Foto: Sicilian Post

“Il futuro non accade. Si costruisce”. Con questa consapevolezza si è aperta la settima edizione de “Il giornalismo che verrà – Festival del Giornalismo Mediterraneo”, svoltasi a Catania tra la Scuola Superiore dell’Università, il Monastero dei Benedettini, l’Anfiteatro romano di Piazza Stesicoro. Un appuntamento che ormai è diventato un punto di riferimento per chi immagina un’informazione più consapevole, etica e vicina alle persone. Due i momenti dell’evento: un workshop di formazione per i giovani e una conferenza internazionale di giornalismo con la partecipazione di 40 fra direttori e capiredattori di diverse testate internazionali.

L’avventura del Workshop con i maestri del giornalismo

La parte del Workshop ha visto trenta giovani, tra studenti universitari e neolaureati provenienti da tutta Italia, partecipare a un percorso formativo unico, che ha alternato lezioni teoriche e laboratori pratici. A guidarli, professionisti del calibro di Giovanni Zagni (Pagella Politica), Jeff Jarvis (Stony Brook University), Javier Moreno Barber (già direttore di El País), Guido Tiberga (coordinatore editoriale de “L’Unica”), Saja Mortada (Arab Fact-Checkers Network), e tanti altri, in un confronto aperto e generativo tra esperienze e visioni.

A promuovere il festival sono stati Sicilian Post e Pagella Politica, in collaborazione con la Scuola Superiore dell’Università di Catania, con il coordinamento del direttore del Sicilian Post, Giorgio Romeo, che ha voluto porre l’accento sull’accessibilità del sapere e sul valore della formazione gratuita: “Investire nei giovani significa investire in un giornalismo più giusto, più vero, più umano.”

Durante il percorso, ci si è interrogati su come ridurre il divario tra media e lettori, su come costruire modelli editoriali sostenibili e sull’impatto crescente dell’intelligenza artificiale. “Non dobbiamo subirla, ma capirla e usarla con spirito critico”, ha detto il sociologo Derrick de Kerckhove, intervenuto con una lezione sul “Capitale cognitivo digitale”. Il workshop ha rappresentato anche un momento prezioso di confronto tra realtà diverse, come ha sottolineato una delle partecipanti: “È raro trovare occasioni del genere, gratuite e così ben strutturate. Ci siamo sentiti parte di qualcosa che può davvero fare la differenza, per noi e per il futuro del giornalismo in Italia”.

Una Unconference per un manifesto sul giornalismo locale nel Mediterraneo

Il Festival si è concluso con una “Unconference” che si è svolta a Isola e al Monastero dei Benedettini, durante la quale è stato presentato un manifesto internazionale per il giornalismo locale. Tra gli ospiti, Richard Gingras (già vicepresident at News di Google), Lisa MacLeod (director di Financial Times Strategies) e Mehdi Lebouachera (global editor in chief Agence France Presse). Proprio Lebouachera ha ricordato: “Per essere creduti, bisogna essere presenti. Ogni parola ha un peso. Il giornalismo è contatto umano”. Un’esperienza intensa e necessaria, che ha unito generazioni e sguardi diversi nel nome di una professione che cambia, ma che resta essenziale per capire il mondo.“ In un tempo in cui l’informazione corre- dice ancora Lebouachera – il nostro compito è rallentare, approfondire, ascoltare. E restituire storie che abbiano valore”. A chiusura c’è stato l’intervento dell’Orchestra Musicainsieme a Librino “Un esempio perfetto – dice Giorgio Romeo – di come una comunità, generalmente marginalizzata, possa raccontare sé stessa in una chiave di resilienza e bellezza”. Il giornalismo che verrà, forse, è già cominciato.

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