“Bisogna mettere insieme i saperi per fornire un servizio”, sostiene Laura Silvia Battaglia al-Jalal, che ha potuto ritirare fisicamente il premio 2023 del workshop internazionale “Il giornalismo che verrà”, la cui sesta edizione si è svolta presso Isola Catania (16-19 Maggio) e ha visto una maggioranza partecipativa al femminile.

L’evento conclusivo ha approfondito il tema dell’informazione a 360º, dall’IA al lavoro sul campo di cui si è fatta portavoce la reporter Battaglia, per poi approfondire, con la giornalista Annalisa Monfreda il progetto Rame.

 In collegamento da Londra Madhav Chinnappa, già direttore del News Ecosystem Development di Google, che ha attenzionato pro e contro dell’IA: “A riguardo, penso a due dimensioni: una positiva per l’aiuto ai giornalisti, l’IA puó rendere trascrizioni, traduzioni più semplici, peró mi preoccupo di chi potrebbe utilizzarlo”. E continua: “Io spero che si faccia un giuramento di Ippocrate per l’IA, il primo comandamento dovrebbe essere non fare cattiva informazione. Bisogna riacquistare la fiducia del lettore.”

 Laura Silvia Battaglia, intervistata dal direttore de La Sicilia Antonello Piraneo, ha raccontato la guerra Israele-Palestina fornendo la prospettiva attiva di chi ha lavorato sporcandosi le mani: “Le democrazie sono in crisi così come il giornalismo di oggi, ed è un campanello d’allarme per la nostra società e i pilastri su cui si fonda”. “Oggi – prosegue la Battaglia –  è molto difficile fare un giornalismo indipendente e onesto perché sei sottoposto a tante frizioni. E dire no ha un prezzo elevato.” A dimostrazione che oggi la misinformation è un fenomeno globale, le storie vengono spesso raccontate in maniera parziale, soprattutto quando si parla di certi conflitti.

“Quando è morta Maria Grazia Cutuli ho capito cosa volevo fare e soprattutto come lo volevo fare” conclude la reporter.

 Il premio di questa edizione è andato ad Annalisa Monfreda, fondatrice della piattaforma Rame, e già direttrice di Donna moderna, che propone di svelare il tabù donna-denaro. “L’educazione finanziaria – dice la Monfreda – è uno spazio incolto raccontato come non interessa alle donne o è troppo complicato per loro. Peró nella mia percezione quello spazio incolto faceva comodo, perché quando siamo consapevoli di certi temi, diventiamo critici su ciò che ci viene proposto”. E aggiunge: “La sfida era trovare un modo piacevole per questa narrazione che può scaturire vergogna. Siamo partiti con un podcast, il mezzo di comunicazione più intimo, e qui abbiamo raccontato storie attraverso le quali le persone si riconoscono e cominciano a comunicare, quindi ad apprendere.”

 In questa serata all’insegna del buon giornalismo si è trovato spazio anche per un momento musicale a cura di Musicainsieme Librino. Il workshop è stato frutto di un’unione tra enti pubblici e privati: Sicilian Post (diretto da Giorgio Romeo), Scuola superiore dell’Università di Catania, Accademia delle belle arti di Catania e Ordine dei giornalisti di Sicilia: “Questo mestiere ha bisogno di buoni maestri in grado di trasmettere la professione, – afferma il segretario dell’ordine dei giornalisti Daniele Ditta –. Il workshop è la prova che si puó fare formazione ad alto livello.”

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