giorni e in tutti i luoghi”.

Ad un anno dall’insediamento a Catania S.E. Mons. Luigi Renna con le sue parole consegna un dono prezioso alla comunità catanese di CL.

L’Arcivescovo introduce l’omelia riconoscendo i frutti generosi del carisma del movimento di CL a Catania in particolare declinati “nell’animazione culturale, nella dedizione all’educazione, nel servizio alle povertà nelle carceri o in altri luoghi dove si viene in aiuto al fratello che soffre”.

S.E. Mons. Renna coglie l’occasione in questo tempo quaresimale per soffermarsi sulle tre dimensioni cruciali per la vita di ogni credente. In primo luogo, richiama al discernimento ricordando due espressioni di San Giovanni Paolo II contenute nella lettera che l’allora Pontefice scrisse in occasione dei funerali di don Giussani. Ricorda così che don Giussani visse “nell’ascolto costante dei bisogni dell’uomo contemporaneo, e nel servizio coraggioso alla Chiesa”. Due aspetti non contraddittori perché “don Giussani ha dimostrato che il servizio coraggioso alla Chiesa lo si fa interpretando i bisogni dell’uomo contemporaneo”.

Coraggio da cui deriva una chiara “assunzione del progetto di Dio che chiede responsabilità, da parte dell’uomo”. Ma oggi “quali sono le responsabilità che abbracciano la spiritualità della Fraternità di Comunione e Liberazione?” si chiede l’Arcivescovo durante la meditazione facendo proprie le domande del nostro tempo e rispondendo senza alcuna esitazione nel concreto: “la politica, l’economia, l’animazione culturale, la missione con gli uomini. Perché la sequela di Cristo non è una fuga mundi ma una presenza nel mondo”.

Una presenza che continua a vivere nella costante fedeltà alla dimensione dell’ecclesialità, come ricorda Mons. Renna riprendendo i dettami del Concilio Vaticano II in cui si esplicita che “la Chiesa universale vive nella Chiesa locale quindi nella Diocesi”. Da qui l’invito riprendendo la tensione delle parole di San Paolo ai Corinzi ad essere sempre “una lettera di Cristo”. Vivendo una moralità non formale ma “che nasce in uomini e donne che si sentono perdonati”, come insegna il racconto del sì di Pietro amato da don Giussani e ricordato dall’Arcivescovo che conclude la meditazione con un augurio che segna una strada precisa con dentro un compito: “quindi vivete con grande gioia il discernimento che Giussani ha vissuto vivendo la sua vocazione, vivete la responsabilità nel portare la croce di quello che il Signore vi chiede nel nostro tempo e siate lettera di Cristo”.

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