Nel corso dei festeggiamenti per la Patrona di Catania, al martirio di Sant’Agata è stato accostato quello di Don Pino Puglisi. Durante l’incontro promosso nel Museo Diocesano dall’Associazione ex Alunni del Leonardo da Vinci, presieduta dal notaio Carlo Zimbone, l’arcivescovo di Catania Luigi Renna ha ricordato che il martirio testimonia l’amore per Gesù e  deve spingere i credenti al servizio degli altri nella (a volte opaca) storia quotidiana. I due relatori, il Cardinale Paolo Romeo e don Mario Torcivia, ordinario di Teologia Spirituale, hanno evidenziato analiticamente  l’iter che ha portato alla beatificazionedi Don Pino, avvenuta nel 2013. In particolare è stato chiarito che la mafia lo ha ucciso in  odium fidei, che nel linguaggio canonico indica la ferocia del tiranno pagano o non credente nei confronti di chi coerentemente vive il Vangelo. La cultura mafiosa è disumana, antievangelica e contraria alla dignità della persona.

La vita di Don Pino Puglisi è una storia semplice, il suo martirio è stato insolito, ma la Congregazione delle Cause dei Santi ha dichiarato che è stato ucciso in quanto sacerdote del Signore.
Don Pino nasce a Palermo, nel quartiere di Brancaccio il 15 settembre 1937 e vi muore lo stesso giorno nel 1993. Pochi istanti prima di essere ucciso, sorride all’uomo che gli punta la pistola sulla nuca e sussurra: “Me l’aspettavo”. L’omicida dirà ai giudici che quell’espressione lo ha perseguitato tutte le notti. Il suo ministero presbiterale si distingue anche per l’impegno profuso verso l’educazione e la responsabilizzazione dei giovani. Sperimenterà anche forme pedagogiche innovative e fuori dalle righe. Diceva: “Amare per farsi amare, per farsi seguire. Il cuore dei giovani si chiude e si ribella alla fredda disciplina, ma si arrende e si apre alla benevolenza, alla bontà ed all’amore”. Nel 1970 don Pino Puglisi è Parroco a Godrano (PA) un piccolo centro di mille abitanti ove le vendette, le divisioni, le incomprensioni lasciavano sgomenti. Molti cuori hanno le porte chiuse? Egli decide di  tenere sempre aperte a tutti e in tutte le ore quelle della canonica! Organizza anche, nelle famiglie, in maniera capillare, incontri di preghiera e di meditazione della Parola di Dio. Nel 1978 la sua azione pastorale ricca di frutti è premiata: la Diocesi gli chiede di guidare il CentroVocazioni. Nel 1990 il Cardinale Salvatore Pappalardo gli affida un nuovo incarico: sarà il nuovo Parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio a Palermo.

Don Pino constata subito il degrado del luogo dove era nato: povertà economica e morale, religiosità distorta. Il suo vibrante ministero pastorale ben presto lo pone in rotta di collisione con i  cultori dell’illegalità e non tardano  le intimidazioni e le minacce fino a giungere alle percosse. Don Pino a Brancaccio – tra l’altro- apre il centro parrocchiale di accoglienza Padre Nostro. All’interno in una parete, balza all’ occhio una frase: Dio ci ama ma sempre tramite qualcuno. Qualche mese prima di morire, si rivolge ai mafiosi in maniera  accorata nel corso di un’omelia. Li invita al dialogo. Chiede anche i motivi che li spingono ad ostacolare chi cerca di educare i giovani al rispetto reciproco ed ai valori della convivenza civile.

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