Una Messa per non dimenticare, così Mons. Renna ha definito la celebrazione di oggi nella chiesa di San Placido a Catania, nel trentunesimo anniversario della strage di Via D’Amelio a Palermo.

«Le organizzazioni criminali e nelle nostra Sicilia segnatamente la mafia – ha detto il vescovo durante l’omelia – che trentuno anni fa ha ancora fatto sentire la sua mano opprimente, proprio il 19 luglio in Via d’ Amelio, facendo strage di un giudice, Paolo Borsellino e della sua scorta composta da cinque agenti. Una delle tante date che non vogliamo dimenticare, perché i popoli senza memoria sono destinati a ripetere o a vedere ripetere gli errori del passato, a vedere replicati i ritardi, i tentennamenti, anche i vuoti di carattere giuridici di cui può approfittare che pretende di essere uno stato nello stato, con le sue regole, i suoi capi, i suoi loschi bilanci».

All’interno della chiesa molti i rappresentanti delle istituzioni: S. E. Sig. Prefetto dott.ssa Carmela Librizzi, Sig. Sindaco Avv. Enrico Trantino, il Questore il Vicario dott. Salvatore Fazzino, Sig. Presidente Corte di Appello don. Filippo Pennisi, il Presidente Tribunale il dott. Sebastiano Mignemi, Sig. Procuratore Generale Corte d’Appello dott. Roberto Saieva, Sig. Presidente Tribunale Amministrativo Regionale dott. Pancrazio Savasta, il Comandante Direzione Marittima della Sicilia Orientale Contrammiraglio (CP) Antonio Ranieri, il Comandante provinciale Guardia di Finanza il Col. Giuseppe Pisano, il Comandante provinciale Carabinieri Col. Rino Coppola, Sig. Direttore Direzione Investigativa Antimafia la dott.ssa Grazia Iellamo, Sig. Presidente Comitato Festa Sani Agata dott.ssa Mariella Gennarino.

«La nostra storia dimostra che è necessario avere una coscienza del problema che investe tutti i cittadini e le istituzioni, e che elabora una cultura della legalità che ha bisogno di un diritto certo e forte, con interpretazioni e applicazioni che non lasciano nel dubbio, e che sia punto di riferimento per l’etica pubblica. Sappiamo di non essere nell’anno “0” di tale cultura istituzionale, soprattutto del diritto, e sappiamo anche che la legislazione che noi abbiamo è stata scritta anche con il sangue delle vittime della mafia, dell’ndrangheta, della camorra, di chi, con la sua esperienza e le sue intenzioni, si è esposto a punto tale, da essere condannato a morte dai “processi sommari” dei capi mafiosi, che hanno come unico criterio la conservazione di un potere demoniaco che vive del sangue degli impoveriti dei suoi affari. Sono caduti politici, magistrati, uomini delle forze dell’ordine, collaboratori e collaboratrici della giustizia, sacerdoti, in una vera e propria strage di popolo, il cui sacrificio non è stato vano, perché di fronte all’efferatezza della mafia-faraone, il legislatore ha perfezionato gli strumenti per neutralizzare l’agire criminale, il cittadino ha acquisito più forza per denunciare, le nuove generazioni hanno acquisito un maggiore senso critico».

L’arcivescovo ha più volte invogliato i presenti a fare rete, per promuovere iniziative e rendere queste giornate sempre più incisive per la città.

«Non dimentichiamo che “i popoli che alienano la propria tradizione e, per mania imitativa, violenza impositiva – ha poi concluso l’arcivescovo – imperdonabile negligenza o apatia, tollerano che si strappi loro l’anima, perdono, insieme con la fisionomia spirituale, anche la consistenza morale e, alla fine, l’indipendenza ideologica, economica e politica”. (FT 14) Per questo facciamo memoria, come il popolo di Israele: come il popolo di Dio conservò la memoria della Pasqua e dell’alleanza mosaica, così noi viviamo ogni data in cui c’è stata una vittima della mafia, come un giorno che ci richiama alla responsabilità: così faremo anche a settembre, per ricordare il beato Pino Puglisi, a trent’anni dal suo martirio. Per questo facendo memoria guardiamo al presente con il carico di impegno che ci chiede un tempo in cui la mafia è silente e ricca, e si nutre del commercio di droga, fa pressione sull’economia e sulle amministrazioni, ricicla ovunque i soldi che grondano sangue. Per questo siamo qui: per ribadire un impegno civile che abbraccia tutti i cittadini e vuole scrollarsi definitivamente di dosso il passato, il giogo dell’omertà, dell’indifferenza, della sordida connivenza: è un cammino impegnativo, ma che si nutre di questa fiducia, le parole del Signore dette a Mosè e ad ogni uomo che vuole liberare dai faraoni di ogni tempo: “Io sarò con te”».

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