di Nicola Coco

«Ho visto nel suo volto il sorriso della Misericordia»: sono queste le parole che Beroth riferendosi a Papa Francesco, mi ha condiviso per primo nell’immediatezza dell’evento. Assieme ad Andreas, Innocent e Dickson, Beroth sta continuando la sua formazione nel Seminario Interdiocesano “Regina Apostolorum” e presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania.
I quattro, provenienti dal Continente africano, sono diventati ormai parte integrante della comunità e del corpo studenti, e hanno portato una ventata di gioia e di multiculturalità che fin da subito ha fatto sperimentare seppur in piccolo quell’abbraccio di fraternità tra credenti di ogni parte del mondo che è pietra angolare dell’agire cristiano.

L’incontro col Papa visto con gli occhi dei nostri colleghi della Tanzania


Per molti di noi, l’udienza col Papa è stata una seconda occasione, dopo quella avvenuta nel giugno 2022, mentre per i quattro giovani tanzanesi si trattava di una novità assoluta e le aspettative erano naturalmente alte. Andreas trepidava di vedere Roma e la Basilica di San Pietro, luoghi che fino a quel momento aveva potuto solo ammirare dallo schermo di una TV e che ora finalmente poteva godere e sperimentare dal vivo ciò che fino a quel momento aveva solo percepito con lo sguardo.
Beroth desiderava di vedere Roma per sentirsi nel cuore della Chiesa, proprio lui ha voluto manifestarmi la sua emozione nel trovarsi in Vaticano insieme ad altre persone, uomini e donne, definendola come “esperienza di comunione di un popolo con al centro il successore di Pietro”.
Per Andreas l’attesa di questo incontro è stata tanta, quanta la curiosità e la trepidazione di conoscere Roma e incontrare il Papa. Dell’incontro mi condivide quanto l’abbia colpito la paternità di Francesco e la sua affabilità e quanto importante sia per lui mettere a frutto lo studio della Teologia nella fraternità, nella vita di ogni giorno e nell’accoglienza dei migranti e dei poveri.
Per Dickson, aldilà del significato di questa visita e della gioia provata nel camminare per le vie della Città Eterna a segnarlo è stato il contatto umano e visivo col Papa, l’avergli stretto la mano e il sentirsi ascoltato e accolto.

Innocent ha voluto condividere con me la sua esperienza usando una frase carica di significato. «Ho sentito profumo di santità e l’incontro col Papa è motivo ulteriore per me di crescere nella fede». Integrazione e fraternità
Infine Clovis altro fratello del Congo che si sta formando nel nostro Seminario, ha voluto esprimermi quanto lo abbia motivato la breve chiacchierata avuta con Francesco, che lo ha invitato ad evangelizzare anche la nostra terra.

È proprio sul tema della fraternità e dell’accoglienza che il Papa nel suo discorso ha voluto tracciare una rotta da seguire, con l’integrazione e la fraternità rivolte anche a chi ha un’altra fede, invitandoci tutti ad “abbondare” nella speranza senza lasciarsi andare a lamentele e rassegnazione.

Incontrare Papa Francesco è stata occasione per loro (e per tutti) di vivere un’ulteriore esperienza di fraternità e dialogo, le parole che il Papa ha rivolto a noi studenti e a tutti gli intervenuti sono state parole di incoraggiamento a continuare un cammino formativo che sia incisivo nella vita ecclesiale e sociale.
E’ il contatto umano, questa volta, che ha contraddistinto invece il mio incontro con il successore di Pietro, fatto di parole, gesti, sguardi. Pur nell’emozione dell’incontro anche io ho potuto sperimentarne la paternità e cogliere quanto importanti siano le parole ascoltate dal Papa, un richiamo alla speranza e al bisogno che la nostra terra ha di donne e uomini che «formino le nuove generazioni ad essere libere e trasparenti nella cura del bene comune, per debellare povertà antiche e nuove».

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