Giovani, Famiglia e Scuola si sono confrontati, lo scorso 19 aprile, sul tema “Costruiamo un futuro di speranza”. Una tavola rotonda sulla dispersione scolastica e le cause che la rendono ancora più allarmante tenutasi presso l’aula “Santo Mazzarino” del Monastero dei Benedettini, grazie all’accordo siglato tra l’Arcidiocesi e il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania. Ad organizzare l’incontro l’Ufficio diocesano per la Dispersione Scolastica in collaborazione con l’Ufficio della Pastorale Familiare, guidati rispettivamente dai direttori Prof.ssa Agata Pappalardo, Padre Salvatore Bucolo con Luca e Simona Bonifacio, e da Lidia Curcio, responsabile della Famiglia Ecclesiale Missione Chiesa Mondo.

Dopo i saluti del vicario generale Mons. Genchi, la Prof.ssa Giuseppina D’Addelfio, docente presso il Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche, dell’Esercizio Fisico e della Formazione dell’Università di Palermo, ha esaminato i bisogni e le caratteristiche dell’azione educativa di genitori ed insegnanti.

“L’attenzione della comunità che si prende cura del processo di crescita dei più piccoli – afferma la professoressa – è ciò che lega fra loro le generazioni attraverso il dono della gratitudine. In una società che produce ‘bisogni indotti’, i bambini e i giovani hanno difficoltà a scoprire il loro bisogno educativo di ‘essere riconosciuti’ attraverso la stima e l’affetto proprio del linguaggio materno, e la loro necessità di trovare un educatore responsabile che lasci loro anche la libertà di camminare da soli. Oggi più di ieri, ad essere carente è l’aspetto etico dell’azione educativa. Tutti siamo concentrati molto sull’affettività a differenza dell’adozione di coordinate etico-normative che guidavano le famiglie del passato nel processo educativo dei figli. Ecco, dunque, che si può ben parlare non solo di alunni a rischio dispersione, ma anche di ‘genitori ed insegnanti dispersi’, che sentono il bisogno di dialogare, di intessere relazioni e alleanze educative efficaci e responsabili. Tutto ciò richiede tempo, pazienza e attesa, nella consapevolezza che le relazioni familiari cambiano nel tempo, durante il quale dovrebbe avvenire il passaggio del testimone fra le generazioni”.

Un racconto a più voci nato dalle domande sulla qualità e l’efficacia dell’educazione in famiglia, a scuola, nella società. Portavoce delle richieste di ascolto dei giovani, stressati dai pregiudizi di adulti e coetanei e da una società che li vuole sempre protagonisti vincenti sono stati gli studenti del gruppo “Giovani Hub” dell’Istituto Professionale per l’Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera “Pestalozzi” di Catania.

Ma anche la famiglia, luogo naturale dove le difficoltà di apprendimento e i disagi psicologici che ne conseguono vengono sempre a galla senza alcuna intermediazione, lancia il suo grido di allarme dinanzi “al raglio dei propri figli”, per citare la favola di “Pinocchio”, e alle loro richieste di aiuto. Perfino la scuola denuncia la fatica di agganciare e accompagnare le famiglie fragili in cui si manifesta maggiormente il fenomeno della dispersione scolastica, la cui principale preoccupazione è quella di soddisfare i bisogni primari e non certo quella di far frequentare la scuola ai figli, che chiedono di essere accolti e amati in tutta la loro originalità, di fidarsi di quel terreno buono che c’è nel loro cuore, dove genitori ed insegnanti sono chiamati a piantare un seme di bene e di conoscenza e i cui frutti, forse, non vedranno mai sbocciare in tutta la loro bellezza nei tempi da loro stabiliti.

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