“Finché c’è vita ci sono domande e noi non ci rassegniamo ad uno dei mali che attanaglia l’umanità e vogliamo interrogarci: perché la guerra?” Queste le parole di Mons. Luigi Renna sulla catechesi dedicata alla guerra con la quale ha dato inizio al ciclo di catechesi quaresimali che si terranno i prossimi mercoledì nella Basilica Cattedrale di Sant’Agata e trasmesse in steaming pagine social dedicate.

“Non vogliamo neppure rassegnarci davanti all’idea che esista una guerra giusta, una guerra ingiusta, una guerra di difesa, una guerra preventiva – continua l’arcivescovo durante la catechesi – Tutti aggettivi che in qualche modo cercano di attenuare il senso di quella parola. La guerra è sempre una sconfitta, un’inutile strage, un’avventura senza ritorno”.

Ci si è interrogati su quale potesse essere l’origine della guerra. Per giungere alla riflessione l’arcivescovo ha proposto la lettura del capitolo quarto del libro della Genesi, passo in cui emerge come il primo conflitto nasce nel cuore dell’uomo e diventa una violenza fratricida.

Infatti la storia di Caino e Abele ci parla della nascita della fraternità che però viene deturpata dall’invidia e dalla gelosia: “La radice della guerra, la discordia, la violenza sono come accovacciate alla nostra porta” afferma Renna “Il male, il peccato sono come accovacciati alla porta del nostro cuore e se noi li facciamo entrare tutto è finito. Questo però non è un destino ineluttabile, il peccato si può dominare”.

Quando teniamo lo sguardo basso come Caino, quando non riusciamo a dialogare con gli altri, ma nelle nostre parole c’è solo un sordo disprezzo, uno sterile rimprovero, una critica cattiva noi stiamo generando l’inizio della guerra nel nostro cuore che inevitabilmente contagerà anche il mondo che abbiamo intorno.

“Pensiamo al dramma che si consuma ogni volta che si uccide una persona. Soprattutto a quando si uccide una persona cara o che è stata cara, vediamo dilagare femminicidi, vediamo dilagare tante situazioni in cui la violenza si commette tra persone che si sono volute bene, come questi due fratelli. La violenza genera altra violenza. A volte il male è così banale che si insinua nelle nostre conversazioni, pensiamo agli odiatori sui social, gli haters”.

Quindi Perché la guerra? Perché l’uomo non riconosce suo fratello, perché lascia spazio a questo animale accovacciato alla sua porta. È necessario dunque deporre la violenza, imparare nuovamente a comprendere l’altro e creare dialoghi aperti, costruttori di pace.

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