Anche quest’anno, come ormai da tradizione, l’Arcivescovo di Catania, Mons. Renna, ha presenziato venerdì 8 marzo, all’ultima di tre incontri dedicati al tema della violenza sulle donne.

Gli incontri sono stati promossi e organizzati dal Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali e dal Circolo Femminile Sant’Agata col patrocinio dell’Arcidiocesi metropolita.

Il primo dei tre momenti si è svolto presso l’oratorio Giovanni Paolo II di Librino ed è stato curato dalla dott.ssa Sonia Mazzeppi, dirigente psicologa dell’ASP di Catania.

Il secondo incontro ha avuto luogo nella parrocchia San Giuseppe La Rena ed è stato guidato dalla dott.ssa Marisa Scavo, procuratrice aggiunta del Tribunale di Catania.

Il terzo ed ultimo incontro si è svolto nella chiesa Collegiata di Catania ed è stato aperto dalla Dott.ssa Mariella Aurite del direttivo CDAL e moderato dalla giornalista Adelaide Barbagallo. Il dibattito ha visto protagonisti Don Antonio Sapuppo, direttore della Studio Teologico San Paolo, la Dott.ssa Marisa Scavo e numerosi rappresentanti di associazioni antiviolenza femminili della diocesi e del territorio catanese. Infatti, se lo Stato tutela la donna in termini di diritti e vie legali è vero anche che spesso la lascia sola dopo la denuncia e l’allontanamento dalla casa coniugale. Solo l’opera caritativa di suore – come suor Rosalia delle Serve della Divina Provvidenza – e associazioni laicali accoglie, sostiene, recupera donne che altrimenti resterebbero schiacciate dalla loro stessa scelta.

La violenza di genere non colpisce soltanto i ceti sociali più bassi, ma agisce più subdolamente nei ceti sociali alti, dove le donne subiscono violenza economica, psicologica, e professionale. Evidenzia la dott.ssa Scavo che la violenza non è una malattia mentale, ma un comportamento che va fermato e corretto. Essa ha dei costi per lo stato, infatti il PIL aumenterebbe se tali costi venissero ridotti da una adeguata educazione di genere fin dall’infanzia e da un welfare state adeguato.

Le parole dell’Arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Renna, hanno chiuso il dibattito. Egli ci ricorda che un’antropologia veramente etica considera la donna non come una femmina né come il gentil sesso, ma semplicemente come donna. Ella ha pari dignità dell’uomo e si pone dinanzi a lui e lo guarda negli occhi. Gesù stesso ha posto al suo fianco diverse donne. I nostri costituenti sia cattolici che laici hanno tenuto conto della dignità della donna. La presenza delle donne nella costituente ha favorito questa forte affermazione di parità tra uomo e donna. Questo giorno, conclude Sua Eccellenza, sia il punto di partenza per diffondere l’antropologia etica soprattutto a supporto delle donne e degli uomini dei quartieri di frontiera, dove il bisogno è grande. Ci ricorda Mons. Renna che, mentre la condizione della donna è stata sempre subalterna, ciò che è cambiato è che oggi finalmente se ne parla apertamente e la Chiesa ha scelto di cambiare e di operare a tutela della donna e della sua pari dignità con l’uomo.

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