Giovedì 22 febbraio presso la chiesa dell’Istituto Francesco Ventorino di Catania si è tenuta la Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Emerito di Monreale Mons. Michele Pennisi in occasione degli anniversari del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione, della morte del fondatore don Luigi Giussani e dei 70 anni dalla nascita del movimento di CL.
“Che valore ha questa vostra presenza?”
È questa la domanda carica di stupore che il prof. Alfio Pennisi, responsabile della comunità diocesana di Catania di Comunione e Liberazione, con cuore colmo di gioia condivide con tutti i partecipanti alla Santa Messa nel suo saluto iniziale.
Un interrogativo rivolto a ciascuno, dai rappresentanti delle diverse aggregazioni laicali ed enti ecclesiali presenti in chiesa, ai numerosi sacerdoti che hanno accettato l’invito a concelebrare.
Con un augurio speciale dedicato all’instancabile e fedele paternità dell’Arcivescovo di Catania Mons. Luigi Renna, impossibilitato a partecipare per motivi di salute.
Una domanda che porta già dentro una constatazione di fatto. Di un fatto. Come la vivace presenza di una moltitudine di persone di ogni età che riempie la chiesa di quell’Istituto che oltre al nome porta ancora acceso il fuoco educativo del compianto don Ciccio Ventorino, guida storica in Sicilia del movimento di CL.

“Credo che essa – riflette Alfio Pennisi a proposito dell’interrogativo iniziale – oltre a documentare l’affetto e la stima reciproca che ci legano, esprima il significato essenziale della ricorrenza che l’ha generata. Tale significato è l’unità”.

Particolarmente in questa ricorrenza risuona sempre attuale l’invito di Papa Francesco al popolo di CL radunato a Piazza San Pietro il 15 ottobre 2022: “amate sempre la Chiesa. (E) Amate e preservate l’unità della vostra “compagnia”.

Amare la Chiesa, custodire l’unità. Raccomandazioni rilanciate durante l’omelia da Mons. Michele Pennisi che richiama il cuore della recente lettera di giorno 1 febbraio inviata al movimento di CL dal Santo Padre. Francesco nel prezioso documento invita ad “avere cura dell’unità tra voi: essa sola, infatti, nella sequela ai pastori della Chiesa potrà essere nel tempo custode della fecondità del carisma che lo Spirito Santo ha donato a don Giussani”.

Amore grato e responsabile a Cristo e alla Chiesa grazie all’unità. Dono sempre perseguito e di cui è piena la vita del sacerdote brianzolo come ricorda Mons. Pennisi rintracciandone nell’omelia i tratti inconfondibili: «Don Giussani ci ha sempre richiamato alla fedeltà al Santo Padre e al magistero della Chiesa come «direttiva suprema al cammino umano. Ci ha aiutato a rispondere personalmente alla domanda di Gesù ai suoi discepoli all’interno della comunione ecclesiale, di una amicizia che abbraccia tutta la vita».
Unità fondata sulla roccia del ministero del Papa e dei Vescovi in comunione con Cristo. Dono da preservare che è obbedienza e amicizia.

Tratti da cui non distogliere lo sguardo che richiamano in fondo un fatto “presente nella Chiesa che non è riducibile a una dottrina, a una morale, a una serie di riti, ma una vita nuova scaturita dall’incontro con Cristo, che è inseparabile da un’amicizia vissuta nella compagnia della Chiesa e da una vera passione per tutto ciò che è umano nella nostra vita di ogni giorno”.

Un fatto che diviene cento volte dono nell’incontro con Cristo: “la sfida del centuplo è che quello che noi attendiamo è più di quello che facciamo”.

Dono che libera: la comunione. Frutto dell’unità che si alimenta quotidianamente nella sequela di coloro che sono stati chiamati a guidare la Fraternità di Comunione e Liberazione, dentro l’abbraccio della Chiesa. E che in tempi come questi, dove la cronaca è sempre più violenza e guerra, incoraggia.
Come tutto ciò che conta, per cui vale la pena far festa. Come per i compleanni delle persone care, dove il festeggiato non è mai il passato ma si celebra il vivente. Un fatto presente per cui possiamo ancora sperare. Un avvenimento oggi.

Foto di Nuccio Condorelli

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